F1 | Honda MF 351H: l’ultimo grido Lotus

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
17 Maggio 2021 - 15:00
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Monza 1994 è stata l’ultima chiamata della Lotus, che a fine stagione avrebbe chiuso i battenti dopo anni leggendari e rivoluzionari che hanno cambiato la F1.

Una gara che avrebbe potuto, con il senno di poi, salvare anche il team, se Eddie Irvine con la Jordan non avesse centrato in partenza il malcapitato Johnny Herbert mettendo fine alla gara dell’inglese a causa della rottura della sospensione anteriore destra.

In quel weekend la 109 di Herbert era spinta da una nuova unità arrivata direttamente dal Giappone (via Silverstone, dopo un breve test) del motore Mugen-Honda che in quel 1994 supportò la Lotus con scarsi risultati (dovuti soprattutto al telaio della 109). Il motore, denominato MF 351H, era in esclusiva per Herbert mentre la Lotus di Alessandro Zanardi era equipaggiata con la vecchia unità.

Già dalle prime prove libere il V10 della vettura #12 dimostrò tutta la sua incredibile competitività. Il pilota britannico conquistò un incredibile quarto posto in qualifica, totalmente impronosticabile da tutti alla vigilia della gara monzese. Herbert staccò un formidabile 1’24″374, staccato di appena cinque decimi dalla prima fila monopolizzata dalla Ferrari e a meno di due da Damon Hill con la Williams-Renault. Impressionante anche la velocità massima del motore durante le qualifiche del sabato:

Gerhard Berger 330.300 km/h
Jean Alesi 327.300 km/h
Johnny Herbert 325.300 km/h
Ukyo Katayama 324.300 km/h
Damon Hill 323.400 km/h

Il motore venne progettato direttamente da Honda nella propria factory sotto il progetto dell’ingegnere Hiroshi Shirai. Questo era di fatto una sorta di “test” per un eventuale rientro ufficiale del colosso giapponese in F1, poi non avvenuto negli anni immediatamente successivi al 1994.

Del nuovo propulsore vennero portati quattro esemplari, riservati in esclusiva a Herbert, e rispetto alla versione Mugen questa unità godeva di caratteristiche nettamente migliorate: una potenza di 780 cavalli a 14.000 giri e una curva di utilizzo, soprattutto ai bassi regimi, molto ampia. Inoltre, i 16 chili in meno rispetto al Mugen ebbero un effetto molto positivo nel telaio piuttosto scadente della 109.

La gara purtroppo si concluse alla prima chicane del tracciato di Monza con un grande rammarico da parte di Johnny Herbert, che subito le qualifiche dichiarò di puntare senza mezze misure alla vittoria.

P300.it ha avuto il piacere di fare qualche domanda a Clive Lawrance, collaboratore Honda di quel periodo, che ci ha raccontato qualcosa di più di quel “leggendario” motore V10.

Il 1994 è stato l’ultimo anno della Lotus in F1, ricordi la partnership con la Mugen-Honda?
Assolutamente sì, credo che la partnership avesse grande potenziale anche per il futuro e l’aiuto della Mugen, con uomini e mezzi, verso la Lotus è stato importante. Un peccato, comunque, per come è finita”

Per quanta riguarda il V10 Honda di Monza cosa ci puoi dire?
“Il motore è stato sviluppato a Langley con la costruzione e i test intrapresi dalla fabbrica e con il supporto della Mugen-Honda in Giappone. Honda, anche se ritirata ufficialmente dalla F1, lavorò tantissimo dietro le quinte per lo sviluppo del motore.”

Quindi il motore è stato sviluppato da entrambe?
“Lo sviluppo del V10 è stato principalmente un’innovazione del Mugen, ma sostenuto da Honda. Non si poteva sempre vedere la linea di demarcazione tra le due compagnie. Detto questo il lavoro fu incredibile”.

Herbert disse che avrebbe potuto vincere, credi fosse un risultato possibile?
“Non ho dubbi che se Herbert non fosse stato eliminato dalla Jordan guidata da Irvine, la storia della Lotus sarebbe potuta essere diversa. Herbert sarebbe sicuramente salito sul podio. Il nuovo motore Mugen-Honda era superbo e pieno di potenza. Si è adattato bene con il telaio. L’intensità del lavoro che Mugen e Lotus hanno insieme a Honda è stato buttato in un momento con quell’incidente, peccato”.

Immagine: WikiCommons

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