Il GP d’Europa 1999 al Nürburgring viene ricordato tuttora come una delle gare più folli nella storia della F1, vinta da Herbert su Trulli e Barrichello per l’unica vittoria del team di Jackie Stewart.
Tra la fine degli anni ’90 e gli anni 2000, il Gran Premio d’Europa è stato spesso teatro di gare rimaste impresse nella memoria degli appassionati di F1, i cui avvenimenti e protagonisti vengono ricordati tuttora nonostante il tanto tempo trascorso. Tra queste edizioni ricche di colpi di scena rientra sicuramente quella del 1999, ricordata ancora oggi tra le gare più folli mai avvenute nella storia di questo sport.
Il Gran Premio d’Europa 1999 va di scena al Nürburgring, ed è la terz’ultima gara di un campionato già di per sé molto acceso e memorabile per diversi avvenimenti, su tutti l’infortunio di Michael Schumacher alla gamba destra patito a Silverstone che lo costrinse a saltare il resto delle gare europee della stagione prima di tornare in pista nei due appuntamenti finali in Malesia e Giappone.
Nonostante l’uscita di scena del tedesco, a tre gare dal termine la lotta iridata è accesa: dopo l’incredibile errore che gli è costato il ritiro nel GP d’Italia, il Campione del mondo in carica Mika Hakkinen condivide la testa della classifica a 60 punti con Eddie Irvine, eretto a prima guida in casa Ferrari dopo l’infortunio di Schumi ed entrato pienamente nella corsa al titolo, grazie alle vittorie in Austria e Germania e ad una costanza di risultati migliore rispetto al pilota McLaren in quella parte del campionato. Pienamente in gioco anche il tedesco della Jordan Heinz-Harald Frentzen, protagonista della propria miglior stagione in carriera e capace di portarsi a -10 dalla coppia di testa vincendo a Monza, e David Coulthard con l’altra McLaren, quarto con 48 punti e a -12 dalla vetta.
Il weekend del Nürburgring inizia nel migliore dei modi per Frentzen, autore della pole position in 1:19.910 davanti alla coppia McLaren Coulthard-Hakkinen, attardati rispettivamente di oltre due e quattro decimi rispetto al pilota tedesco. Ottima prestazione di Ralf Schumacher, quarto con una Williams autrice di una stagione sottotono, mentre da dimenticare le qualifiche per le due Ferrari, con Irvine autore del nono tempo e Mika Salo, alla sua ultima gara al posto dell’infortunato Schumacher, solamente in 13° posizione a quasi un secondo e mezzo dal tempo della pole position.
Che questo Gran Premio d’Europa potesse essere una gara folle ce ne si accorge sin dal via: dopo aver percorso la prima variante, Damon Hill accusa un problema tecnico sulla propria Jordan ed è costretto a rallentare di colpo, Alexander Wurz se lo ritrova davanti e per evitarlo va a colpire Pedro Diniz, che ha la peggio iniziando un cappottamento, finendo sotto sopra con la propria Sauber nella via di fuga in erba. Il pilota brasiliano viene immediatamente aiutato dai commissari di gara e dallo staff medico ad uscire dalla propria vettura, risultando incredibilmente illeso per poi venir trasportato al centro medico in ambulanza. L’immagine della Sauber danneggiata mentre viene portata via è spaventosa e dà l’idea di come il roll bar abbia funzionato alla perfezione in questo incidente, nonostante la propria completa distruzione (che porterà a rivedere le regole dei test di sicurezza), salvando di fatto la vita del pilota brasiliano.
La Safety Car entra subito in pista per rimuovere le vetture incidentate. La gara riparte solamente al settimo giro, con Frentzen a condurre davanti alle McLaren di Hakkinen e Coulthard e ad un Ralf Schumacher capace di tenere il ritmo dei primi nelle fasi iniziali della gara, mentre nelle posizioni seguenti Irvine supera subito Olivier Panis e si porta subito all’attacco di Giancarlo Fisichella per la quinta posizione.
