Il circuito abruzzese fu sito del settimo round di una F1 non ancora giunta al primo decennio di vita. Moss conquistò il successo decisivo per il sorpasso su Musso nella classifica piloti, Fangio corse da pentacampione
Nel 1950 la Formula 1 aveva preso vita per come la conosciamo oggi e, nonostante fosse giunta alla sola settima stagione quando il Gran Premio di Pescara fu disputato, si instaurò già il dominio di Juan Manuel Fangio, che si presentò ai nastri di partenza del 1957 da quattro volte Campione.
Tale anno fu simbolico sotto alcuni punti di vista: al termine dell’ultimo appuntamento a Monza si pose il divieto allo scambio di vetture a gara in corso tra i vari piloti (nel 1957 Stirling Moss e Tony Brooks vinsero insieme il Gran Premio di Gran Bretagna su Vanwall, ndr) e nel 1958 ci fu l’introduzione del campionato dedicato ai costruttori.
La stagione iniziò nel migliore dei modi per Fangio con 4 vittorie su 5 gare, tra cui il leggendario successo colto all’interno del Nürburgring quando, successivamente a un pit stop disastroso, riuscì a rimontare dai 48 secondi di ritardo della terza posizione, tenendo conto che prima della sosta si trovò in testa alla corsa con mezzo minuto di vantaggio sugli inseguitori.
Si arriva dunque al Gran Premio di Pescara del 18 agosto del 1957, primo appuntamento di una doppietta italiana: il campionato si sarebbe chiuso a Monza e fu la prima volta che una nazione si trovò a ospitare due GP nello stesso anno, un contesto oggi abitudinario guardando al calendario 2022 con le gare negli Stati Uniti e in Italia. Le premesse non furono affatto positive alla vigilia a causa del periodo storico che si stava attraversando.
Il motorsport ha rappresentato e tuttora rappresenta un’attrattiva molto importante, ma 70 anni fa la situazione non era delle più rosee. Le corse furono travolte dalla cronaca nera della tragedia della 24h di Le Mans del 1955, che portò al conseguente ritiro di Mercedes dalle competizioni sportive e a un ulteriore divieto, dopo la rimozione nel dopoguerra di un blocco iniziale instaurato da Benito Mussolini nel 1938 in seguito alla sciagura di Bologna della XII Mille Miglia, delle gare automobilistiche su strada. Ad aggiungere il carico da novanta ci pensò ancora una volta la XXIV Mille Miglia del 1957, svoltasi tre mesi prima del GP abruzzese e che viene ricordata principalmente per la tragedia di Guidizzolo, che ha strappato alla vita terrena Alfonso de Portago e il suo copilota insieme a nove spettatori, di cui cinque bambini, oltre ad aver causato numerosi feriti.
Il tema della sicurezza investì fortemente anche la corsa pescarese e il l’impedimento allo svolgimento di gare su strada tornò prepotentemente dopo la tragedia della Classica bresciana. La richiesta di ingresso da parte del circuito all’interno del calendario del mondiale fu appoggiata dai rappresentanti del Corriere dello Sport in seno al Comitato Sportivo Italiano, supportati anche da L’Equipe in Francia. Il tutto fu orchestrato per sopperire alle assenze dei Gran Premi del Belgio e d’Olanda, cancellati a causa di dispute derivate da una riduzione dei premi di partecipazione offerti ai costruttori in campo.
Un permesso speciale ottenuto dal governo tricolore presieduto dall’allora Presidente del Consiglio Adone Zoli permise il corretto svolgimento della manifestazione, non senza compromessi: il circuito subì diverse modifiche per rispettare i nuovi parametri di sicurezza, come l’aggiunta di una chicane al termine del rettifilo del Mare Adriatico.
La conformazione del tracciato e i suoi ambienti furono caratteristici, specialmente per le difficoltà e per le abilità richieste da ciascun alfiere. Dal mare, sede del rettilineo del traguardo, si passò per le colline di Montani e Spoltore, per poi iniziare a scendere verso la pianura a partire dalla zona di Cappelle sul Tavo sino al ritorno a Montesilvano, dove posizionarono l’ultima curva.
Non fu comunque una vera prima volta per le Formula 1 visto che, già nel 1954, ebbero modo di partecipare alcuni dei piloti impegnati nel campionato in una gara extra, non valevole ai fini di classifica. In quel giorno, più precisamente il ferragosto del 1954, si impose Luigi Musso con la sua Maserati 250F, precedendo sul traguardo il Principe Bira sulla stessa vettura e Harry Schell su una Maserati A6GCM. Un’egemonia della Casa modenese, che però non si ripeterà nella tappa abruzzese del ’57. Ma se comunque Maserati timbrò il cartellino nella singola edizione ufficialmente riconosciuta dalla F1, non si può dire lo stesso per Enzo Ferrari, troppo preso nel rispondere agli attacchi mediatici (provenienti anche dalla Chiesa, ndr) per il perimento dei piloti e all’idea iniziale di ritiro dalle corse a causa del troppo dolore, figlio della tragedia della Mille Miglia di qualche mese prima. Ripresosi dai tormenti, l’idea del Drake fu quella di attendere la fine del processo sulla tragedia di Guidizzolo. Solo una estenuante “trattativa” con Musso convinse Ferrari a schierare una vettura, ma senza alcun tipo di impegno diretto.
