F1 | GP Qatar 2025: Antonelli, vergognosa deriva social dopo l’errore del penultimo giro e il sorpasso di Norris. Le parole non bastano, serve agire

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 1 Dicembre 2025 - 10:00
Tempo di lettura: 3 minuti
F1 | GP Qatar 2025: Antonelli, vergognosa deriva social dopo l’errore del penultimo giro e il sorpasso di Norris. Le parole non bastano, serve agire
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L’italiano bersagliato sui suoi canali, reo di aver lasciato strada al britannico a fine gara concedendogli due punti

Ancora una volta i social si dimostrano piattaforme lontane da quelli che dovrebbero essere i loro intenti originali e sembra che, nonostante le campagne contro l’odio e il bullismo online, non ci sia possibilità di porre fine a comportamenti vergognosi e lontani dai principi dello sport.

Da quando Liberty Media ha preso possesso della F1, utilizzando le piattaforme social come strumento principale per accrescere la sua fanbase, è indubbio il fatto che parte di questa si sia avvicinata al mondo del Circus in modo superficiale e con approccio meno sport-related e più incentrato sui protagonisti e le loro vite private. Il rovescio della medaglia sono esattamente le situazioni – vergognose – come quella che ha colpito Kimi Antonelli nella serata post GP del Qatar.

Il pilota italiano è stato, infatti, sommerso dagli insulti e dalle critiche – ancora una volta in questa stagione – per l’errore del penultimo giro che gli è costato la quarta posizione in favore di Lando Norris. Kimi ha perso il posteriore della sua Mercedes nel tentativo di difendersi dalla McLaren del britannico, venendo così superato dal leader del mondiale che ha, così, guadagnato due punti preziosi in chiave iridata contro Max Verstappen. Tra l’altro, l’italiano aveva già dovuto controllare la sua W16 nella curva appena precedente, segno che evidentemente le sue gomme non ne avevano più.

Via radio Gianpiero Lambiase si è lasciato scappare frettolosamente un “Kimi ha lasciato passare Norris” (per poi chiarirsi con Toto Wolff nel dopogara), ma i replay hanno subito evidenziato il problema della Mercedes, con Kimi tra l’altro bravo a non perdere completamente il controllo della sua monoposto e gettare al vento una gara comunque solida. Non è bastato nemmeno il confronto al Media Pen tra lo stesso italiano e Max Verstappen, che hanno colloquiato tranquillamente tra i sorrisi prima delle interviste di rito, per placare gli animi social; amplificati, tra l’altro, dalle parole assolutamente fuori luogo ed evitabili di Helmut Marko, accusatore di Kimi senza se e senza ma e, soprattutto, senza aver visto i replay.

Nelle ore successive alla gara l’italiano è stato preso di mira al punto da rimuovere la sua immagine profilo da Instagram, in attesa di capire se prenderà altri provvedimenti sui suoi profili nei prossimi giorni. Non è nemmeno la prima volta che Antonelli diventa oggetto di insulti e porcherie varie: era già successo dopo l’errore (grave) dell’Austria che aveva messo fuori gara se stesso e Verstappen e – specialmente – dopo i due episodi con coinvolto Charles Leclerc, quelli di Olanda e Brasile.

Sono passati quattro anni dalle minacce di morte subite da Nicholas Latifi per l’incidente di Abu Dhabi del 2021, quello che ha dato il via agli ultimi giri sotto Safety Car e al ribaltone del mondiale in favore di Verstappen. Evidentemente, in questo lasso di tempo non è stato imparato nulla nonostante mille parole e movimentazioni. Forse, le parole non bastano.

È doveroso ricordare che la prima responsabilità nell’indirizzare l’opinione pubblica spetta ai protagonisti. In questo caso, Helmut Marko è da anni al centro di dichiarazioni quanto meno opinabili, in alcune occasioni anche nei confronti dei suoi stessi piloti. Ed è, a questo punto, utile sottolineare come le parole e le campagne di sensibilizzazione servono a poco se non si prendono provvedimenti sulle piattaforme social.

Costringere un pilota a limitare la sua attività sui profili social per via di insulti, critiche o addirittura minacce è semplicemente indegno: se le campagne non servono forse è il caso che, chi di dovere, agisca affinché le piattaforme intervengano a livello globale e senza distinzioni. Perché un pilota di Formula 1 di 19 anni, per quanto giovanissimo, può avere alle spalle un entourage capace di gestire ondate vergognose come queste. Mentre, per un coetaneo come tanti ragazzi normali che non vivono su un palcoscenico mondiale e con un adeguato supporto, le shitstorm possono rappresentare ben altro a livello psicologico.

Da parte nostra vogliamo esprimere solidarietà a Kimi e schierarci, come sempre, contro chi considera lo sport, i social, il web come valvola di sfogo personale. Ed è forse ora che qualcuno inizi a seguire la Formula 1 e il motorsport davanti alla TV e non alle spalle…

Immagine di copertina: Media Mercedes

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