F1 | Il caso Ferrari, le differenze in qualifica, il calo Mercedes

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
8 Novembre 2019 - 00:52
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Dapprima le accuse sull’utilizzo dell’olio, successivamente le richieste di chiarimenti della Red Bull alla Federazione sul flussometro e, infine, le dichiarazioni poco velate di Verstappen nel dopo Austin. La Ferrari è nell’occhio del ciclone per quanto riguarda le sue prestazioni soprattutto dopo la pausa estiva, quando la Rossa ha iniziato ad inanellare pole in fila vincendo tre gare, due con Charles Leclerc ed una con Sebastian Vettel.

Abbiamo così recuperato i dati riguardanti le qualifiche del 2018 e 2019 di Mercedes e Ferrari, soffermandoci sui tempi in Q3 ed andando ad analizzare le differenze dei tempi anno su anno dello stesso team e nel confronto tra i due. Il tutto è riportato nella seguente tabella, con i dati riportati in millesimi di secondo.

I DATI

Nella prima colonna è riportato il gap tra Ferrari e Mercedes nel 2018: prendendo come esempio Melbourne, la prima Ferrari ha rimediato in Q3 664 millesimi di distacco dalla prima Mercedes. Stessa cosa nella colonna successiva ma per il 2019, con i millesimi diventati 704.

Nella terza e quarta colonna sono indicate le differenze anno su anno di Mercedes e Ferrari. Nel 2019 la Mercedes a Melbourne ha girato 678 millesimi più veloce rispetto al 2018, mentre la Rossa ha fatto 638 millesimi meglio. 

Nella quinta ed ultima colonna è indicato il guadagno (o la perdita) tra i due anni della Rossa rispetto ai Campioni del mondo. A Melbourne la Ferrari ha perso, rispetto al 2018, 40 millesimi sulla Mercedes, in Bahrain ne ha guadagnati 158 e così via. In alcuni casi il confronto non è possibile. Nelle qualifiche dei GP d’Ungheria, Belgio e Giappone del 2018 si sono verificate condizioni d’asfalto bagnato. In Germania, nel 2019, entrambe le Ferrari sono state vittime di problemi tecnici e non hanno fatto segnare tempi in Q3.

SORPRESA FERRARI…

Come sappiamo la Ferrari è sotto osservazione da tempo, ovvero da quando al rientro delle vacanze estive si è trovata incredibilmente in posizione di superiorità dopo una prima metà di stagione dominata dalla Mercedes. In effetti la seconda colonna della nostra tabella presenta una situazione quasi a due facce. Da Melbourne a Budapest la Rossa ha sofferto più volte distacchi pesanti: 7 decimi in Australia, quasi nove in Spagna, otto a Montecarlo, sei e mezzo in Francia, quasi mezzo secondo in Ungheria. Da Spa-Francorchamps in poi l’inversione di tendenza. Considerato il valore della Power Unit Ferrari, già mostrato in Bahrain, Canada ed Austria, le aspettative per Belgio ed Italia erano alte e sono state, di fatto, rispettate. Ciò che non era atteso invece era un continuare della tendenza nelle gare successive: a Singapore, Sochi, Suzuka e Città del Messico la Ferrari si è trovata ancora davanti alla Mercedes.

… E CALO MERCEDES

L’aggiornamento portato sulla SF90 a Singapore che, tra le altre cose, ha ridato confidenza a Sebastian Vettel, è stato indicato come elemento fondamentale per questo recupero sui campioni in carica. C’è però una seconda verità, meno pubblicizzata, a spiegare gli exploit della Ferrari. Ovvero il rendimento proprio della W10 nel 2019 rispetto all’anno precedente. La terza colonna mostra le differenze tra la monoposto di questa stagione e la W09 del 2018. Se nella prima parte dell’anno la Mercedes ha migliorato pesantemente i suoi stessi tempi (tre volte oltre il secondo), dal Belgio in poi non c’è stata storia e, negli appuntamenti che abbiamo potuto confrontare, solo ad Austin è tornata a migliorarsi rispetto ad un anno fa. A Singapore la W10 è stata quasi quattro decimi più lenta della W09, in Russia ha peggiorato di sei decimi e mezzo ed in Messico ancora di quattro. La Ferrari, invece (quarta colonna) si è mantenuta più stabile continuando a migliorare i suoi tempi come fatto nel resto della stagione senza particolari picchi, eccezion fatta per il Paul Ricard dove c’è stato, però, un miglioramento netto da parte di tutti i team. 

Il grafico seguente mostra l’andamento delle qualifiche 2019 in modo visivamente più chiaro.

Fino al GP d’Ungheria la Mercedes ha avuto un vantaggio medio di poco più di tre decimi, mentre da Spa in poi è stata la Ferrari ad aver un margine di oltre due decimi e mezzo.

Le grandi differenze viste quindi da Spa-Francorchamps in poi, con la Rossa tornata – e poi restata – ai vertici dopo l’estate, sono dovute non solo ai miglioramenti Ferrari, rimasti stabili, quanto all’inaspettato calo Mercedes. I nove decimi e mezzo “recuperati” a Sochi dalla Ferrari, ad esempio, sono più frutto del peggioramento di sei decimi e mezzo dei Campioni sul 2018 che dei tre di miglioramento della Sf90 rispetto alla monoposto precedente. Gli otto decimi recuperati a Singapore sono, invece, equamente ripartiti: +385 millesimi Mercedes sul 2018, -411 Ferrari.

STRATEGIA?

Dopo il Gran Premio d’Ungheria entrambi i campionati erano di fatto chiusi a doppia mandata in favore di Mercedes, con vantaggi ormai tranquillizzanti in entrambe le classifiche. Analizzando ora i dati è facile supporre che, dopo aver dominato fino a Budapest, a Brackley si sia tirato il freno a mano o deciso di concentrarsi maggiormente sul 2020, con la certezza di avere ormai i titoli 2019 in tasca. Certamente si tratta di supposizioni sull’esclusiva base dei dati rilevati. Considerato però il momento dell’inversione di tendenza, ovvero una pausa estiva di un mese (con due settimane di fermo lavori), viene da chiedersi se non ci sia stata una strategia improntata allo spostamento delle risorse verso i progetti futuri, con la certezza di un “cuscino” in termini di vantaggio da poter centellinare nella seconda parte di stagione. Strategia che, fosse vera, sarebbe più che comprensibile e spiegherebbe più facilmente prestazioni sulle quali si addensano, invece, ombre da  diverse settimane.

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