F1 | GP Las Vegas 2023: cosa ha funzionato e cosa no nel weekend sulla Strip

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Tempo di lettura: 8 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
20 Novembre 2023 - 15:00
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Dopo la scorpacciata di Show, ecco un’analisi dei vari aspetti che hanno caratterizzato il weekend sulla Strip

Il GP Las Vegas 2023 è andato in archivio. Il penultimo weekend dell’anno, che anticipa la chiusura di Abu Dhabi del prossimo fine settimana, lascia alle sue spalle diverse considerazioni su quelli che sono stati i punti di forza e quelli deboli di un evento mediaticamente attesissimo.

L’investimento

Liberty Media ha fatto quello che si chiama “all in” per l’appuntamento sulla Strip, proponendosi direttamente come organizzatrice dell’evento con una spesa di centinaia di milioni di dollari. Ha comprato un terreno sul quale ha costruito tutta la zona paddock e box, destinata poi ad uso uffici nella restante parte dell’anno.

Liberty si è occupata direttamente di tutta l’organizzazione sostituendosi, quindi, al promoter di turno, gestendo in prima persona tutti gli aspetti della riuscita dell’evento e creando un contorno “spettacolare” – termine ormai abusato nella quantità e nei suoi significati – al fine di far crescere l’attesa per l’evento.

Il risultato dell’investimento non va visto al primo anno, ma sul medio lungo termine. Las Vegas sarà in calendario almeno fino al 2032 e sarà allora che si faranno i conti finali sulla riuscita o meno dal punto di vista finanziario.

L’aspetto mediatico

L’evento è stato promosso e pubblicizzato in pieno stile americano. Partendo dalla presentazione in loco di un anno fa, con Hamilton, Russell e Pérez a scorrazzare sulla Strip con i led sotto le monoposto, il GP Il GP di Las Vegas è stato venduto come evento sportivo dell’anno, qualcosa di superiore addirittura al Super Bowl.

Non sono mancati i nomi altisonanti chiamati a dare una mano per reclamizzare l’appuntamento. Al mercoledì sera la cerimonia di presentazione – in stile appunto half time del Super Bowl – ha portato in scena cantanti di caratura mondiale a fare da background ai piloti davanti alla tribuna centrale. Una specie di concerto di apertura in puro stile USA che mai si era visto prima per un GP di F1.

La sovraesposizione ha portato anche a qualche esagerazione: definire a fine gara il GP di Las Vegas “il migliore dell’anno” è semplicemente fuori luogo ma fa parte dell’entusiasmo dell’entourage della Formula 1, figlio anche del grande sospiro di sollievo nel vedere una cosa filata senza ulteriori problemi dopo i patemi della prima giornata.

Il GP di Las Vegas è mediaticamente riuscito? Per chi l’ha organizzato evidentemente sì – e come si potrebbe dire il contrario – ma, per lo spettatore sul divano, oltre alle riprese aeree che davano sulla Strip non c’è stato molto di diverso da un consueto cittadino su cui corre attualmente la Formula 1.

Il circuito

Passando appunto al circuito e al suo layout, la gara è stata globalmente apprezzata per le diverse battaglie che si sono viste nel corso dei 50 giri. Questo, però, è il risultato di una pratica relativamente comune quando la Formula 1 si reca in un nuovo tracciato cittadino.

Nell’era del DRS basta creare un layout che preveda lunghissimi rettilinei: i sorpassi saranno una diretta conseguenza. Lo vediamo a Baku, l’abbiamo visto a Jeddah, a Miami ed ora anche a Las Vegas. Le inquadrature lato pista sono identiche, tanto che Jeddah e Las Vegas in alcuni tratti potrebbero addirittura essere confondibili.

Una volta che si parla di correre, insomma, si arriva al nocciolo della questione. Il layout di Las Vegas è stato studiato per promuovere i sorpassi (e questo risultato l’ha ottenuto), ma dal punto di vista tecnico non si distingue per caratteristiche che lo elevano rispetto ad altri. Poche curve, di cui diverse a 90 gradi, una chicane lenta e giusto quattro curve veloci di cui tre percorribili quasi in pieno. Il resto lo fanno i rettilinei (e il DRS).

Il catastrofismo iniziale

La gara del Nevada ha vissuto, specialmente da parte europea, una timida attesa e anche dalle critiche preventive sul suo svolgimento. Già alla fine del GP di San Paolo era emerso il fatto – va chiarito, per voce di diversi addetti ai lavori e non dei social, come rinfacciato negli ultimi giorni – che le temperature a Las Vegas sarebbero state molto più basse rispetto alla media dell’anno.

Al tempo della corsa di Interlagos c’erano previsioni che parlavano di 4/5 gradi nell’aria, situazione che poi non si è verificata. Anche se, di fatto, le temperature dell’asfalto non hanno mai superato i 20 gradi durante tutto il weekend costringendo, ad esempio, a girare in qualifica con più benzina a bordo per effettuare più giri lanciati, senza poter sfruttare quindi il “colpo” sul giro singolo.

