F1 | GP Monaco 2022, analisi: Ferrari giustificata a non coprire subito Pérez con Leclerc. Sainz, strategia ok ma sfortunato

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
31 Maggio 2022 - 10:14
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La strategia ha giocato un ruolo fondamentale nella vittoria Red Bull nel Principato

Dopo più di un giorno non sono scemate le polemiche e la delusione per il risultato del GP Monaco 2022, vinto da Sergio Pérez su Carlos Sainz e Max Verstappen. La Ferrari, infatti, non ha apparentemente gestito al meglio il periodo delle soste ai box finendo per avere il poleman e dominatore della prima parte di gara, Charles Leclerc, crollato dalla prima alla quarta posizione, poi finale sotto la bandiera a scacchi.

Gli eventi che hanno determinato il rovesciamento delle posizioni di testa sono avvenuti tra il 17° ed il 23° giro. Li abbiamo ricostruiti in modo da poter ripercorrere passo passo come le strategie hanno influito sul risultato finale. Con una piccola giustificazione per la strategia della Ferrari.

Iniziamo dal 14° passaggio.

Pierre Gasly è uno dei piloti passati prestissimo su gomme intermedie (addirittura al terzo giro) dopo la partenza con le Full Wet. Ma, soprattutto, è l’unico con questa mescola ad avere strada libera in virtù di un paio di eccellenti sorpassi su Guanyu Zhou e Daniel Ricciardo.

A questo punto può spingere e, tra i giri 14 e 15, inanella tempi rapidissimi rispetto ai piloti attorno a lui, segno che la mescola “verde” ora è vantaggiosa sulla Full Wet.

Arriviamo alla fine del 16° passaggio, quello successivo, dove la Red Bull richiama Sergio Pérez ai box per la sua prima sosta dopo aver visto evidentemente i tempi del francese. Il messicano passa all’ultimo rilevamento prima di entrare in Pit Lane in terza posizione, con 8 secondi e 6 decimi di ritardo dal leader Leclerc e rientra in pista con un timing perfetto. In uscita dalla Sainte Devote, Sergio ha poco più di un secondo di margine su George Russell, sesto e in arrivo con la Mercedes; ma, soprattutto, ha Lando Norris 3 secondi davanti a sé. Questo significa che può iniziare a spingere da subito per tentare di recuperare terreno.

Diverse analisi post gara hanno puntato il dito sulla scelta della Ferrari di non coprire subito la sosta della Red Bull, apparentemente a ragione visto quanto successo dopo. Analizzando però, passo passo, i tempi, la Ferrari ne esce parzialmente giustificata. Ma andiamo con ordine.

Al primo rilevamento utile, poco dopo essere tornato in pista, Pérez passa con oltre 26 secondi di ritardo da Leclerc, il quale sta spingendo e si trova già nella zona del tornantino del Loews. Tecnicamente, in questo momento, il leader ha ancora un vantaggio di poco più di 8 secondi sulla Red Bull #11.

Quando Leclerc arriva alla fine del secondo settore, ovvero tra il Tabaccaio e la prima chicane della piscina, Pérez gli ha recuperato solamente poco più di tre decimi.

Nel frattempo Riccardo Adami ha invitato Sainz a spingere per prepararsi alla sosta, ma lo spagnolo ha suggerito di restare fuori per poter montare direttamente le slick.

Se la Ferrari volesse fermare il monegasco, a questo punto della pista dovrebbe già essere informato, ma:
1) il tempo recuperato da Pérez in questo momento non giustifica la scelta di rientrare subito.
2) al muretto era già previsto il rientro dello spagnolo. Anche se, in considerazione di questo, è plausibile che con 6 secondi di distanza tra i due compagni il team sarebbe stato probabilmente in grado di gestire un doppio pit.

Andiamo avanti ancora di qualche secondo con due istantanee dal Live Timing: quando Leclerc si trova alla Rascasse Pérez ha recuperato altri due decimi, per un totale di sei dal suo ritorno in pista. Guardando questi tempi, in questo momento, non fermare Leclerc appare una scelta corretta. Sainz viene invitato, dopo un breve check, a restare in pista. Al passaggio sul traguardo, per l’inizio del 18° passaggio, il messicano ha ripreso altri 4 decimi su Leclerc ma, soprattutto, è ormai arrivato alle spalle di Lando Norris. Da qui in poi cambiano completamente gli scenari. Teniamo a mente anche i 10.3 secondi di Max Verstappen di distacco da Leclerc.

L’inglese della McLaren va ai box e Pérez, ora con strada libera, cambia completamente marcia. Nell’ultimo settore recupera altri sei decimi a Leclerc portando a un secondo e mezzo il terreno guadagnato dal suo rientro in pista: ricordiamo che, prima della sosta, Checo si trovava a 8.6 dal monegasco.

