Segue l’anteprima Brembo del GP Giappone 2025 di F1
Per Suzuka sarà il 35° appuntamento di una serie avviata nel 1987 e interrotta solo nel 2007, 2008, 2020 e 2021. Quattro edizioni del GP Giappone si sono invece disputate al Fuji, la prima nel lontano 1976 reso celebre dal rifiuto di Niki Lauda.
I dati del GP
Secondo i tecnici del gruppo Brembo che lavorano a stretto contatto con tutti i piloti della Formula 1, il Suzuka Circuit da 5,807 km di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti scarsamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 1 perché in un giro i piloti di Formula 1 usano i freni per soli 10 secondi, pari all’11 per cento della gara, il valore più basso del campionato. Sono appena 2 le frenate della categoria Hard, 4 sono Medium e 2 Light.
La curva più dura
La curva più dura del Suzuka Circuit per l’impianto frenante è la 16 perché i piloti arrivano in pieno dalla 130R e così si trovano a decelerare da 303 km/h a 103 km/h. Bastano loro 2,17 secondi grazie ad un carico sul pedale del freno di 166 kg mentre subiscono una decelerazione di 4,5 g. In questo arco di tempo le monoposto percorrono 106 metri e la potenza frenante è di 2.360 kW.
La favola di Nannini
Il GP Giappone 1989 è ricordato ancora oggi per il pasticcio compiuto dai due piloti McLaren, Ayrton Senna e Alain Prost, che proprio quell’anno iniziò ad utilizzare le pinze Brembo, fortemente volute dal brasiliano. Ad approfittarne fu Alessandro Nannini, anche se transitò per 2° sul traguardo. Senna però venne squalificato e il portacolori Benetton fu dichiarato vincitore. Resterà l’unica vittoria del pilota senese in Formula 1, malgrado i 9 podi ottenuti, tutti con la Benetton.
L’invenzione dell’epoca
Fin dal suo debutto in F1, nel 1986, la Benetton si è avvalsa dei freni Brembo, continuando ad impiegarli fino al 2000. Nel 1989 la B188 guidata da Nannini utilizzava le pinze monoblocco ricavate dal pieno che Brembo era riuscita a realizzare un paio di anni prima, contravvenendo a quanti consigliavano di non perdere tempo, ritenendole irrealizzabili a causa delle lavorazioni nella parte interna della pinza. Per ottenerla, i tecnici Brembo crearono una attrezzatura specifica che eseguisse un movimento a L, così da compiere la lavorazione a 90 gradi.
Monoblocco di ultima generazione

Oggigiorno le pinze monoblocco in alluminio rappresentano lo standard per l’industria automobilistica e motociclistica, grazie a impianti produttivi che a fine anni Ottanta erano inimmaginabili. Le pinze attuali di Formula 1 sono però lontane parenti di quelle di allora perché presentano soluzioni di ventilazione particolarmente evolute: dalle alette di ventilazione sul corpo esterno ai pillar. E proprio grazie a queste innovazioni tutti i 10 team di F1 scelgono di affidarsi esclusivamente a pinze del gruppo Brembo.
Fonte immagini e testi: Brembo
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