F1 | GP d’Australia 2018, la gara dei primi dieci

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Valentino Lui
27 Marzo 2018 - 22:40

Gran Premio d’Australia caratterizzato dal doppio ritiro delle due Haas di Kevin Magnussen e Romain Grosjean e dalla Virtual Safety Car prima, e Safety Car dopo, causata dallo stesso francese dopo lo stop appena dopo la curva 2.

Segue l’analisi della gara dei primi dieci piloti giunti al traguardo.

1. Sebastian Vettel. Scatto non eccezionale per il pilota Ferrari che, nel corso del primo giro, non riesce ad impensierire il suo compagno di scuderia Kimi Raikkonen e mantiene la 3a posizione. Nelle tornate immediatamente successive riesce a rimanere vicino al finlandese, ma dopo un’altra decina di passaggi perde contatto in modo abbastanza evidente. A differenza dei due piloti di fronte a lui, sceglie di allungare il primo stint di gara su pneumatici UltraSoft e la scelta si rivela indovinata perché, sfruttando magistralmente il regime di Virtual Safety Car, effettua la sosta e rientra in pista in testa alla corsa. Per circa quindici passaggi viene messo alle corde da Lewis Hamilton, tuttavia l’inglese non ha mai la concreta possibilità di sopravanzare il tedesco. A fine gara, complice una guida più conservativa di Hamilton, guadagna un buon margine di vantaggio che gli consente di andare a vincere, in relativa tranquillità, il Gran Premio d’Australia per il secondo anno consecutivo.

2. Lewis Hamilton. Buona partenza dalla pole per il pilota inglese che viene insidiato da Kimi Raikkonen solamente per le prime tre curve. Già dalle prime battute di gara tiene un ottimo ritmo che gli consente di staccare il finlandese, senza riuscire però a fare il vuoto. Al 19° passaggio rientra ai box per coprire un improbabile undercut da parte di Raikkonen. Questa scelta si rivela fatale sette giri più tardi quando Sebastian Vettel, sfruttando la Virtual Safety Car, cambia le coperture rientrandogli davanti. Nelle tornate successive tenta di mettere pressione al tedesco, il quale tuttavia, non commette mai errori. A fine gara, probabilmente per risparmiare carburante e power unit, desiste nell’attacco e si accontenta, si fa per dire, del terzo 2° posto consecutivo in Australia.

3. Kimi Raikkonen. Prima parte di gara abbastanza lineare per il finlandese che tenta subito di attaccare Lewis Hamilton, ma è costretto ad accodarsi e con il passare dei giri si vede scappare l’inglese anche se non in modo definitivo. A parte Brendon Hartley, è il primo pilota a fermarsi ai box, anche se risulta difficile credere ad un tentativo di undercut ai danni di Hamilton. Rientrato in 3a piazza, perde un posto ai danni del proprio compagno di scuderia che sale in 1a posizione. Per quasi tutti il secondo stint di gara viene incalzato da Daniel Ricciardo ma, come Vettel, difende il suo 3° posto e ottiene il suo 92° podio in carriera avvicinandosi a Fernando Alonso, fermo da ormai a 97 da oltre quattro anni.

4. Daniel Ricciardo. Inizio di corsa arrembante per l’australiano della Red Bull che, scattato dall’8a piazzola sopravanza prima Nico Hulkenberg e poi beneficia del testacoda del compagno di scuderia Max Verstappen. Poco prima della sosta sale al 4° posto per il doppio ritiro delle due Haas e, come Sebastian Vettel, effettua il pit-stop in regime di Virtual Safety Car. Una volta ripartita la corsa, tenta di sorpassare Kimi Raikkonen per salire per la prima volta sul podio nel Gran Premio di casa dopo la squalifica dell’edizione 2014, ma si deve accontentare del giro più veloce e del secondo 4° posto a Melbourne.

5. Fernando Alonso. Prestazione da vero combattente per il pilota asturiano che, partito dalla 10a posizione, rimane ai margini della zona punti per tutti i primi venti passaggi prima di cominciare a scalare posizioni grazie alle soste dei piloti di fronte a lui e al doppio ritiro di Romain Grosjean e Kevin Magnussen. Insieme a Sebastian Vettel è quello che beneficia maggiormente della Virtual Safety Car perché, una volta tornati in condizione di corsa normale, si ritrova in 5a piazza. Nonostante perda immediatamente contatto con Daniel Ricciardo, riesce a difendersi fino alla fine dagli attacchi di Max Verstappen. Il 5° posto del Gran Premio d’Australia eguaglia il miglior piazzamento colto da una McLaren da tre anni a questa parte.

