F1 | GP Giappone 2022, analisi: confusione sul giro finale e sul termine delle tre ore. Cosa dice il regolamento

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
10 Ottobre 2022 - 10:00
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Verstappen conclude il 28° giro del GP del Giappone ma c’è un dubbio se fosse davvero l’ultimo o meno. Ecco cosa prevede il Regolamento Sportivo

Il GP Giappone ha sicuramente lasciato dietro di sé diversi argomenti di discussione. Uno di questi è relativo alla chiusura della gara al termine del 28° passaggio. Nel corso della giornata di ieri, infatti, si è alimentato il dubbio che la bandiera a scacchi sia stata sventolata un giro prima del dovuto, ovvero al termine del 28° giro invece che al 29°.

Prima di arrivare al caso specifico, andiamo indietro di qualche anno. Nel 2011 il Gran Premio del Canada diventa una vera odissea a causa di una pioggia torrenziale scatenatasi a Montréal, sul circuito intitolato a Gilles Villeneuve. Ci vogliono quattro ore, tra sospensioni e lunghe attese, per decretare finalmente il vincitore, Jenson Button con la McLaren.

Fino al 2011 il Regolamento Sportivo non prevedeva un tempo limite per l’evento incluse le sospensioni, ma solo il tempo massimo di due ore per lo svolgimento della gara. Nel 2012 venne introdotto, quindi, un limite massimo di quattro ore (a partire dallo start della corsa con bandiera verde) per lo svolgimento dell’evento come risposta a quanto successo in Canada l’anno precedente.

Nel 2015 una nuova modifica al regolamento. Al termine delle due ore di gara la bandiera a scacchi non sarebbe più stata sventolata al termine del giro in corso al momento dello “zero” sul cronometro, ma al termine di quello successivo.

Nel 2021 il tempo totale dell’evento è stato accorciato da quattro a tre ore, mantenendo sempre le due ore per lo svolgimento della corsa.

Arriviamo a quanto successo a Suzuka nella giornata di ieri. Con il primo via dato poco dopo le 7:00 italiane, è partito il cronometro delle tre ore per lo svolgimento dell’evento. La bandiera rossa e la sospensione successiva ha portato alla ripartenza del GP del Giappone alle 9:15 dietro la Safety Car. Con il termine delle tre ore fissato poco dopo le 10:00, i piloti si sono quindi trovati a correre una gara di circa 45 minuti.

Il cronometro ha raggiunto lo zero, quindi la conclusione del periodo di tre ore, circa cinque secondi dopo il passaggio di Max Verstappen a chiusura del 27° passaggio. Qualche secondo dopo l’inizio del 28° passaggio la grafica FOM ha mostrato l’indicazione dell’ultimo giro, al termine del quale la gara è stata dichiarata conclusa sotto la bandiera a scacchi.

Oltre alla discussione sull’assegnazione del punteggio pieno, che abbiamo già spiegato nel nostro articolo di ieri, si è parlato di un errore di gestione del finale di gara con un giro in meno completato rispetto a quanto dice il regolamento. Andiamo con ordine.

All’articolo 5.4, il Regolamento Sportivo indica che nel caso in cui siano passate due ore di gara e la distanza originaria (in giri) non sia ancora stata completata, la bandiera a scacchi verrà data al termine del giro successivo a quello in cui il tempo è scaduto.

È il caso del Gran Premio di Monaco di quest’anno. La partenza della gara del Principato è stata posticipata inizialmente (per problemi tecnici) alle 15:16, ma a tutti gli effetti la gara non è partita, perché sono stati condotti due giri di formazione dietro Safety Car prima di tornare ai box con bandiera rossa.

I giri di formazione non sono validi per l’avvio del cronometro delle tre ore (perché non viene data bandiera verde, come scritto nell’articolo 44.10 che fa riferimento allo “start signal”), scattato invece alle 16:07 quando la gara è effettivamente incominciata. Il termine delle due ore è scattato nel corso del 63° passaggio su 77: il leader Sergio Pérez ha chiuso quel passaggio e percorso anche il 64° prima di vedere la bandiera a scacchi.

A Suzuka, invece, la fine della corsa è stata data al termine del giro stesso in cui il cronometro ha sancito la fine delle tre ore. A prima lettura può sembrare un errore, ma il regolamento chiarisce che il giro “aggiuntivo” è dovuto quando viene superato il termine di due ore di gara. Al termine del primo paragrafo dell’articolo 5.4, si dice che “Nelle seguenti condizioni possono verificarsi delle eccezioni a quanto sopra”. Una delle eccezioni è nel comma B): “Se la gara viene sospesa la lunghezza della sospensione verrà aggiunta al periodo (delle due ore, ndr) fino ad un tempo totale di gara (ovvero dell’evento) di tre ore”. Su questa durata di tre ore, sospensioni incluse, non è però indicato il giro aggiuntivo.

Ecco quindi la discriminante. Se all’interno delle tre ore totali di durata dell’evento la gara si protrae fino al termine delle due ore, il leader deve completare il giro in cui il tempo scade più uno aggiuntivo. Se viene, invece, superato il tempo totale di tre ore dell’evento, il giro aggiuntivo non c’è. Questa sembra essere stata l’interpretazione da parte della Direzione Gara, che ha comunque inviato senza tentennamenti in grafica l’ingresso nell’ultimo giro di corsa.

Si tratta di una delle solite sfumature regolamentari poco conosciute (così come per la distribuzione del punteggio). Non è un caso che Verstappen, Leclerc e Pérez abbiano continuato a spingere nella prima parte del circuito nonostante la bandiera a scacchi. L’olandese, addirittura, ha migliorato i suoi parziali in due microsettori del T1 per poi essere avvisato della fine della corsa.

Sicuramente, in chiave futura, così come per il punteggio è auspicabile una maggiore chiarezza regolamentare. Ad una prima lettura, infatti, l’articolo sulla distanza di gara può trarre in inganno e pertanto sarebbe corretto precisare in modo chiaro le modalità in cui devono essere considerati i termini delle due o tre ore. Vedremo se quanto successo a Suzuka avrà un impatto sul Regolamento Sportivo del 2023.

Immagine: Media Red Bull

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