F1 | La Simtek di Roland Ratzenberger

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
30 Aprile 2024 - 09:00
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Esattamente 30 anni fa se ne andava Roland Ratzenberger. Ecco la storia di quel team, la Simtek, e di come si svolsero le settimane precedenti alla tragedia di Imola

La storia della Simtek in F1 è strettamente legata alla morte di Roland Ratzenberger, avvenuta esattamente 30 anni fa alla curva Villeneuve del circuito di Imola. Una tragedia che ha segnato l’intero team, rimasto operativo anche per la stagione 1995 fino alla chiusura definitiva. Nick Wirth, proprietario e progettista del team, all’inizio del 1994 mai avrebbe pensato ai mesi complicati che da lì a poco sia lui che l’intera F1 avrebbero dovuto passare.

Progettata a metà del 1993, la Simtek S941 avrebbe dovuto ospitare le sospensioni attive ma il cambio di regolamento messo in atto proprio in quei mesi costrinse Wirth e il suo team a rivedere il progetto. Molto bella ed elegante, con soluzioni comunque convenzionali, la nuova Simtek si apprestava ad affrontare il campionato del mondo 1994 con due incognite: quella tecnica, dovuta soprattutto al poco sviluppo della vettura, e quella legata ai piloti.

Se la presenza di David Brabham era garantita anche grazie al supporto diretto del padre Jack nel team, l’altro volante restava un punto di domanda. Il designato principale, il francese Jean-Marc Gounon, non rimase convinto dal progetto tecnico della squadra e decise di dare priorità al campionato francese di Superturismo, firmando per il team Oreca che gli avrebbe messo a disposizione una BMW. La scelta ricadde quindi sul 33enne austriaco Roland Ratzenberger, messo sotto contratto per le prime cinque gare del campionato.

Un pilota solido e valido, con un passato tra varie categorie di monoposto, e soprattutto tanta esperienza con i prototipi del campionato endurance, dove nel 1993 aveva conquistato la vittoria nella classe C2 nella prestigiosa 24h di Le Mans (quinto assoluto). Una gara che lo stesso Roland avrebbe dovuto affrontare anche nel 1994, con il team Sard-Toyota, insieme all’amico e compagno di tante gare Mauro Martini e ad un altro compianto, Jeff Krosnoff.

Il debutto nei test di Imola della S941 è migliore delle aspettative, nonostante il cambio sequenziale a comando manuale e il poco potente Ford HB versione 5, utilizzato l’anno precedente dalla Lotus. Inoltre la poca esperienza nella preparazione del set-up non permette ai piloti di estrapolare il massimo dalla nuova e bellissima monoposto, pronta ad accogliere lo sponsor della emittente televisiva MTV.

L’esordio nel mondiale nel Gran Premio del Brasile, prima prova del mondiale 1994, è più che dignitoso nonostante la mancata qualifica di Ratzenberger. L’austriaco, oltre a dover imparare il circuito, è anche particolarmente sfortunato: durante la seconda sessione di qualificazione lamenta un cattivo malfunzionamento degli ammortizzatori, che decide di far sostituire dalla squadra. Nel momento in cui decide di scendere di nuovo in pista, su Interlagos si scatena un temporale che non permette a Roland di qualificarsi, al contrario di David Brabham che si assicura la 26esima posizione sullo schieramento. Il team si dimostra più valido di quello che in tanti potessero pensare e la bandiera scacchi vista da Brabham in gara, nonostante l’ultima posizione, ne è la dimostrazione. I telai utilizzati dai due piloti sono l’S941-1 di Ratzenberger e l’S941-2 di Brabham.

Ad Aida, secondo appuntamento della stagione, entrambe le vetture ottengono la qualifica monopolizzando la penultima fila davanti alle due Pacific. Ratzenberger, dopo aver sbattuto al venerdì distruggendo la propria monoposto, al sabato riesce a qualificarsi anche se distanziato di oltre 1”5 da Brabham. L’incidente non viene preso bene da Wirth che, dopo le prove, dichiara che certe spese non sono sostenibili. In gara l’austriaco vede la bandiera a scacchi, la prima e unica nella sua storia in F1, grazie ad un ottima 11esima piazza anche se a cinque giri dal vincitore Michael Schumacher.

Si arriva quindi a Imola, in un mondiale che vede Ayrton Senna e la Williams in crisi e una Benetton con Schumacher dominatrice delle prime due gare stagionali. Le monoposto del 1994, nonostante il ban di tutta l’elettronica rispetto a quelle del 1993, si rivelano già più veloci ma anche molto più complicate da portare al limite. Le sospensioni tradizionali e i grandi diffusori posteriori, progettati per ritrovare il carico aerodinamico perso con le nuove regole, mettono i piloti in difficoltà e le macchine possono diventare imprevedibili all’improvviso.

Durante le qualifiche del sabato di sabato 30 aprile 1994, alla curva Villeneuve, Ratzenberger perde il controllo della sua Simtek tirando dritto e andando a sbattere contro il muretto esterno della curva a circa 314 km/h. La morte del povero Roland arriva sostanzialmente subito e le immagini di quel capo che sballonzola inerme all’interno dell’abitacolo distrutto fanno il giro del mondo.

Le conseguenze fisiche su Ratzenberger sono tremende: compressione toracica, frattura della base cranica e dissanguamento per lacerazione dell’aorta, tant’è che il sangue pulsava copioso dalla visiera del casco. Un messaggio cardiaco lo riporterà in vita prima dell’epilogo, tremendo e definitivo, qualche minuto dopo all’Ospedale Maggiore di Bologna. Uno shock terribile per tutti, con la F1 e tutto il mondo che assistono inermi alla tragedia dell’austriaco e con lo stesso Senna che si interroga sulla propria vita sportiva, fino a scegliere di continuare con gli esiti che sarebbero arrivati in modo drammatico 24 ore dopo.

Ratzenberger è andato a sbattere a causa di un problema al supporto dell’ala anteriore, probabilmente danneggiatosi su un cordolo nel corso del giro precedente alla Variante Alta. Un errore, una fatalità che ha messo fine ad un sogno che sarebbe sì durato cinque gare, ma che gli aveva comunque permesso di essere in griglia. Sarebbe partito anche per la gara di Imola, perché il tempo di 1’27”584 gli avrebbe permesso di schierarsi in penultima fila. Il venerdì aveva ceduto la sua S941 a Brabham, per permettere al compagno di squadra di ottenere un tempo valido dopo i problemi sulla sua monoposto.

Roland e Ayrton se ne sono andati 30 anni fa e oggi la F1 è ancora presente a Imola, pronta a ricordarli. Cosi diversi in pista ma così uniti in una tragedia che ancora oggi fa molto male.

Immagine copertina: Wikimedia Commons

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