Al termine dell’11° giro Alex Zanardi viene a contatto con la Arrows di Pedro De la Rosa all’ultima curva nel corso di un duello che ha visto coinvolto anche Ricardo Zonta, bravo a rimanere fuori dal contatto tra i due. Nel contatto Zanardi ha la peggio, rimanendo fermo con la propria Williams sul tracciato e costretto al ritiro.
La bagarre tra Fisichella e Irvine si accende: il ferrarista, forte di un maggior ritmo, cerca in più occasioni un varco per avere la meglio del pilota della Benetton, protagonista di un ritmo nettamente più lento rispetto ai primi. La pressione dell’irlandese porta Fisichella all’errore, che al 17° giro mette due gomme sull’erba in uscita dalla Michelin Kurve, perde velocità e consente ad Irvine di superarlo e di portarsi in quinta posizione.
Al 18° giro arriva la pioggia, con Ralf Schumacher che cerca di approfittarne per attaccare Coulthard per la terza posizione, imbattendosi però nella difesa del pilota McLaren. Il duello si ripete nel giro successivo, con il tedesco che riesce a completare il sorpasso in fondo al rettilineo principale portandosi subito alle calcagna di Hakkinen. Il tutto con Frentzen che riesce a scappare via ed il peggioramento delle condizioni meteo, con l’aumento della pioggia che spinge Olivier Panis, Ricardo Zonta e Toranosuke Takagi ad azzardare un anticipato cambio gomme per montare gli pneumatici da bagnato.
La pioggia però inizia a farsi incessante nella parte finale del tracciato, tanto che Hakkinen e Mika Salo rientrano ai box per passare alle gomme da bagnato al termine del 20° giro; il pit-stop del pilota Ferrari, però, è molto più lungo del previsto (37,9 secondi!) che lo relega in fondo alla classifica.
Al 21° giro la Ferrari chiama ai box anche Irvine per il cambio gomme, dando vita ad una scena che ancora oggi fa discutere: all’arrivo della vettura #4, che via radio ha chiamato le coperture d’asciutto, sulla piazzola dei box manca la gomma posteriore destra, che sbuca solamente dopo molti secondi e con qualche tergiversazione del meccanico che vi era addetto prima di fissarla. Irvine riparte solamente dopo 28,2 secondi, sprofondando fino alla 13° posizione.
Ancora oggi c’è chi parla di “premeditazione” dietro questo episodio, con la Ferrari che avrebbe preferito che fosse Schumacher a riportare il titolo mondiale a Maranello anche per ripagare l’ingente investimento fatto sul pilota tedesco, mentre altri rimangono ancora increduli nel chiedersi come sia stato possibile un errore simile. La verità ancora non si sa (e forse non la sapremo mai), ma sicuramente quel pit-stop ha tolto ad Irvine la possibilità, dopo un promettente avvio di gara, di lottare almeno per il podio e di ottenere punti pesanti per alimentare le proprie speranze iridate.
Come spesso accade in quella zona dell’Eifel la pioggia smette di cadere subito, premiando così la scelta di chi non è rientrato ai box per montare le gomme da bagnato come fatto da Hakkinen, che all’inizio del 24° giro viene superato proprio da Irvine ed è costretto a rientrare ai box per tornare sulle gomme d’asciutto come fatto anche dagli altri piloti che hanno tentato l’azzardo delle gomme rain.
Nel frattempo, Frentzen continua a condurre la gara davanti a Ralf Schumacher e Coulthard, rientrati alle calcagna dell’alfiere Jordan; con Irvine ed Hakkinen fuori dai punti, la classifica iridata in quel momento vede Frentzen agguantare Hakkinen ed Irvine a quota 60 in testa al Mondiale, dando vita ad un ipotetico duello a tre in vista dell’ultima gara in Giappone.
