L’olandese compie probabilmente l’impresa migliore della sua carriera. E ora il titolo è ad un passo
Diviene sinceramente difficile, se non addirittura impossibile, cercare anche un singolo aggettivo che possa definire l’impresa che Max Verstappen ha portato a termine nel corso del GP di San Paolo 2024 di domenica. Il primo a cui molti hanno pensato è, sicuramente, leggendaria. Qualcosa che entra in un immaginario collettivo amplissimo, nelle memorie di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di ammirarla con i propri occhi, in un libro di storia le cui pagine sono ora arricchite da un evento in più.
Lo scenario è stato il migliore possibile: dal circuito, uno dei più iconici dell’intera Formula Uno come quello di Interlagos, spesso capace di regalare ai tifosi gare spettacolari e movimentate, al meteo, con la pioggia battente determinata a compiere una ristretta e rigidissima selezione tra coloro che avrebbero avuto le qualità e il coraggio per vincerla e coloro che, invece, si sarebbero dovuti arrendere alle sue insidie. Non è complicato immaginare a quale delle due appartenga l’asso olandese.
Il primo elemento da considerare nell’analisi della corsa di Verstappen è senza dubbio la partenza. Prima dello scatto in sé, però, c’è un altro dettaglio che ci dimostra, nuovamente, quanto il numero 1 di casa Red Bull sia assolutamente impeccabile dal punto di vista delle nozioni puramente sportive e regolamentari. Al segnale di “Aborted start”, al seguito del ritiro “speciale” di Lance Stroll nel primo giro di ricognizione, il poleman Lando Norris decide di effettuare, pur senza indicazione della direzione gara, un ulteriore giro di formazione, di fatto portandosi dietro Russell, Tsunoda e Lawson poi seguiti dagli altri piloti.
Max è uno dei pochissimi, dalla sua 17esima piazza, a notare come l’azione di alcuni suoi colleghi sia del tutto errata e non conforme al regolamento. Nel team radio con Giampiero Lambiase, che gli consiglia anche di spegnere la macchina (come da procedura con Aborted Start), Verstappen fa notare che mancano le luci verdi necessarie a dare il via alle monoposto. Nonostante il momento tutt’altro che semplice, tra condizioni che sarebbero diventate proibitive di lì a poco e una casella di partenza non certo ideale, il tre volte iridato ha saputo ugualmente leggere la situazione intorno a lui alla perfezione. Cosa non scontata, visto l’operato di gran parte dei suoi rivali.
Successivamente, la progressione del fuoriclasse olandese si mostra subito ottimale. Dopo uno stacco frizione ben eseguito, Verstappen si porta sulla linea più esterna della chicane intitolata ad Ayrton Senna, senza rischiare nulla alla prima frenata, per poi fornire una replica di quanto già ammirato nel 2016 in curva 3, o meglio chiamata Curva Do Sol. Con Franco Colapinto e Valtteri Bottas al suo interno, il nativo di Hasselt non ci pensa due volte ad allargarsi, tenere giù il piede e sfilarli entrambi alla loro destra, cogliendoli di sorpresa e arrivando quasi a sopravanzare anche Lewis Hamilton poco più avanti.
Se otto anni fa la medesima manovra (che aveva stupito tutti) era stata compiuta su una singola vettura (quella di Nico Rosberg), per di più in fase di ripartenza e dunque con meno monoposto nelle sue vicinanze, Max stavolta ha messo in pratica una versione ancora più spettacolare di quel sorpasso. E qui, c’è da ammetterlo, poco conta la qualità degli avversari sopravanzati, bensì il modo nel quale questo capolavoro ha preso vita.
Dalle prodezze messe in atto fin dalle prime battute, si è capito che l’avanzata di Verstappen sarebbe stata dirompente. Solo nel corso del primo giro, oltre ai già citati, Verstappen sopravanza il compagno di squadra Sergio Pérez, Oliver Bearman e Nico Hulkenberg con le Haas.
All’inizio del secondo giro, da lontanissimo, Verstappen si infila all’interno di sua maestà Lewis Hamilton, passandolo senza appello e togliendosi subito di dosso un ostacolo di alto livello.
Ancora da lontano è il sorpasso che arriva su Pierre Gasly, importante in ottica finale visto che olandese e francese hanno poi condiviso il podio. Più agevole, invece, il passaggio su Fernando Alonso un giro dopo.
Un’altra perla è il sorpasso su Oscar Piastri: l’australiano della McLaren è lontanissimo alla frenata della S di Senna, ma questo non impedisce a Verstappen di lanciarsi comunque all’interno (ricordando che sul bagnato il DRS non è attivabile) non lasciando scampo al #81. Altro tassello importante per la gara.
Il sorpasso su Liam Lawson, per la sesta posizione, è sicuramente il più facile, abbastanza agevolato dal compagno di casa Red Bull. Tutt’altra storia con Charles Leclerc, l’unico pilota in tutta la gara capace di negare il sorpasso all’olandese, dimostrando ancora una volta di essere l’avversario più temibile in questo momento per il tre volte iridato.
Da qui Verstappen, dopo lo strappo iniziale, si mette in attesa degli eventi dopo aver recuperato 11 posizioni in 11 giri. Con il mongeasco della Ferrari il primo a fermarsi all’inizio del 24° passaggio, l’olandese risale in quinta piazza mettendosi alle spalle di Esteban Ocon.
Con la pioggia in aumento, ecco un altro momento clou che coincide col pizzico di fortuna che aiuta gli audaci. Richiamati ai box Norris (dopo un paio di sue richieste) e Russell (malvolentieri), tra i primi Ocon, Verstappen e Gasly rimangono in pista in condizioni meteo precarie, giocandosi il jolly.
