La corsa perfetta dell’inglese di scuola FDA ci restituisce più di una riflessione sul suo conto, specialmente guardando all’interezza della sua stagione
È stato senza dubbio la sorpresa, graditissima, del fine settimana del GP di Città del Messico 2025. È, un po’ meno, una bella sorpresa per l’intera stagione di F1. Oliver Bearman torna a casa dalla seconda gara in sette giorni in continente americano dopo aver conquistato il proprio miglior risultato nella massima serie: un 4° posto che significa ben più dei 12 punti utili per entrambe le classifiche iridate. Il britannico ha corso alla perfezione, sfruttando ogni minima occasione per portarsi là dove, ad inizio weekend, nessuno si sarebbe mai sognato di immaginarselo. Eppure, dalla qualifica, il classe 2005 ha deciso che questo doveva essere il suo palcoscenico.
Dopo aver centrato per la terza volta consecutiva il Q3, dopo le apparizioni nell’ultima fase di prove di Singapore e Austin, Bearman si è ritrovato a scattare dalla nona posizione in griglia, a seguito della penalità comminata a Carlos Sainz, qualificatosi davanti a lui al settimo posto. Di per sé, il risultato del sabato sarebbe già di tutto rispetto, se consideriamo che l’esperienza del britannico in tutti e tre i tracciati è pressoché nulla (in Messico aveva girato soltanto nel 2023 nel corso delle FP1). Ciò che era impossibile da pensare era di assistere ad un Ollie in modalità attacco totale, fin dalla partenza.
Allo spegnimento dei semafori, l’allievo di scuola FDA è stato bravissimo ad approfittare del caos della prima curva per issarsi in sesta posizione. Come se non bastasse, poi, ha sfruttato da veterano il duello tra Max Verstappen e Lewis Hamilton, insieme all’esitazione di George Russell subito alle loro spalle, per scavalcare sia la Mercedes di quest’ultimo, sia il Campione del Mondo, con una manovra coraggiosa e priva del minimo timore reverenziale. Un peccato, tra l’altro, non averla rivista nei vari replay, visto che la caratura del gesto è elevatissima e certifica la grande capacità di Bearman di inventarsi sorpassi all’apparenza improbabili, già ammirabile nelle categorie minori.
La penalità al sette volte iridato ha fatto sognare alla Haas e al giovane inglese la possibilità di conquistare il primo podio della loro storia, poi sfumata a causa di un grande Verstappen, unico insieme a Lando Norris e Charles Leclerc ad optare per la singola sosta partendo, a differenza del duo di testa, con gomme medie. Poco male, alla fine. La medaglia di legno conquistata da Bearman è stata da lui accolta con enorme giubilo e lo stesso vale per i membri della sua squadra. Bellissime, come sempre, le istantanee di papà David ai box, mentre esultava ad ogni singola azione del figlio come se si trattasse della prima uscita sui kart.
Lo straordinario risultato di Ollie ci racconta una parte importante della sua stagione d’esordio in F1. Importante, sì, ma non certo completa, perché Bearman, di risultati, ne ha portati fin dall’inizio. Quello di Città del Messico è il suo settimo arrivo in zona punti, un dato che lo mette al pari del ben più esperto compagno di squadra, Esteban Ocon, nonché il quattordicesimo centro di una top 12 a fine gara. Meglio del britannico, in quest’ultimo campo, non vi è nessun altro rookie. Per quanto possa apparire bizzarra come statistica, non è da dimenticare il fatto che ai debuttanti si richieda principalmente costanza di rendimento, risultati stabili da cui costruire in seguito qualcosa di grande.
In questo senso, Bearman si è comportato benissimo dall’inizio, incappando tra l’altro in un periodo poco felice nel quale, per quattro GP consecutivi, aveva mancato l’ingresso in zona punti di appena una posizione. Avesse concluso quelle gare anche soltanto in decima posizione, il classe 2005 sarebbe appaiato con il coetaneo Andrea Kimi Antonelli a quota undici arrivi in top 10, ovvero il massimo per un debuttante quest’anno. Situazione ipotetica, ovviamente, ma comunque da tenere in considerazione, soprattutto vista l’enorme differenza tra il materiale tecnico a disposizione dei due giovanissimi. L’esito di Città del Messico, dunque, è senza dubbio un bellissimo exploit, ma anche il timbro su una stagione da esordiente di assoluto rispetto.
Mancano ora quattro appuntamenti al termine del Mondiale di F1. Considerando l’esperienza di 12 mesi fa a San Paolo, dove fu chiamato a sostituire l’influenzato Kevin Magnussen, Bearman avrà soltanto Las Vegas come tracciato da scoprire da zero, anche perché, in Qatar e ad Abu Dhabi, ha avuto modo di gareggiare al volante della F2. In questo momento, i 12 punti conquistati in Messico vedono Ollie al tredicesimo posto in classifica, davanti di appena due lunghezze ad Ocon e distante sette dalla top 10. Difficile pronosticare se l’inglese riuscirà a centrare anche quest’altro obiettivo, ben più che ambizioso ad inizio stagione ma ora maggiormente alla portata.
Il talento del ragazzo è sotto i riflettori da almeno due anni, da quel fine settimana in Azerbaijan quando, alla guida della Prema nella categoria cadetta, si è preso ogni singola sessione del weekend, a partire dall’unica prova libera a disposizione. Il tutto, chiaramente, da debuttante nella serie. L’apparizione a sorpresa tra i grandi l’anno scorso, in sostituzione di Carlos Sainz a Jeddah, ne ha garantita la caratura. La sua prima stagione tra i giganti della F1, infine, ci sta dicendo che, tra non molto, la Ferrari potrebbe ritrovarsi tra le mani un altro gioiello della propria Academy. Il compito del Cavallino sarà quello di non sprecarlo, non semplice considerando il percorso che sta affrontando chi, dalla FDA, ci è passato quando Bearman era ancora un ragazzino.
Immagine di copertina: Media Haas
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