F1 | La battaglia solitaria di Felipe Massa per il titolo 2008. Le risibili difese FIA, un mondo che l’ha abbandonato e un’integrità mancante

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 31 Ottobre 2025 - 16:00
Tempo di lettura: 5 minuti
F1 | La battaglia solitaria di Felipe Massa per il titolo 2008. Le risibili difese FIA, un mondo che l’ha abbandonato e un’integrità mancante
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Iniziate le udienze per la causa intentata dal brasiliano, il quale chiede giustizia contro un mondo unito nel difendere il fortino

Sono iniziate in settimana, in quel di Londra, le udienze legate alla causa intentata da Felipe Massa per il famoso caso del “Crashgate” di Singapore 2008. L’ex pilota brasiliano chiede giustizia (e un risarcimento milionario) riguardo l’esito di quella gara e di quel titolo, perso per un punto a vantaggio di Lewis Hamilton nel finale thriller di Interlagos.

Massa si era rivolto ai legali ufficialmente dopo che Bernie Ecclestone, nel 2023, si era lasciato scappare di essere stato messo al corrente già durante quella stagione, insieme all’allora Presidente FIA, Max Mosley, della combine organizzata dalla Renault, gestita allora da Flavio Briatore con Pat Symonds al suo fianco, per mandare a muro Nelson Piquet Jr. favorendo la vittoria finale del suo compagno Fernando Alonso.

Nel pit stop, andato letteralmente a rotoli, successivo all’incidente, Massa (in testa alla gara fino a quel momento) sarebbe ripartito dalla piazzola col bocchettone della benzina strappato dal sistema di rifornimento e rimasto ancorato alla F2008 fino all’arrivo dei meccanici, in fondo alla pitlane; il 13° posto finale sarebbe stato determinante, in termini di punti non conquistati, per la perdita del titolo piloti in Brasile.

Dopo le dichiarazioni del 2023 dell’ex padre padrone della F1 e la seguente decisione di Massa di chiedere giustizia, il brasiliano è stato messo alla porta dal Paddock, un altro segnale chiaro in reazione alle sue intenzioni. Le difese di FIA e F1 riguardo i fatti di Singapore lasciano pensare tanto quanto quelle dell’autodifesa condotta durante i fatti di Suzuka 2014 con l’incidente tragico di Jules Bianchi.

I due enti sono allineati nel contestare a Massa gli errori svolti, dopo l’incidente di Piquet, durante il GP di Singapore stesso (quello del pit stop su tutti) e, in generale, nel corso della stagione 2008. La difesa, in buona sostanza, non ha impostato la sua strategia sul negare che le massime autorità sportive fossero a conoscenza di quanto successo, ma sull’incolpare per la perdita del mondiale Massa e la Ferrari per non essere stati all’altezza della McLaren e di Hamilton in termini di competitività.

Le motivazioni della Federazione lasciano il tempo che trovano, indipendentemente dagli errori commessi da Massa e dalla Ferrari nel corso del 2008 e i relativi punti persi: Malesia, Silverstone, Budapest su tutti. Il focus del brasiliano riguarda infatti un evento che, se gestito con rapidità ed integrità, avrebbe potuto portare alla cancellazione dei risultati dal GP in tempi rapidissimi, prima della fine del mondiale e prima della consegna del trofeo del Campione del Mondo, che sanciva la chiusura definitiva delle ostilità e l’archiviazione finale, diciamo così, delle classifiche iridate.

È importante citare, per un motivo particolare, le parole di Ecclestone: “Max (Mosley) ed io siamo stati informati durante la stagione 2008 di ciò che era accaduto nella gara di Singapore. Avevamo informazioni sufficienti per indagare su quanto successo, ma abbiamo scelto di non fare nulla in quel momento. Volevamo proteggere lo sport da un enorme scandalo”. Questo eventuale scandalo, è bene sottolineare, sarebbe scoppiato appena un anno dopo la Spy Story che aveva tramortito la stagione 2007, con la McLaren pizzicata a copiare progetti Ferrari tra fotocopie e email, multata per 100 milioni di dollari ed esclusa dalla classifica del mondiale costruttori.