La Safety Car entra in pista per neutralizzare la gara su una pista allagata, ma la bandiera rossa non viene evitata quando Franco Colapinto disintegra, per la seconda volta in giornata dopo le qualifiche, la sua Williams.
Si riparte dopo la bandiera rossa ma poco dopo è ancora Bernd Maylander a scendere in pista, quando Carlos Sainz va a sbattere, a sua volta, per la seconda volta in giornata chiudendo in anticipo il suo GP.
È a questo punto che Verstappen decide di giocarsi il tutto per tutto. Alla ripartenza, nonostante i venti metri che lo separano da Ocon, l’olandese infila un’altra staccata da prodigio e si infila all’interno dell’Alpine del francese; forse cogliendolo di sorpresa, come successo con i colleghi in precedenza, ma quanto basta per portarsi in testa alla corsa. Obiettivo – forse impensabile – raggiunto.
Da qui, inizia un’altra gara. Prendendo in esame i giri dal 44esimo all’ultimo, ovvero la fascia nella quale l’olandese si è ritrovato a girare in aria pulita, si può ben notare come soltanto due volte su 26 il suo tempo sia stato superiore all’1:23. Ancora più incredibile è il costante miglioramento dall’1:22 basso (giro 48) fino alla barriera dell’1:20, sfondata alla 65esima tornata. Una costanza di tempi, con uno scostamento di pochi decimi, buoni per un run sull’asciutto più che per uno stint sul bagnato. Il capolavoro è poi l’1:20.472 al terzultimo giro, nel corso del quale Norris fa segnare nel frattempo il secondo tempo più veloce della corsa. Il delta tra il giro dell’inglese e quello di Verstappen? Un secondo e quarantacinque millesimi: un’eternità, se si considera che stiamo parlando di parità di condizioni e, forse, anche di una differenza a favore del britannico in termini di mezzo a disposizione.
Il report dei giri più veloci è chiarissimo. Un secondo tra Verstappen e Norris, mentre tra uno e due secondi ci sono ben dodici piloti. A dimostrazione, ancora una volta, della prova di forza del campione del mondo in carica che, con questa gara, ha praticamente sigillato il quarto titolo contro ogni pronostico.
E, se è pur vero che la bandiera rossa, causata dall’incidente di Colapinto in regime di Safety Car, ha permesso al Campione in carica di effettuare la propria sosta senza perdere il minimo tempo, è altrettanto vero che il ritmo espresso nell’ultimo terzo di Gran Premio sia stato inavvicinabile per chiunque, mettendo 23 secondi tra sé e il primo pilota tra quelli che si sono fermati prima dell’interruzione, ovvero George Russell; la sosta dell’inglese era stata calcolata in 25 secondi. Tempo praticamente recuperato di solo passo in un terzo di GP.
Se non bastasse tutto questo a far capire quanto la gara del #1 sia stata impressionante, ci sono anche altre statistiche che rappresentano la portata della corsa di Interlagos. Verstappen è il primo pilota a conseguire una vittoria da dieci caselle differenti sulla griglia di partenza tra le sue 62 totali: 32 dalla Pole, 13 dalla seconda, 6 dalla terza, 4 dalla quarta, 2 dalla sesta e una scattando dalla settima, dalla nona, dalla decima, dalla quattordicesima e, da domenica, anche dalla diciassettesima. Inoltre, solo cinque volte prima di domenica un pilota aveva vinto un GP dalla 17a posizione in giù. L’ultimo dalla stessa casella era stato Kimi Raikkonen nel GP del Giappone 2005.
È comunque ingiusto dire che fosse obbligatorio aspettarsi una vittoria da parte del nativo di Hasselt, data la quantità di posizioni da recuperare in gara e le difficili condizioni nelle quali Interlagos si è ritrovata tra sabato e domenica. Proprio quelle condizioni, però, hanno permesso a Verstappen di impartire un’emozionante, stupenda e perfetta lezione di guida sul bagnato a tutti i presenti, dagli appassionati accorsi numerosi sulle tribune ai colleghi in pista.
Alcuni di essi, come Lewis Hamilton, Fernando Alonso e Nico Hulkenberg, hanno fatto le congratulazioni a Max sotto il post pubblicato da quest’ultimo sul suo profilo Instagram; altri, come Charles Leclerc, hanno apertamente ammesso la sua superiorità nel corso della gara: “Oggi, più che la Red Bull, a fare la differenza è stato Max“, ha dichiarato il monegasco durante le interviste di rito. Proprio Leclerc è stato il solo contro il quale Verstappen abbia incontrato un minimo di resistenza in più.
Questa volta, il piccolo duello lo ha portato a casa l’alfiere del Cavallino, i quali meriti sono stati riconosciuti nel retro podio dallo stesso Campione del Mondo: “Qui la mia rimonta si è fermata“, raccontava ad Esteban Ocon e Pierre Gasly prima dei festeggiamenti con lo champagne, “perché ho incontrato Charles, che ha guidato piuttosto bene“. Com’è ben noto, è raro che il talento non riconosca i suoi simili.
Il titolo, ora, è davvero ad un passo. A Verstappen basterà uscire da Las Vegas con 60 punti di vantaggio su Norris per laurearsi Campione del Mondo per la quarta volta consecutiva, come successo solo a Juan Manuel Fangio, Michael Schumacher, Sebastian Vettel e Lewis Hamilton nella storia della F1.
Nel club delle Leggende, è ormai innegabile, è entrato anche Super Max.
Immagine di copertina: Media Red Bull
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