F1 | Il mistero delle “dieci macchine di distanza” in regime di Safety Car. Perché solo Gasly penalizzato ad Austin?

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
25 Ottobre 2022 - 10:00
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Ad Austin nuove polemiche per la penalità inflitta a Pierre Gasly in regime di Safety Car

Sembra ormai difficile archiviare un Gran Premio di F1 senza strascichi che si portano avanti tra una gara e l’altra. In attesa, ad esempio, di capire come andrà la controprotesta di Alpine per la penalità inflitta a Fernando Alonso nel dopo gara di Austin, c’è un altro episodio che merita di essere analizzato in particolare e nella globalità dell’argomento.

La penalità di cinque secondi inflitta a Pierre Gasly per non aver rispettato la distanza di 10 macchine tra sé e Lance Stroll durante il primo dei due periodi di Safety Car ha scatenato le ire di più appassionati perché l’evento è vicinissimo a quanto successo a Sergio Pérez a Singapore, dove le situazioni nelle quali il messicano della Red Bull si è trovato troppo distante dalla SC sono state valutare in modo diverso.

Per avere un minimo punto di riferimento, questi sono 40 metri di distanza tra Leclerc e Pérez. Ne mancano una quindicina per arrivare alla distanza di dieci macchine.

Questo è l’episodio per il quale Gasly è stato penalizzato di cinque secondi. Effettivamente la monoposto di Stroll è molto distante dall’AlphaTauri, quindi teoricamente una penalità potrebbe anche essere accettata. Quelli che seguono sono altri screen dello stesso range di tempo, con le monoposto che passano sul rettilineo di ritorno.

Come potete notare, in un momento preciso Verstappen si trova oltre le dieci macchine dalla Safety Car, ma anche Charles Leclerc e Lando Norris si trovano ben distanti dalle monoposto che li precedono. Non solo: abbiamo mostrato solo qualche esempio, ma dalle analisi di tutti gli onboard emerge che tutti i piloti, almeno una volta, si sono trovati a ben oltre 50 metri di distanza dalla monoposto che seguiva o dalla Safety Car, nel caso di Verstappen.

f1

Questo è Lewis Hamilton prima del tornantino. Se ripensate alla distanza di 40 metri della prima immagine, qui tra lui e Verstappen ce ne sono sicuramente molti di più. Potremmo pubblicare un fermo immagine per ogni pilota, ma per pulizia della pagina ne abbiamo pubblicati solo alcuni.

La prima stortura risiede nel fatto che solo Gasly è stato investigato e penalizzato per un’infrazione che hanno commesso bene o male tutti, per più o meno tempo. Ed è davvero difficile capire come mai i commissari si siano concentrati solo su di lui.

Anche nel caso in cui Gasly abbia ritardato troppo a ricongiungersi con le monoposto davanti a lui, il Regolamento Sportivo non indica delle eccezioni e non è preciso a riguardo. Genericamente l’articolo 55.7 indica che le monoposto devono accodarsi alla Safety Car lasciando tra loro non più dello spazio di dieci vetture.

Letto così l’interpretazione porta a pensare che questa condizione debba essere rispettata sempre, una volta che le vetture si sono compattate dietro la Safety Car. Se fosse così, dato che non ci sono indicazioni diverse, significa che tutti i piloti avrebbero dovuto ricevere una penalità di cinque secondi in coerenza con quanto fatto con Gasly, perché non sono indicati fasi più importanti o meno del regime di Safety Car (come il giro di rientro, ad esempio) in cui la regola deve essere rispettata alla lettera.

Come spesso succede, quindi, si va ad interpretazione. E l’interpretazione di regole non chiare può variare in base a chi queste deve farle rispettare, soprattutto se cambia il collegio dei commissari. Mentre a Singapore Pérez è stato prima ascoltato dai commissari a fine gara e poi:

– Richiamato con una reprimenda per il primo episodio
– Penalizzato di cinque secondi (inutili ai fini della classifica) per il secondo

con la Direzione Gara che nel frattempo aveva intimato al team di informare il suo pilota sul rispetto della distanza, Gasly è stato penalizzato direttamente in gara senza nemmeno essere ascoltato.

Parliamo di situazioni con elementi diversi. A Singapore la pista era umida ed era sera. Pérez era in testa alla gara, mentre Gasly era a centro gruppo in un GP diurno con visibilità massima a disposizione e pista asciutta. Eppure queste divergenze non dovrebbero essere determinanti (a patto che non si parli di condizioni estreme) quando si deve applicare con coerenza un regolamento.

Coerenza che dovrebbe diventare un caposaldo della gestione delle infrazioni e penalità in F1, anche se ormai sono diversi anni (sin dai tempi di Charlie Whiting) che si parla di questi argomenti. In questo caso possiamo sicuramente affermare che, sebbene sia sempre il collegio dei commissari a prendere decisioni di questo tipo e non il Direttore di Gara, il quale si occupa appunto di dirigere l’evento, è palese come il grande cambio all’interno della FIA dopo i fatti di Abu Dhabi 2021 non abbia portato i benefici sperati.

Anzi, se possibile, le cose sono anche peggiorate, viste le polemiche che si susseguono costantemente gara dopo gara e la decisione di mantenere Wittich per le ultime quattro gare senza più alternanza con Freitas.

Un segnale, questo, che la FIA deve tenere presente. È difficile accontentare tutti perché in ogni occasione controversa c’è sempre chi deve difendere i propri interessi, ma la coerenza delle decisioni è imprescindibile se si vuole mantenere integrità e credibilità. E, nel caso di Gasly, c’è sicuramente qualcosa che non torna. Ancora una volta.

Immagini: F1

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