I pronostici dei mass media italiani vedevano l’unico rappresentante del Cavallino Rampante in griglia come uno dei candidati al successo, forse convinti anche della sua esperienza tre anni prima; i giornali internazionali spinsero invece su Fangio, forte della quinta corona d’alloro di cui si forgiò in Germania e, soprattutto, della voglia di celebrare il legame che lo legò a questa terra, sottolineando il comune di origine dei genitori: Chieti. Solamente Moss scommise su se stesso, avendo ragione. La lista dei partecipanti vide l’iscrizione di 16 alfieri.
N° | PILOTA | AUTO | SQUADRA | GOMME |
2 | Juan Manuel Fangio | Maserati 250F | Officine Alfieri Maserati | Pirelli |
4 | Jean Behra | Maserati 250F | Officine Alfieri Maserati | Pirelli |
6 | Harry Schell | Maserati 250F | Officine Alfieri Maserati | Pirelli |
8 | Giorgio Scarlatti | Maserati 250F | Officine Alfieri Maserati | Pirelli |
10 | Francisco Godia-Sales | Maserati 250F | Officine Alfieri Maserati | Pirelli |
12 | Luigi Piotti | Maserati 250F | Privato | Pirelli |
14 | Masten Gregory | Maserati 250F | Scuderia Centro Sud | Pirelli |
16 | Jo Bonnier | Maserati 250F | Scuderia Centro Sud | Pirelli |
18 | Horace Gould | Maserati 250F | H.H. Gould | Dunlop |
20 | Bruce Halford | Maserati 250F | Privato | Dunlop |
22 | Roy Salvadori | Cooper Climax T43 | Cooper Car Company | Dunlop |
24 | Jack Brabham | Cooper Climax T43 | Cooper Car Company | Dunlop |
26 | Stirling Moss | Vanwall VW 5 | Vandervell Products Ltd | Dunlop |
28 | Tony Brooks | Vanwall VW 5 | Vandervell Products Ltd | Pirelli |
30 | Stuart Lewis-Evans | Vanwall VW 5 | Vandervell Products Ltd | Pirelli |
34 | Luigi Musso | Ferrari 801 | Scuderia Ferrari | Englebert |
I malumori proseguirono anche durante le due sessioni di qualifiche (una al sabato e una alla domenica, ndr), con Fangio non troppo convinto del manto stradale dei tratti rettilinei. In qualifica fu però proprio l’argentino Officine Alfieri Maserati a strappare la pole position in 9.44:6, distanziando di oltre 10 secondi Stirling Moss su Vanwall: 9.54.7 per il britannico. La prima fila fu completata da Luigi Musso su Ferrari in 10 minuti netti, mentre Jean Behra si trovò a inseguire con l’ottenimento della quarta casella.
Il quinto classificato assoluto fu Harry Schell, a precedere Tony Brooks. Giorgio Scarlatti completò la top ten, mentre Luigi Piotti si classificò tredicesimo. La classifica fu chiusa dal futuro 3 volte Campione Jack Brabham su Cooper Climax.

POS | PILOTA | AUTO | TEMPO | GAP | MEDIA (km/h) |
P1 | Juan Manuel Fangio | Maserati 250F | 9’44″6 | – | 157.517 |
P2 | Stirling Moss | Vanwall VW 5 | 9’54″7 | +10.1 | 154.842 |
P3 | Luigi Musso | Ferrari 801 | 10’00″0 | +15.4 | 153.474 |
P4 | Jean Behra | Maserati 250F | 10’03″1 | +18.5 | 152.685 |
P5 | Harry Schell | Maserati 250F | 10’04″6 | +20.0 | 152.306 |
P6 | Tony Brooks | Vanwall VW 5 | 10’08″8 | +24.2 | 151.256 |
P7 | Masten Gregory | Maserati 250F | 10’26″1 | +41.5 | 147.076 |
P8 | Stuart Lewis-Evans | Vanwall VW 5 | 10’29″6 | +45.0 | 146.259 |
P9 | Jo Bonner | Maserati 250F | 10’36″2 | +51.6 | 144.471 |
P10 | Giorgio Scarlatti | Maserati 250F | 10’36″6 | +52.0 | 144.650 |
P11 | Horace Gould | Maserati 250F | 10’49″6 | +65.0 | 141.756 |
P12 | Francisco Godia-Sales | Maserati 250F | 11’09″8 | +85.2 | 137.480 |
P13 | Luigi Piotti | Maserati 250F | 11’10″6 | +86.0 | 137.316 |
P14 | Bruce Halford | Maserati 250F | 11’16″3 | +91.7 | 136.159 |
P15 | Roy Salvadori | Cooper Climax T43 | 11’24″2 | +99.6 | 134.587 |
P16 | Jack Brabham | Cooper Climax T43 | 11’35″2 | +110.6 | 132.457 |
La griglia non presentò la disposizione classica che oggi siamo abituati a vedere: la prima fila si compose di tre vetture, la seconda di due e così via in alternanza. La gara fu strutturata su 18 giri. Subito dopo la partenza fu Musso a portarsi al comando, riuscendo a chiudere tutto il primo giro in testa. La gloria del pilota Ferrari però si interruppe con il sorpasso di Moss ai suoi danni, che diede i natali a un duello molto serrato per il ruolo di battistrada. Al termine della tornata iniziale fu riscontrato subito il ritiro del compagno di squadra di Moss, Tony Brooks, a causa di un problema al motore derivato dalle alte temperature presenti.