Ralf Schumacher rientra ai box al termine del 27° giro, tornando in pista in quarta posizione e lasciando strada libera a Coulthard per la seconda posizione, che realizza il giro più veloce della gara avvicinandosi ulteriormente a Frentzen. Al 30° giro il tedesco va lungo alla Veedol Schikane, sbagliando la frenata e tagliando la chicane seguendo il percorso alternativo (quello usato dalle moto, ndr.), riuscendo però a rimanere davanti a Coulthard.
Frentzen e Coulthard rientrano ai box insieme al termine del 32° giro, seguiti da Fisichella qualche istante dopo. Frentzen rimane davanti al pilota della McLaren, ma pochi metri dopo esser uscito dalla pit lane rimane fermo lungo la pista, proprio in uscita dalla prima chicane, per via un problema tecnico sulla sua Jordan; il tedesco è costretto al ritiro in una gara condotta fin lì sin dal via, collezionando uno 0 che di fatto lo taglia fuori dalla lotta mondiale a due gare dal termine del campionato. “È fermo Frentzen!” esclama Gianfranco Mazzoni durante il commento della gara su Rai 1 ad evidenziare la crucialità del momento ma inconsapevole, però, che quella si tratterà di una lunga serie di disavventure ai vari leader della gara…
Dopo il ritiro di Frentzen la testa della corsa viene presa da Coulthard che, vedendo le difficoltà dei principali pretendenti al titolo, ha così una grande occasione per rientrare in gioco per il campionato. Il pilota della McLaren vanta un distacco di oltre sei secondi su Ralf Schumacher, attardato dopo aver anticipato il pit-stop, mentre la pioggia torna a farsi presente, stavolta nella parte centrale del tracciato: a farne subito le spese è Mika Salo, finito in testacoda ma riuscito poi a ripartire.
L’arrivo della pioggia spinge Johnny Herbert, Luca Badoer, Jarno Trulli e Jean Alesi a rientrare anticipatamente per passare alle gomme da bagnato, con il francese che però è costretto al ritiro proprio in uscita dalla pit lane. Coulthard e Ralf Schumacher, invece, continuano a girare con le gomme d’asciutto. Mossa che però sarà fatale per il pilota della McLaren, che al 38° giro finisce lungo alla Ford Kurve tanto da arrivare poi ad appoggiarsi al muro nonostante l’ampia via di fuga.
Un altro protagonista della gara è dunque costretto ad alzare bandiera bianca con Ralf Schumacher ad ereditare la leadership, avendo così la possibilità di ottenere la propria prima vittoria in carriera. Il tedesco comanda davanti a Fisichella e alle due Stewart di Herbert e Rubens Barrichello, quarto dopo aver effettuato il cambio gomme contemporaneamente al ritiro di Coulthard. Irvine si ritrova in settima posizione al momento di effettuare il proprio secondo pit-stop (41° giro) in cui passa alle gomme da bagnato, stavolta senza problemi e con tutte le quattro gomme pronte ad essere fissate. Irvine torna in pista al nono posto proprio davanti ad Hakkinen, decimo e doppiato.
Fisichella spinge per ricucire il gap da Schumacher, finendo però per perdere il controllo della propria Benetton alla RTL Kurve, in cui finisce sull’erba bagnata salvandosi dall’incidente con un gran controllo del mezzo, degno dei grandi piloti di rally; con questo inconveniente Fisico perde ben 9 secondi da Schumacher, favorendo a sua volta il ritorno di Herbert alle proprie calcagna. Ralf Schumacher rientra ai box al termine del 42° giro, rimanendo con coperture d’asciutto dopo la fine dello scroscio di pioggia precedente e scivolando in terza posizione alle spalle di Fisichella ed Herbert.
Mentre Takagi va a muro all’uscita dalla BIT Kurve, Ralf Schumacher si fa insidioso nei confronti di Herbert e cerca il sorpasso alla prima occasione utile, con il pilota Stewart che però riesce a difendersi prima di effettuare il pit-stop per tornare sulle gomme d’asciutto.
