Il trentennale di Imola 1994 vede le tragedie di Senna e Ratzenberger come punta di un iceberg immenso
Il giorno del ricordo è passato. Il trentesimo anniversario della morte di Ayrton Senna è trascorso tra iniziative, eventi, ricordi in giro per il mondo e qualche dimenticanza non passata di certo inosservata.
Imola 1994, però, non è solo il ricordo di degli scomparsi Senna e Ratzenberger, non è solo 1° maggio, non è solo un momento per raccogliersi. È anche la possibilità di recuperare e ricordare come, quel maledetto weekend, abbia scardinato le convinzioni erroneamente assunte che la Formula 1 fosse uno sport sicuro da parte di chi la governava.
Come se, il fatto che da otto anni nessun pilota avesse perso la vita, unito a veri e propri miracoli nel corso delle ultime stagioni (anche al Tamburello tra 1987 e 1992), avesse ormai portato alla matematica certezza che mai più nessuno si sarebbe fatto del male oltre un certo limite. I vari incidenti, anche gravi, verificatisi dopo la scomparsa di Elio De Angelis nel 1986, non furono percepiti come avvisaglie ma come semplici intoppi di percorso.
Gli organi che comandavano il Circus arrivarono quindi ad ergersi ad un livello superiore, ignorando sia i segnali in arrivo che le preoccupazioni di chi, la F1, la portava avanti davvero in pista, i piloti.
Imola 1994 fu una dichiarazione al mondo che il sistema Formula 1 stava insieme, sostanzialmente, con lo spago. La concentrazione di eventi tragici di quel weekend fu un mix letale, che mise a nudo non solo le problematiche tecniche legate ai nuovi regolamenti introdotti nel 1994, ma anche quelle sportive, quelle gestionali e l’arroganza di chi stava al comando.
Questo senza dimenticare il filone legato al Processo Senna: 13 anni di indagini, sentenze, appelli, contro appelli e prescrizioni miste a centraline diventate inservibili, onboard tagliati, svariate decine di “non so, non ricordo” e di “normali oscillazioni per un volante” in fase di testimonianza, da parte di chi tutti gli anni si unisce al cordoglio senza provare un minimo di buon senso ed evitare di esternare dopo aver omesso.
Il giorno del ricordo è andato, ma è giusto anche tornare a quegli anni e ricordare – o raccontare per chi non c’era – cosa successe in quel periodo. Per questo, nelle prossime settimane, affronteremo diversi argomenti legati ad Imola 1994. Perché trent’anni sono tanti e sufficienti per tornare indietro a ricordare non solo Ayrton Senna e Roland Ratzenberger, ma il contesto all’interno del quale le loro tragedie si sono consumate.
Tra la Formula 1 di quei tempi e quella odierna ci sono sia similitudini che differenze abissali. Le critiche feroci al “Sistema” dopo le tragedie di Imola puntarono alla volontà di fare del puro spettacolo abbandonando la componente sportiva. Argomento molto in voga anche ai nostri giorni. Al tempo stesso, quel Circus era un ambiente molto più serio e concentrato su ciò che accadeva in pista rispetto ad oggi, dove le attività extra abitacolo sembrano diventate quasi più importanti di quello che succede quando si spengono i semafori.
L’importante, in ogni caso, è non dimenticare. Perché il passato serve per capire il presente e per guardare al futuro con occhi diversi.
Immagine: P300.it
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