F1 | GP Spagna 2013: l’ultima perla dell’asturiano

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
10 Maggio 2020 - 12:12
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Se c’è un pilota che a cavallo delle ultime due generazioni ha fatto discutere sia per il suo innegabile valore che per le sue dichiarazioni, questo è sicuramente Fernando Alonso. Due volte iridato con la Renault nel 2005 e nel 2006, l’asturiano ha avuto l’onere e l’onore di combattere per il titolo iridato sia con i più grandi talenti della sua epoca, quali Raikkonen, Vettel o Hamilton, sia quello di battere, in uno scontro tiratissimo per il campionato del 2006, sua maestà Michael Schumacher sulla Ferrari. Alonso ha molte definizioni, ma quella che è più onesta e neutrale è sicuramente la parola “fenomeno”.

Inutile dire come il popolo spagnolo, che nella Formula 1 non ha molte altre star da tifare al contrario della MotoGP per esempio, sia tutto per lui, specie quando Alonso corre nella sua Spagna, a Barcellona solitamente, facendo arrivare molti dei suoi tifosi da Oviedo e dalle Asturie, città e regione nelle quali è nato.

Vincere in casa è, per tutti, qualcosa di molto speciale, e rivincere ha forse un sapore ancora migliore. Alonso, in merito al Gran Premio di Spagna, ne sa qualcosa poiché ci ha vinto nel 2006, arrivando vicino alla doppietta anche in qualche altra occasione. Non sempre però il GP di casa gli è stato favorevole: nel 2007 il contatto con Massa l’ha relegato al terzo posto, nel biennio 2008-2009 una scadente Renault non l’ha aiutato, e negli anni 2011 e 2012 si è passati dall’essere doppiati dal vincitore al perdere la gara contro Pastor Maldonado e la Williams.

Il campionato mondiale 2013 pare una vera e propria lotteria nelle prime fasi, quasi quanto quello precedente. Se già nel 2012 le gomme Pirelli, appositamente studiate più per creare spettacolo che per la prestazione pura, erano state l’elemento essenziale nel decidere vincitori e sconfitti di alcune gare, nel 2013 si toccano livelli d’incertezza (e a tratti d’imbarazzo) anormali nell’epoca del gommista italiano. Barcellona, in tal senso, rappresenta una delle sfide più difficili per distacco, tra lunghi curvoni, forti frenate e temperature spesso infernali.

Il mondiale sembra essere una questione fra tre piloti: Sebastian Vettel su Red Bull, Kimi Raikkonen su Lotus e appunto Alonso con la Ferrari. La vettura di Enstone, la Lotus E21 motorizzata Renault, sembrava nata sotto ottimi auspici e pareva anche la vettura meglio capace di sfruttare le nuove gomme Pirelli, più morbide e anche più “fragili”; dall’altra parte Red Bull rimaneva una garanzia col proprio campione del mondo fresco del terzo titolo, mentre la Ferrari aveva finalmente sfornato un modello, la F138, apparentemente capace di giocarsela ad armi pari. Alonso aveva però accumulato un ritardo in classifica di 30 punti, a causa di un’amara gara del Bahrain per un problema al DRS e del ritiro di Sepang per la rottura dell’ala anteriore.

Un’altra forza in campionato che stava risalendo la china dopo anni difficili era la Mercedes, forte ora della coppia Nico Rosberg-Lewis Hamilton. La W04, quarto modello di vettura come dice la sigla, era migliorata molto sul piano della prestazione pura, ma soffriva ancora del cronico problema del consumo delle gomme, specie quelle posteriori. Nonostante questo, le Mercedes si dimostrano molto veloci in qualifica e, nella Q3 di Barcellona, Nico Rosberg mette a segno la sua terza pole in carriera, col compagno Hamilton al suo fianco (in termini statistici, è la sesta prima fila tutta d’argento). I tre contendenti al titolo sono subito dietro, con Vettel e Raikkonen a occupare la seconda fila e Alonso in terza, al fianco del compagno Felipe Massa (poi penalizzato per una sostituzione del cambio). Annaspano invece le McLaren, con Sergio Pérez nono e Jenson Button addirittura 14°.

Allo start della gara le due Mercedes non partono benissimo, con Rosberg che riesce a mantenere la prima posizione per il rotto della cuffia e Hamilton che invece viene bruciato da Vettel. Alle loro spalle, è subito Alonso che dà spettacolo davanti al proprio pubblico: il #3 della Ferrari prima passa d’incrocio Raikkonen alla prima esse, per poi superare all’esterno il suo ex-rivale inglese. Da qui in poi, inizierà il calvario per il pilota Mercedes, superato in pochi giri da diversi piloti quali Raikkonen e Massa.

L’altra Mercedes, quella di Rosberg, riesce a tenere botta almeno fino alla prima tornata di pitstop, intorno al decimo giro; il figlio d’arte rientra in testa davanti ai duellanti Vettel-Alonso, che intanto si sono scambiati di posizione durante il girone delle soste. Il ferrarista appare all’attacco e difatti, alla conclusione del dodicesimo giro, Alonso sfrutta il DRS per mettersi davanti a tutti.

Se la gara degli altri avversari principali è tutta di gestione e strategia, quella di “Nando” è all’attacco, incurante della tenuta delle gomme quasi irrisoria su questa pista. Alonso opta per le quattro soste, al contrario di Raikkonen che si fermerà solo tre volte, ma il gap creatosi durante i vari stint gli basterà per concludere la gara in testa e con circa dieci secondi di vantaggio. Alle sue spalle, nella lotta per il mondiale, Vettel giunge solo quarto dopo aver subito gli attacchi di Raikkonen e Massa, con quest’ultimo terzo e che conclude una gran giornata per il Cavallino Rampante. Sprofondate le Mercedes, col poleman Rosberg sesto a un minuto e Hamilton addirittura 12° a un giro, persino costretto a battagliare con la Williams di Maldonado per quanto fosse necessario gestire le gomme.

Quel successo pareva essere il giusto avvio per la stagione europea della “Rossa” di Maranello. E invece, le cose sarebbero andate diversamente, con Vettel e la Red Bull che, nel corso dell’anno, sarebbero diventati dei veri e propri schiacciasassi fino a raggiungere il quarto titolo mondiale consecutivo. Di certo, quello che nessuno si aspettava è che quella vittoria di Alonso a Barcellona, datata 12 maggio 2013, sarebbe stata il suo ultimo sigillo in carriera nel mondo della F1.

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