6. Max Verstappen. Partenza fin troppo arrembante per l’olandese della Red Bull il quale, probabilmente preso dalla voglia di attaccare a tutti i costi Sebastian Vettel, non si accorge dell’arrivo dalle sue spalle di Kevin Magnussen che lo infila all’esterno alla prima curva. Ritrovatosi alle spalle del danese della Haas, tenta in ogni modo di risalire in 4a posizione, ma dopo otto tornate passate a stressare troppo le coperture è vittima di un testacoda da cui si riprende con grande maestria; tuttavia, a causa di ciò, scende all’8° posto. Dopo la sosta al 21° passaggio, ricade addirittura in 13a piazza, però grazie ai pit-stop dei piloti di fronte a lui e ai ritiri delle due Haas si ritrova al 6° posto nel giro di cinque tornate. In più sopravanza anche Fernando Alonso in un tratto di pista interessato dalle doppie bandiere gialle ed è costretto a restituire la posizione allo spagnolo. Dopo la ripartenza della gara, l’alfiere della Red Bull rimane sempre vicino al pilota spagnolo senza però mai riuscire a salire in 5a piazza. La 6a posizione non gli permette di migliorare il 5° dell’annata 2017 che rimane il suo miglior risultato in Australia.

7. Nico Hulkenberg. Primo stint di gara tranquillo per il pilota tedesco della Renault che prima perde una posizione a vantaggio di Daniel Ricciardo, ma successivamente la riguadagna dopo il testacoda di Max Verstappen. Rientrato in pit-lane al 24° giro ritorna in pista appena all’interno della zona punti, ma risale senza problemi le posizioni fino alla 7° che occupava prima di effettuare la sosta. Per tutta la parte restante della gara rimane tra Verstappen e Valtteri Bottas e porta la sua Renault a punti nella gara inaugurale come non accadeva dal Mondiale 2011 dove Vitalij Petrov salì anche sul terzo gradino del podio.

8. Valtteri Bottas. Prestazione sottotono per il finlandese, considerando la grande vettura di cui dispone. Partito dalla 15° casella, prima del doppio ritiro Haas, riesce a guadagnare solo due posizioni ai danni di Lance Stroll ed Esteban Ocon. Di tutti i piloti è il primo che sfrutta il regime di Virtual Safety Car per rientrare a sostituire le coperture e ciò gli permette di salire fino in 9a posizione prima di sopravanzare la McLaren di Stoffel Vandoorne guadagnando l’8°posto. Tuttavia, fino a fine corsa non è in grado di sopravanzare altri piloti e così facendo coglie il suo peggior risultato al traguardo da quando è alla Mercedes.

9. Stoffel Vandoorne. Dopo una partenza e una prima parte di gara totalmente anonima appena fuori dalla zona punti, il belga della McLaren sfrutta molto efficacemente la Virtual Safety Car, effettuando la sosta al 25° giro. Dalla 6a posizione in cui era scende solo in 8° e poi in 9° dopo il sorpasso compiuto ai suoi danni da Max Verstappen. Nelle tornate successive non riesce a mantenere il ritmo dell’olandese ma allo stesso tempo tiene a distanza Carlos Sainz jr. Il risultato del belga consente alla McLaren di registrare entrambe le vetture a punti per la prima volta dopo il Gran Premio di Ungheria 2017, mentre l’ultima volta che le due macchine di Woking erano andate a punti nella corsa di apertura risale al doppio podio di Jenson Button e Kevin Magnussen del 2014.

10. Carlos Sainz jr. Corsa dello spagnolo della Renault abbastanza in linea con i piloti intorno a lui. Dopo un primo stint in cui mantiene la 9a posizione di partenza, si ferma due giri prima del suo compagno di scuderia Hulkenberg e scende in 15a piazza anche se risale il gruppo abbastanza rapidamente e dopo tre tornate si ritrova al 10° posto. La sosta gli costa ben tre posizioni a favore di Fernando Alonso, Stoffel Vandoorne e Valtteri Bottas, ma effettivamente ne perde soltanto una per il doppio di ritiro delle Haas. Negli ultimi giri viene incalzato da Sergio Perez, ma riesce a portare la seconda Renault a punti come non accadeva dal Gran Premio di Turchia del 2011. 

Segue l’infografica Pirelli

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