Ecco l’accelerazione. Nel primo settore Pérez recupera un secondo e mezzo a Leclerc ed è qui che alla Rossa capiscono probabilmente di essere in trappola. Al muretto richiamano quindi Charles così come in Red Bull viene chiamato Verstappen che, a sua volta, sta recuperando terreno sulla Ferrari #16, evidentemente in crisi di gomme dato che gira con strada libera.

All’ultimo rilevamento prima di entrare in Pit Lane Leclerc vede il suo margine ridursi a poco meno di 21 secondi su Pérez. Se nel primo settore il messicano ha recuperato un secondo e mezzo, nel secondo ne riprende addirittura 3.7. In tutto questo, guardate anche il recupero di Verstappen, che da 10.3 si ritrova a 7.4 secondi.

La sosta del monegasco dura un secondo e tre decimi in più di quella del messicano. Il quale taglia il traguardo del suo primo giro cronometrato in 1:25.215, due secondi e otto decimi più veloce di Carlos Sainz al quale ne ha recuperati 2.3 solo nell’ultimo settore.

Sommando quindi il secondo e mezzo del T1, i 3.7 del T2, gli ipotetici 2.3 (o forse di più) del T3 più il secondo e tre decimi guadagnato nella sosta, il totale fa 8.8 secondi, che arrotondiamo a 9.

Il risultato è che, in uscita dai box, Leclerc si vede passare davanti la Red Bull #11, oltretutto con gomme calde da due giri. Pérez, a questo punto, ha 11.6 secondi di ritardo da Sainz, che deve ancora fermarsi.

Inizia il 19° passaggio e Pérez, dopo il giro allucinante che gli ha permesso di sopravanzare la Ferrari #16, mette subito 5 secondi tra sé e Leclerc nel T1, recuperando quasi 1.4 su Sainz.

Ora torniamo un attimo indietro a Max Verstappen. L’olandese, nonostante un pit più lento di un secondo e tre rispetto a Leclerc, si ritrova ora a 7.2 secondi dal monegasco e inizia a spingere.

Alla fine del secondo settore Pérez ha recuperato altri 2 secondi abbondanti a Sainz, mentre Verstappen si è portato a 6.4 da Leclerc. Alla fine del giro il messicano è a 6.5 dalla Ferrari in testa, che deve ancora fermarsi. Leclerc ha recuperato terreno sulla Red Bull mentre Verstappen ha perso mezzo secondo.

Il giro 20 è quello in cui è Max Verstappen a replicare ciò che Pérez ha fatto nel suo secondo giro out. L’olandese stampa un 1:24.805 (giro più veloce in quel momento) che gli permette di recuperare 3.4 secondi su Leclerc mentre il suo compagno accorcia di 2.9 su Sainz. Ciò che è da notare, però, è in fondo a questa ultima schermata. Albon e Schumacher hanno montato da un giro le slick e i tempi sono buoni.

Il T2 di Schumacher nel giro 21, “bloccato” dalla presenza di Albon davanti, convince a questo punto la Ferrari a far rientrare Carlos Sainz per il passaggio alle slick. In questo momento lo spagnolo ha poco meno di 4 secondi di vantaggio sul suo compagno di squadra, mentre Pérez ne ha più di 6 su Verstappen; il quale, a sua volta, si trova a 4.5 dalla Ferrari #16.

A questo punto arriva l’evento che rovina la festa in casa Ferrari. Il margine è troppo ridotto per far rientrare entrambi i piloti. Leclerc viene invitato ai box quando il suo distacco da Sainz si è ridotto a 3.2 secondi ma poi, dal muretto, cambiano idea: Xavi Marcos intima al monegasco di restare in pista (“Stay out! Stay out!”) ma è ormai troppo tardi, con Charles che ha impegnato la pit lane.

Il tempo delle soste parla chiaro: Leclerc impiega 3.4 secondi in più del compagno ad effettuare l’entrata/uscita dalla pit lane e questo gli costerà carissimo. Allo spagnolo, nel frattempo, non va molto meglio. Al rientro in pista viene sfilato dalla Williams di Latifi. Il canadese è doppiato ma lascerà strada solo all’ingresso del tunnel. Un guaio per Sainz.

Le Red Bull, che hanno continuato, optano per rientrare al termine del giro successivo. Pérez e Verstappen sono separati da 3.8 secondi all’ingresso della pit, con una differenza di sei decimi rispetto a quella tra Sainz e Leclerc nello stesso punto del loro rientro.

Anche in questo caso i tempi sono tirati, ma in Red Bull hanno quei sei decimi in più di margine e sono più pronti per accogliere due macchine. Il pit di Pérez è un decimo più veloce di quello di Sainz, quello di Verstappen è un secondo abbondante più veloce di quello di Leclerc.

