Aggiornamenti che non funzionano, prestazione che non c’è. La Rossa torna ai fantasmi del passato
Dopo diciassette anni di promesse e aggiornamenti regolarmente poco funzionanti – eccezion fatta per quelli del 2023, va riconosciuto – era onestamente difficile credere nel guanto di sfida lanciato dalla Ferrari alla Red Bull in questo 2024. Gli entusiasmi in Italia sono sempre facili e il fatto che la Rossa fosse partita come seconda forza ad inizio stagione aveva dato il là alle fantasie dei tifosi e della stampa.
A metà stagione esatta sembra essere tornati nel tunnel senza fine degli aggiornamenti che non funzionano. Mentre McLaren e Mercedes si sono silenziosamente attaccate al treno della Red Bull – con meno enfasi e meno proclami da parte di tutti – la Rossa sta facendo progressivamente il gambero, iniziando a mancare il podio e anche gli accessi alla Q3.
Sono lontani i tempi di “Vasseur che cucina” e delle esaltazioni per la vittoria di Montecarlo che doveva riaprire il mondiale. E, come se non bastasse, non serve più nemmeno gufare o sperare in un problema che metta KO la Red Bull, perché ora di squadre davanti non ce n’è più una sola ma sono diventate tre. Si è visto una settimana fa in Austria.
Con i due aggiornamenti portati a Imola e Barcellona la SF-24 sembrava dovesse diventare l’antagonista dell’anno per Milton Keynes e, invece, si trova con una monoposto che, con un pacchetto va bene nel lento-medio e saltella nel veloce, mentre con l’altro va bene nel veloce ma non nel resto. Sembra di vedere Aldo che non riesce più a “scendere né salire” dalla scogliera, con una coperta corta che costringe a prove comparative durante le libere per capire qual è il male minore con il quale fustigarsi.
Era abbastanza chiaro che Silverstone sarebbe stata la terza cartina di tornasole dell’anno dopo Suzuka e Barcellona. E, con temperature fredde, le cose si sono messe anche peggio del previsto. Però, dopo 12 gare, ci si aspettava qualcosa di molto diverso viste le aspettative. Forse è il caso, quindi, di smetterla di cucinare, perché a tavola c’è già il dolce. Che più che dolce, in realtà, è un amaro inatteso al quale, da queste parti, si è da troppo tempo abituati.
Immagine di copertina: Media Ferrari
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