Nonostante la costante perdita di 2 secondi al giro rispetto al leader, Musso strinse i denti per cercare di restare agganciato alla coda della Vanwall del britannico, anche se quest’ultimo riuscì a spaccre il cronometro in 9:44.6 con una media di 157.517 km/h, realizzando al nono passaggio il giro più veloce della corsa. Il serbatoio dell’olio dell’asso romano si ruppe, costringendo l’alfiere al ritiro durante la decima tornata; la conseguenza fu lo spargimento di liquidi in pista, che danneggiarono la gara di Fangio distruggendone la strategia.
Il pluridecorato alfiere sudamericano dichiarò al termine della corsa di aver preparato sapientemente la tattica giusta per cogliere il quinto successo stagionale. Quel nono giro che tanto gli fu sportivamente fatale avrebbe rappresentato il momento ideale per mostrare il vero potenziale della Maserati 250F, soprattutto considerando l’alleggerimento della vettura derivato dal costante consumo di carburante; invece si ritrovò a impattare, senza conseguenze nonostante una spalla dolorante prima del via, con la posteriore sinistra contro un paracarro dopo essere scivolato sull’olio di Musso, rimbalzando contro un altro blocco posto all’altra parte della carreggiata.
Per Moss dunque bastò un ulteriore pit stop precauzionale per conquistare la seconda vittoria del suo 1957, la prima a punteggio pieno dopo 3 ore di gara. Il bottino di 9 punti gli permise di scavalcare Musso in classifica piloti, agguantando una seconda posizione che non avrebbe più abbandonato. Separato di 3 minuti e 13 secondi si classificò Fangio, che precedette sul traguardo Harry Schell, per la prima volta sul podio in F1. L’ultimo pilota a pieni giri fu Masten Gregory, quarto, mentre Brabham chiuse la classifica in settima posizione.
POS | PILOTA | AUTO | GIRI | GAP | PT |
P1 | Stirling Moss | Vanwall VW 5 | 18 | – | 9 |
P2 | Juan Manuel Fangio | Maserati 250F | 18 | +3’13.3″ | 6 |
P3 | Harry Schell | Maserati 250F | 18 | +6’46.8″ | 4 |
P4 | Masten Gregory | Maserati 250F | 18 | +8’16.5″ | 3 |
P5 | Stuart Lewis-Evans | Vanwall VW 5 | 17 | +1 GIRO | 2 |
P6 | Giorgio Scarlatti | Maserati 250F | 17 | +1 GIRO | |
P7 | Jack Brabham | Cooper Climax T43 | 15 | +3 GIRI | |
RIT | Luigi Musso | Ferrari 801 | 10 | Perdita d’olio | |
RIT | Paco Godia | Maserati 250F | 9 | Differenziale | |
RIT | Bruce Halford | Maserati 250F | 9 | Cambio | |
RIT | Jo Bonnier | Maserati 250F | 7 | Surriscaldamento | |
RIT | Jean Behra | Maserati 250F | 4 | Perdita d’olio | |
RIT | Roy Salvadori | Cooper Climax T43 | 3 | Incidente | |
RIT | Tony Brooks | Vanwall VW 5 | 1 | motore | |
RIT | Horace Gould | Maserati 250F | 0 | Incidente | |
RIT | Luigi Piotti | Maserati 250F | 0 | Motore |
Il Circuito di Pescara continuò a ospitare gare sino al 1961; fu dismesso per motivi di sicurezza. A oggi resta il circuito più lungo sulla quale la Formula 1 abbia mai corso: 25.579 km, record imbattibile considerando gli standard odierni. La presenza in un campionato così prestigioso la si può intendere anche come “Premio alla carriera”, visto il contributo che il tracciato ha dato alla storia: la prima edizione della Coppa Acerbo nel 1924 fu vinta da un giovane Enzo Ferrari.
Immagine di copertina: Wikimedia Commons
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