Per il 2024 la gara è prevista qualche giorno più avanti. Ma, a questo punto, non dovrebbero esserci rischi.

Un’altra critica preventiva – ed inutile a conti fatti – è stata portata avanti riguardo l’uscita della pitlane che, secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stata in piena traiettoria. Anche questa si è dimostrata sin da subito essere una bufala, perché non c’è stato un singolo problema di incroci nell’arco dei tre giorni.

Gli orari

Gli orari locali della gara di Las Vegas hanno lasciato più di qualche dubbio anche a fine evento, anche alla luce degli eventi del giovedì sera statunitense. Dopo i problemi in FP1 – iniziata alle 20:30 locali per poi durare pochi minuti – la FP2, pianificata per mezzanotte, è iniziata quando a Las Vegas erano le 2:30 del mattino. Orari identici per il venerdì, con FP3 alle 20:30 e qualifiche a mezzanotte. Mentre la gara è iniziata alle 22:00 locali.

Per il pubblico europeo il disagio è stato relativo, poiché gli orari si sono dimostrati equiparabili a quelli di Suzuka con l’evento dislocato, però, dalla parte opposta del mondo. Più addetti ai lavori, però, si sono lamentati per la pianificazione del weekend. E questo è un elemento sul quale probabilmente si lavorerà in vista della prossima edizione per evitare sessioni finite a notte inoltrata, cosa mai successa prima d’ora.

I problemi

Quanto successo in FP1 nel giovedì sera di Las Vegas è grave e non può essere semplicemente nascosto dietro quella che viene definita la riuscita globale dell’evento. Liberty Media aveva i fari puntati addosso per un evento divisivo, visto come un tentativo di strappare idealmente la Formula 1 dalle sue radici europee per portarla ad una nuova dimensione che rispecchia la nuova proprietà.

Proprio per questo, il tombino saltato dopo 8 minuti di FP1 e le ore di lavoro per ricontrollare e sigillare tutti gli altri presenti in pista è un punto molto basso, perché apre alle polemiche sul fatto che ci si sia concentrati più sull’aspetto “show” che su quello sportivo nell’organizzazione dell’evento.

Il momento dell’impatto con il tombino che “scuote” tutta la monoposto, telecamera onboard compresa

Non va dimenticato che solo per circostanze fortunate Carlos Sainz non si è fatto malissimo. Il tombino ha squarciato il fondo, il telaio e danneggiato addirittura il sedile della Ferrari. Lo spagnolo ha riportato di non aver sentito le gambe per alcuni secondi. Sarebbe potuta andare molto peggio sia dal punto di vista dei danni fisici che alle monoposto se il fatto fosse successo, ad esempio durante la corsa con tutte le vetture in pista.

Come riportato dalla giornalista di AP Sports Jenna Fryer, l’ultima ispezione al circuito è stata effettuata solamente al mattino del giovedì a causa degli ultimi lavori e dell’impossibilità di chiudere il tracciato al traffico cittadino, tra l’altro paralizzato a pista chiusa. L’ispezione è passata con successo, eppure un problema poi c’è stato.

È evidente che per la prossima edizione verranno prese tutte le precauzioni del caso, ma giustificare quanto successo ricordando che ci sono stati altri casi in passato non è sembrato il messaggio migliore.

Gli spettatori

C’è, comunque, chi non ha vissuto un’esperienza positiva in quel di Las Vegas, e parliamo dei tifosi che avevano acquistato un biglietto per la sola giornata di giovedì, nella quale si dovevano disputare FP1 e FP2.

Alla fine, dopo gli 8 minuti della prima sessione, gli spettatori sono stati invitati a lasciare l’impianto dopo la una e mezza di notte per questioni logistiche e di sicurezza, con la FP2 iniziata alle 2:30 ora locale post lavori di sistemazione dei tombini e terminata alle 4:00, orario al quale era prevista la riapertura delle strade al traffico.

Il comunicato divulgato dalla F1 all’inizio della seconda giornata – piuttosto asettico e senza una sorta di scuse – non è stato evidentemente sufficiente a calmare le acque dato che, poche ore dopo, è emerso l’avvio di una class action contro Liberty Media.

In conclusione

Se da un lato l’organizzazione della F1 si dice entusiasta del weekend di Las Vegas, anche esagerando nell’enfatizzare l’evento e nella “vendita” della bellezza del prodotto, come dopo ogni prima edizione restano dei punti aperti da affrontare per la prossima stagione. La gara è stata sufficientemente movimentata ma nella media, senza particolari picchi. Le temperature, sebbene non quelle previste, hanno comunque influito su strategie e gestione gomme. Sicuramente i problemi della FP1 non si ripresenteranno più dopo la doccia fredda del giovedì sera, anche se servirà una discussione lato FIA per quanto riguarda le penalità in determinati casi.

In definitiva il giudizio su Las Vegas è in sospeso in attesa di vedere come andranno le cose l’anno prossimo. Con la sensazione, però, che di questo evento avesse più bisogno Liberty Media che la F1 in quanto sport.

Immagine di copertina: Media Red Bull

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