La F1, dopo quanto successo appena 12 mesi prima, non poteva permettersi a livello di immagine un nuovo ciclone che avrebbe potuto minare l’integrità del mondiale; oltretutto per una gara, Singapore, ad una prima edizione rappresentante un appuntamento storico, in quanto il primo svoltosi in notturna sotto luce artificiale.

Interessanti sono anche le dichiarazioni dello stesso Massa: il quale, è stato riportato, al tempo aveva l’appoggio di Jean Todt, convinto che la manovra di Piquet fosse intenzionale. Nonostante questo, gli avvocati di Maranello avrebbero poi convinto il brasiliano a non agire immediatamente, con la consegna definitiva del titolo alla cerimonia di fine anno della FIA a chiudere tutti i giochi. Massa ha raccontato di aver posto domande dirette a Briatore e al suo connazionale Piquet Jr., ricevendo da quest’ultimo risposte che non lo avevano convinto. Ormai, era troppo tardi per agire.

Quello che è successo nei primi giorni di udienze non fa altro che confermare (ovviamente) come il binomio F1/FIA sia unito in difesa contro il pilota brasiliano, il quale si ritrova a combattere una battaglia senza alleati. La posizione del mondo F1 era però già deducibile, visti i ruoli attuali di alcune personalità del tempo: quello che allora era il Team Principal della Ferrari danneggiata da quell’episodio, Stefano Domenicali, è a capo dello sport come CEO e basterebbe questo.

Flavio Briatore, al tempo bannato per i fatti di Singapore e poi reintegrato, è attualmente in Alpine. Pat Symonds, a sua volta bannato e reintegrato insieme al suo ex Team Principal, ha poi lavorato anni per la stessa F1 ed ora è un uomo Cadillac. Bernie Ecclestone ha da poco compiuto 95 anni mentre l’allora presidente della FIA, Max Mosley, è mancato a maggio del 2021. Inutile sottolineare che la stessa Ferrari, virtualmente danneggiata da quell’episodio, non sta appoggiando Massa in questa causa.

Il brasiliano si ritrova quindi completamente solo in una battaglia apparentemente senza via d’uscita. Difficilissimo, praticamente impossibile, ottenere qualcosa dal punto di vista sportivo. Dopo Singapore si sono disputate altre tre gare (Giappone, Cina, Malesia) e sono state corse con i risultati di Marina Bay considerati validi, con tutte le conseguenze del caso. Solo una cancellazione immediata del risultato della prima gara notturna nella storia avrebbe potuto permettere al mondiale di proseguire in nome dell’integrità e della giustezza.

Il Mondiale, anche in caso di rimozione dei risultati di quella gara, sarebbe comunque potuto finire nelle mani di Hamilton: non è dato sapere cosa sarebbe successo anche con la cancellazione di Singapore e non può avere senso sportivo, oggi, togliere quel risultato e riscrivere le classifiche. Differente sarebbe stato il tutto nel caso in cui la gara di Marina Bay avesse rappresentato l’ultimo appuntamento della stagione.

Diversa è la questione morale: se dovesse essere confermato che, chi era a conoscenza dei fatti, non ha messo in atto alcuna azione per non macchiare la reputazione dello sport, il brasiliano potrebbe ottenere almeno un risarcimento corposo. Una piccola compensazione che accerterebbe, quanto meno, la mancanza di integrità sportiva dei personaggi coinvolti.

Diciassette anni dopo quei fatti è curioso notare quanto sia cambiato il mondo della F1. Massa si ritrova, oggi, a battagliare contro lo sport gestito dal suo ex Team Principal e con la sua ex squadra non al suo fianco. Verrebbe da dire “Ti piace perdere facile?” ma scopriremo in futuro cosa succederà. Di certo, restano le ombre su un episodio controverso e sul quale, evidentemente, più di una persona non l’ha raccontata giusta. E, almeno moralmente, dare torto al brasiliano appare oggettivamente difficile.

Immagine di copertina: Media Ansa

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