Ripercorrendo la breve esperienza del neozelandese in Red Bull si colgono anche condizioni che, sicuramente, non hanno aiutato
Lo switch tra Liam Lawson e Yuki Tsunoda per il GP del Giappone è sicuramente destinato a scatenare polemiche per il poco tempo lasciato a disposizione del neozelandese da parte di Red Bull. Ora che i comunicati ufficiali sono arrivati, è tempo di riflettere un attimo su quanto successo con Lawson in queste sue poche settimane da pilota ufficiale al fianco di Max Verstappen. Un’esperienza nella quale Lawson non è stato capace di performare quanto richiesto, condizionata però anche da elementi di disturbo ed anche un po’ di sfortuna nel corso delle prime due gare del mondiale.
Partendo dai test in Bahrain di un mese fa, Lawson ha concluso con un tempo di sei decimi superiore a quello di Verstappen nella classifica finale. In generale, la tre giorni di Sakhir non ha allarmato oltre misura, anche se il neozelandese è stato fermato da un problema tecnico al secondo giorno, nel quale era il solo pilota a girare con la RB21; chilometri in meno che potevano fare comodo alla luce di come sono andate le cose successivamente.
È con l’inizio del mondiale che anche un po’ di sfortuna ha condizionato le prestazioni del neozelandese. A Melbourne, Lawson ha chiuso la FP1 a 8 decimi da Verstappen e la FP2 a 6 decimi. Il primo inghippo è arrivato in FP3, con un problema tecnico sulla RB21 che l’ha lasciato a piedi per tutta la sessione. Questo ha significato non poter provare i run di qualifica con le gomme soft e andare in Q1, praticamente, alla cieca. Le difficoltà si sono quindi moltiplicate con Lawson penultimo a un secondo da Verstappen e subito in fondo alla griglia.
La gara dell’Australia, con le condizioni miste di pioggia / asciutto, non ha permesso di sfruttare a pieno i chilometri percorsi per prendere confidenza con la RB21, oltre ad essere terminata a muro ma come, del resto, è successo a quasi tutti gli altri rookie. Hadjar non è neanche partito dopo essere andato a muro nella stessa curva all’inizio del giro di formazione; la gara di Jack Doohan è durata poche centinaia di metri, prima di perdere il posteriore e picchiare con la sua Alpine. Gabriel Bortoleto è invece andato a sbattere quasi in contemporanea con Lawson. Solo Antonelli e Bearman sono arrivati a fine gara.
In Cina, l’elemento di disturbo per Lawson è stato sicuramente il format Sprint, con una sola ora di prove libere a disposizione prima di andare in qualifica per la gara corta. Il tutto su una pista decisamente anomala, vista la riasfaltatura che ha colto di sorpresa team, piloti e la stessa Pirelli, costretta ad alzare le pressioni minime di 1 PSI tra venerdì e sabato. Nella SQ1 è arrivato il primo tracollo di Lawson, ultimo a otto decimi da Verstappen (2°) ed eliminato.
Nella Sprint del sabato il neozelandese si è parzialmente ripreso, giungendo 14° al traguardo e recuperando quindi sei posizioni rispetto all’ultima di partenza. Nella qualifica per la gara della domenica, invece, altro crollo, con Lawson ancora ultimo in Q1 a sette decimi dal tempo di Verstappen (4°) ed eliminato. La gara di Shanghai è finita al 16° posto, poi diventato 15° per la penalità di 10 secondi inflitta a Doohan e 12° con le tre squalifiche di Gasly, Leclerc e Hamilton. Una corsa difficile, chiusa ad oltre un minuto dal compagno di squadra e con tante difficoltà sottolineate anche via radio dallo stesso Lawson, consapevole di non aver potuto dare il massimo.
Riassumendo, i problemi in FP3 e il meteo dell’Australia, uniti al format Sprint della Cina, non hanno sicuramente dato una mano ad un Lawson già di suo in difficoltà nell’ottenere prestazioni con la RB21. Ora tocca a Yuki Tsunoda: il giapponese parte da un’esperienza maggiore in F1 e potrà, probabilmente, fare affidamento su un tris di gare iniziale senza Sprint e senza pioggia tra Giappone, Bahrain ed Arabia Saudita. Pertanto la sua posizione pare, apparentemente, in vantaggio rispetto a quanto affrontato da Lawson. Se sarà sufficiente ad offrire le prestazioni che Red Bull si attende da lui, lo scopriremo già nel weekend di Suzuka. Ma, se già la Q3 dovesse diventare un miraggio, l’aria a Milton Keynes diventerebbe pesante. Con un Verstappen non felice dello switch e più volte dichiaratamente convinto che il problema non sia nel secondo pilota. Staremo a vedere: noi così come Sergio Pérez che, dopo queste prime due garesi starà chiedendo a sua volta se fosse proprio tutta colpa sua.
Immagine di copertina: Media Red Bull
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