Con un buon margine Sergio Pérez, grazie al tappo involontario di Latifi, prende la posizione su Sainz, mentre Max Verstappen con una precisione chirurgica esce in tempo dalla pit lane per bloccare il tentativo di sorpasso di Charles Leclerc. Le Red Bull sopravanzano così le due Ferrari con il messicano primo e l’olandese terzo davanti rispettivamente allo spagnolo e al monegasco, infuriato via radio per aver perso tempo prezioso al pit. Le posizioni rimarranno queste fino al termine della gara.

Considerazioni

Dando per scontata la comprensibile delusione per una gara condotta dall’inizio terminata senza vittoria e, per giunta, con il pilota di casa e poleman fuori dal podio, ci sono alcuni aspetti che depongono a favore di una parziale giustificazione per la Ferrari e le sue scelte strategiche.

Partiamo dalla prima sosta: a posteriori è facile dire che Leclerc sarebbe dovuto rientrare subito dopo la sosta di Pérez. Ma, come abbiamo visto dai distacchi nel live timing, fino alla fine del giro di rientro i tempi del messicano non suggerivano un pericolo tale da accelerare la sosta del monegasco. Solo nel secondo passaggio (e con Norris che gli ha lasciato strada entrando ai box) il messicano ha piazzato la zampata vincente, con un giro fantastico. Ma nessuno avrebbe potuto immaginare un’accelerazione di questo tipo a fronte del primo giro. Inoltre, proprio in quel passaggio si stava decidendo se effettuare la sosta con Sainz. Il distacco di sei secondi tra i due ferraristi avrebbe permesso una doppia sosta agile, ma al muretto Ferrari sono stati ingannati dal recupero più che modesto della RB18 #11 nei primi due settori. In questi casi è difficile immaginare un team comportarsi diversamente, con tutta onestà.

Sulla seconda sosta potrebbero esserci, invece, più motivi di discussione. Come abbiamo visto, Leclerc ha perso oltre un secondo dovendosi accodare alle spalle di Sainz prima di poter effettuare la sua sosta per il passaggio alle slick. La domanda da porsi, in questo caso, è la seguente: se Leclerc fosse rimasto un giro in più in pista, quanto avrebbe perso dalle Red Bull? Più o meno del secondo e un decimo del suo pit più lento? Probabilmente di più se consideriamo che, tra 19° e 20° passaggio, il vantaggio su Verstappen era sceso da 6.9 a 3.6 secondi. La sensazione è che, in un modo o nell’altro, la Ferrari sarebbe stata comunque superata. Un’altra opzione sarebbe potuta essere rientrare un giro prima, ma c’erano ancora pochi riferimenti per tentare un azzardo di questo tipo.

Quando le cose si mettono male, poi, un pizzico di sfortuna si mette sempre in mezzo. Certo, il timing dell’uscita di Sainz con l’arrivo di Latifi poteva essere calcolato, ma il tappo provocato dal canadese per mezzo giro è tutto tranne che prevedibile. In questo lo spagnolo è stato sicuramente iellato, poiché l’unico dei quattro top a capire che si poteva passare direttamente dalle gomme da bagnato alle slick, saltando quindi una sosta di mezzo per le intermedie. Leclerc, tra le incomprensioni con il muretto, ha perso invece la terza posizione per un secondo, quello che gli avrebbe permesso di affiancare Verstappen all’uscita dei box. Da sottolineare, comunque, come sia l’olandese che il messicano siano stati velocissimi nei loro secondi giri di rientro, guadagnando il tempo necessario a ritrovarsi davanti. La strategia era corretta ma i piloti ci hanno messo decisamente del loro.

In queste situazioni miste con undercut aggressivi chi insegue ha sempre un vantaggio strategico da sfruttare, come Red Bull ha effettivamente fatto e come abbiamo potuto notare tante volte in passato, inclusa la gara di Abu Dhabi 2021. Al di là del giro finale, una volta entrata la Safety Car per l’incidente di Latifi i team radio tra muretto Mercedes e Lewis Hamilton lasciarono intendere chiaramente come il team di Brackley avesse capito subito di essere in trappola, con la Red Bull pronta all’azzardo delle soft con Verstappen.

Rivedendo quindi gli eventi senza l’ansia e la concitazione (molta, comprensibilmente) del momento, quella di Monaco sembra più che una gara condizionata da incredibili errori del muretto Ferrari un evento in cui tutto quello che poteva andar male è andato per il verso sbagliato e, viceversa, tutto quello che poteva andar bene a Red Bull è andato benissimo. Certamente esiste sempre un modo per migliorare in questo genere di situazioni: va anche riconosciuto al team di Chris Horner di avere parecchia esperienza in casi di battaglie ravvicinate di questo tipo soprattutto dalla passata stagione, combattuta fino alla fine.

Quello che resta è sicuramente una Ferrari in palla dal punto di vista delle prestazioni. Il mondiale è ancora lunghissimo e ci sarà la possibilità di recuperare: a patto di tenere sempre alta l’attenzione.

Immagine: ANSA

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