Fisichella continua a condurre la gara fin quando al 49° giro finisce in testacoda alla chicane veloce della RTL-Kurve e BIT-Kurve, non riuscendo stavolta a mantenere il controllo come fatto in precedenza, finendo lì la sua promettente gara. Il ritiro del pilota italiano consente a Ralf Schumacher di tornare in testa alla gara, ma pochi istanti dopo il pilota della Williams è vittima di una foratura alla gomma posteriore destra, che lo costringe ad andare lungo sulla ghiaia prima di rientrare ai box dopo aver percorso un intero giro in queste condizioni.
Dopo questa carambola di eliminazioni la leadership della gara passa nelle mani di Johnny Herbert con la Stewart, ma a sperare di ottenere un buon risultato non ci sono solo loro. A 15 giri dal termine, la classifica della gara vede Herbert in testa davanti a Trulli, Barrichello e Luca Badoer, quarto al volante della Minardi e con la possibilità di ottenere dei punti pesanti per sé e per la scuderia italiana.
La gioia di Badoer però si interrompe al 54° giro, costretto a parcheggiare all’ingresso della corsia box per la rottura del cambio sulla sua Minardi. Il pilota italiano si dispera e scoppia in lacrime dopo esser sceso dalla vettura, conscio che un’occasione come quella per ottenere un risultato del genere difficilmente ricapiterà.
Nel frattempo Barrichello recupera terreno su Trulli negli ultimi giri e nelle retrovie Hakkinen riesce a raggiungere Irvine tanto da ingaggiare un duello per la settima posizione al 58° giro, con il finlandese costretto a tagliare la Veedol Schikane. La bagarre tra i due assume significato dopo il ritiro di Villeneuve, valendo così la sesta posizione. Al 62° giro Hakkinen ci riprova sempre alla stessa curva, riuscendo stavolta ad avere la meglio sul pilota della Ferrari, che sbaglia la frenata tanto da finire lungo alla chicane, agguantando la sesta posizione che gli consegnerebbe un punto pesantissimo nella lotta iridata.
Davanti Barrichello riesce a completare l’inseguimento su Trulli, provando subito il sorpasso al termine del 61° giro. Il brasiliano non demorde e tenta più volte l’attacco sul pilota della Prost, imbattendosi però contro l’ottima difesa dell’italiano fino alla bandiera a scacchi.
In vetta Johnny Herbert non sbaglia nulla, andando così a vincere un pazzo Gran Premio d’Europa. Per l’inglese si tratta della terza ed ultima vittoria in carriera, tornando al successo dopo oltre quattro anni e consegnando al team di Jackie Stewart l’unica vittoria della sua avventura da proprietario dell’omonimo team, prima del passaggio di consegne con Jaguar dell’anno successivo dopo la vendita della struttura da parte dell’ex 3 volte campione del mondo al gruppo Ford.
Alle spalle di Herbert chiude Jarno Trulli, stoico nella difesa su Barrichello nel difendere la propria seconda posizione, con il brasiliano che deve accontentarsi del terzo posto finale ma che consente alla Stewart di portare, incredibilmente, entrambe le proprie vetture sul podio, l’ultimo per lui prima del passaggio alla Ferrari nel 2000.
Un rammaricato Ralf Schumacher chiude al quarto posto davanti ad Hakkinen, quinto dopo aver avuto la meglio al penultimo giro su Marc Gené, che completa la zona punti in sesta posizione regalando alla Minardi il primo punto stagionale interrompendo un digiuno oltre quattro anni, riscattando in parte la delusione patita in precedenza con il ritiro di Badoer.
Quanto ad Hakkinen, i due punti del quinto posto gli consentono di portarsi in testa al campionato con 62 punti contro i 60 di Irvine, settimo e ultimo tra i piloti arrivati a pieni giri, andando poi a vincere il suo secondo titolo mondiale nella conclusiva gara di Suzuka.
La stagione 1999 viene sicuramente ricordata come ricca di momenti salienti, con un’impensabile lotta al titolo e tanti colpi di scena, tanti dei quali avvenuti in quel folle pomeriggio del Nürburgring.
Immagine: Twitter / Formula 1
È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.