F1 | GP Città del Messico 2024: Carlos Sainz e il suo miglior weekend in carriera

Autore: Simone Casadei
Pubblicato il 29 Ottobre 2024 - 09:00
Tempo di lettura: 5 minuti
F1 | GP Città del Messico 2024: Carlos Sainz e il suo miglior weekend in carriera
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Un fine settimana da incorniciare per il madrileno, in palla fin dal venerdì e imprendibile per chiunque sia al sabato che alla domenica

Tante volte, nel corso di questi ultimi tre anni, di Carlos Sainz si è sottolineata quasi solo la costanza di rendimento in gara e la capacità di portare ottimi punti alla propria squadra nei momenti più difficoltosi. Si è spesso esaltata la sua gestione degli pneumatici, si sono fatti accenni alla sua capacità di creare un ambiente sereno all’interno della scuderia (punto, questo, sul quale si è discusso parecchio nelle due passate stagioni), gli sono stati fatti i complimenti per aver saputo essere, in più occasioni, un “buon pilota”. Eppure, dal GP di Città del Messico 2024, il nativo di Madrid esce rinforzato come non mai, da dominatore indiscusso come non lo era mai stato, da cecchino in qualifica capace poi di trasformarsi in lepre in gara. Per riassumere, da vero ed autentico top driver.

Il fine settimana di Sainz è iniziato subito col piede giusto. Velocissimo nelle libere, convincente sia sul giro secco che sul ritmo gara, lo spagnolo è sembrato come intenzionato a ribadire fortemente il concetto espresso una settimana fa ad Austin: la volontà d’acciaio di vincere nuovamente con la Ferrari, prima di essere costretto a lasciarla. Le speranze per una nuova affermazione del 30enne figlio d’arte ci potevano anche essere, ma nessuno si sarebbe immaginato una performance simile da parte di Carlos, per di più così presto, immediatamente a seguito della già solidissima trasferta americana. Anche gli scettici si sono però dovuti ricredere davanti ad una prova granitica del #55, unico vero indiziato a trionfare sul circuito dedicato ai fratelli Rodríguez.

A dir la verità, la corsa di Sainz non è proprio cominciata nel migliore dei modi. Bruciato in partenza da Max Verstappen, l’alfiere della Rossa è stato poi costretto a ritirare momentaneamente i suoi intenti battaglieri a causa dell’uscita della Safety Car già nel corso della prima tornata. Alla ripresa delle ostilità, Carlos ha atteso un singolo giro prima di effettuare probabilmente uno dei sorpassi migliori della sua carriera, quantomeno per l’importanza della posizione acquisita. La staccata sul Campione del Mondo in fondo al lungo rettilineo è stata perfetta in ogni dettaglio, stupenda da ammirare e anche inaspettata, specialmente se consideriamo il pilota col quale lo spagnolo stava lottando in quel momento, non proprio tra i meno efficaci in frenata. L’impressione era comunque che la superiorità del madrileno in questo weekend fosse troppo alta anche per un mastino come Verstappen. Il mastino, in Messico, è stato proprio lo stesso Sainz, così definito a bandiera a scacchi calata dal suo ingegnere di pista Riccardo Adami.

Per la prima volta nel corso della sua esperienza ormai decennale in Formula Uno, Carlos ha realmente fornito agli appassionati e ai suoi avversari una dimostrazione di forza impetuosa, dirompente e inscalfibile, come mai fatto prima d’ora. Migliorato molto sul giro secco nel corso degli ultimi due anni, era qualche volta mancato il guizzo alla domenica, non sempre per colpa sua. In gara capitava anche di non vederlo incisivo come il compagno Charles Leclerc, il quale sta vivendo alla grande questo 2024, ma sul tracciato messicano non ce n’è stato proprio per nessuno. Soltanto un nome e un cognome potevano essere incisi sulla coppa del vincitore. Sainz ce l’ha messa tutta, riuscendoci, per far sì che fossero i suoi.

Questo fine settimana, il figlio del due volte iridato Rally lo ha vissuto come un Verstappen o un Hamilton. Quando la regia ti inquadra sporadicamente, quando ti puoi permettere di perdere quattro secondi nelle ultime nove tornate sul tuo più diretto inseguitore, quando l’unica azione ravvicinata della tua corsa si è svolta al nono passaggio, e che azione, allora sì, di dominio trattasi e di dominio è giusto parlare. Quello dei campioni, di quei piloti ai quali Carlos non è mai stato paragonato per velocità pura e talento, anche giustamente se si guarda alle sue prestazioni complessive, ma dei quali, nella gara di domenica, il #55 ha vestito i panni e lo ha fatto onorandoli fino in fondo, con tanto di esultanza a braccia aperte sulla sua SF-24. In quell’immagine, c’è tutta la liberazione di chi sa perfettamente cosa significhi essere messo da parte. Quel gesto come a voler dire: “Sì, quella stoffa lì, quella dei grandi, oggi ce l’ho avuta anch’io“.

L’anno prossimo, con tanto rammarico da parte sua, come ampiamente evidenziato nella conferenza stampa di giovedì, Sainz su quella Ferrari non potrà più salirci. Il suo destino parla inglese, più precisamente quello di un’altra scuderia storica e assai vincente come la Williams, ma è anche avvolto da numerosi dubbi e incertezze per quanto concerne la competitività dei prossimi mezzi progettati a Grove, coi quali la squadra guidata da James Volwes cercherà di riportarsi lassù, dove conta davvero. Lassù, dove Carlos ha dimostrato di meritare di stare. Lassù, dove l’aria è più rarefatta, quasi come quella che si respira ai 2000 metri di altitudine di Città del Messico. Lassù, dove svettano i numeri 1. Se questa dovrà essere l’ultima gioia rossa dello spagnolo, di tutto si potrà parlare fuorché di un addio non all’altezza. Perché vincere con il Cavallino è, già di per sé, un affare non per tutti. Dominare con le insegne di Maranello cucite sul petto è un’impresa che, anche se riuscita una sola volta in carriera, niente e nessuno potrà mai cancellare.

Immagine di copertina: Media Ferrari

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