F1 | GP Canada: la ricostruzione che scagiona Vettel [Video]

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
10 Giugno 2019 - 22:28
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Apriamo questa analisi con il fotogramma che ha “deciso” il Gran Premio del Canada, nel quale si vede Sebastian Vettel girare verso destra il volante della sua SF90 poco dopo la sua uscita di pista sull’erba tra le curve 3 e 4.

Questo specifico momento, caratterizzato da pochi frame, è stato giudicato dagli steward di Montréal come rientro poco sicuro in pista e parte di una difesa nei confronti di Lewis Hamilton che ha condotto, poi, alla penalità di cinque secondi tanto contestata, per colpa della quale il tedesco ha perso il Gran Premio del Canada in favore del campione in carica della Mercedes.

Avvalendoci del video pubblicato dalla F1 sul suo canale Youtube, abbiamo quindi ricostruito fotogramma per fotogramma quanto successo nel costo del 48° passaggio della gara di Montréal, per poi riunire tutto in un video che troverete alla fine dell’analisi.

ANALISI DEI FOTOGRAMMI

Partiamo dal camera car della Mercedes di Lewis Hamilton. L’inglese vede, davanti a sé, Sebastian Vettel perdere il posteriore della sua Ferrari.

La derapata della SF90 continua mentre il tedesco tenta di controllare la vettura.

Invece di forzare verso il cordolo interno, con il rischio di saltarci sopra e perdere irrimediabilmente la monoposto, Vettel decide di tagliare sull’erba percorrendo circa 36 metri in quest’area.

Hamilton si avvicina rapidamente alla Ferrari, con Vettel che galleggia sull’erba cercando di rientrare in pista il più in fretta possibile.

Da qui in poi il fatto che decide la gara: Vettel rientra in pista attraversando il cordolo interno. In questo frangente la Ferrari spancia sul cordolo stesso, rialzato rispetto all’asfalto e all’erba come si vede da questa immagine.

Nel rientrare in pista le gomme anteriori, sporche di terra/erba, riprendono parte del grip mentre le posteriori sono ancora sul cordolo. Questo sbilancia la monoposto che parte con il posteriore costringendo Vettel a correggere la traiettoria.

Qui abbiamo sovrapposto i fotogrammi usando come riferimento l’ultimo nel quale le ruote della Ferrari sono sterzate verso destra, in modo da rendere chiara la situazione: mentre Lewis Hamilton sta sopraggiungendo, Sebastian Vettel sta ancora controllando la monoposto. Dal camera car dell’inglese si vede l’anteriore destra della Ferrari puntata verso il muretto.

Quando Vettel riprende totalmente il controllo della monoposto questa sta ormai puntando verso il muretto esterno. In questo momento il tedesco può iniziare a riportarsi in traiettoria.

Solo in questo momento Vettel guarda per la prima volta nello specchietto di destra. Sono passati circa otto decimi di secondo dall’ultima controsterzata a quando il tedesco gira il casco verso destra per vedere la situazione alle sue spalle. La livrea con la bandiera tedesca sulla calotta aiuta a capire il movimento della testa di Vettel. Giova anche ricordare che gli specchietti laterali sono ben più distanti dall’abitacolo rispetto a qualche anno fa, quindi è necessario un movimento ben più accentuato per poterli “consultare”.

Per completezza abbiamo aggiunto anche la ripresa aerea degli stessi fotogrammi.

ANALISI VIDEO

Per completare la ricostruzione ecco un video che ripercorre l’episodio mettendo in parallelo le diverse visuali: in alto la ripresa aerea e quella frontale e, in basso, i camera car di Vettel e Hamilton. Il video si interrompe brevemente in corrispondenza di quattro eventi: il sovrasterzo in ingresso di curva 3 di Vettel, l’uscita di pista sull’erba del tedesco inquadrata dal cameracar di Hamilton, il ritorno in pista con Vettel che controsterza per controllare la vettura e, infine il momento in cui il tedesco guarda per la prima volta dallo specchietto.

CONSIDERAZIONI

Partiamo dal comunicato della FIA riguardante la penalizzazione.

“L’auto numero 5 ha lasciato la pista, è rientrata in modo non sicuro e ha forzato un’altra macchina fuori dal tracciato”. Questo è il succo della decisione dei commissari.

Come sottolineato da molti altri piloti ed addetti ai lavori (oltre allo stesso Vettel che, però, in questo caso è parte interessatissima) il rientro in pista del tedesco difficilmente sarebbe potuto avvenire in un altro modo. Con una velocità media sull’erba di circa 80 km/h, il che presuppone un ingresso più rapido ed un’uscita più lenta, galleggiare controllando la vettura per cercare di rientrare in pista senza girarsi è di per sé operazione difficile. Se Vettel avesse tentato di frenare (quale pilota lo farebbe in quella condizione?!) avrebbe rischiato il testacoda. Se avesse tentato, invece, di restare in pista, avrebbe trovato il cordolo interno (rialzato, come da foto sopra) a fare da trampolino sul fondo per spedirlo verso il muretto esterno. Situazione verificatasi oltre 35 metri più in là ma a velocità decisamente ridotta che non ha, comunque, impedito alla monoposto di intraversarsi, con il successivo controsterzo – necessario – una volta che anche le ruote posteriori sono tornate sull’asfalto. Non si può, quindi, non tenere conto del fatto che il tedesco ha dovuto affrontare un rientro dopo decine di metri sull’erba e non in una via di fuga convenzionale (per i nostri giorni) in asfalto.

Per quanto riguarda il forzare Hamilton “off track” i due punti comminati sulla patente del tedesco indicano una sorta di volontarietà nel voler spingere verso il muro la Mercedes dell’inglese. Tenendo conto che tutta l’azione successiva al rientro in pista è stata necessaria per riportare in linea la Ferrari, pena un testacoda verso il muro interno, i fotogrammi ed il video che vi abbiamo mostrato indicano chiaramente che Vettel controlla lo specchietto di destra solo dopo aver ripreso il controllo completo della monoposto. Tutti i frame precedenti lo vedono impegnato a controllare la vettura. Nel momento in cui il casco del tedesco si volta verso destra Lewis Hamilton è già affiancato con l’anteriore e ha già rallentato dopo aver visto tutta la scena di fronte a sé. Non c’è quindi alcun rischio concreto di contatto e, anzi, se ci fosse stato la responsabilità più grande sarebbe stata paradossalmente quella dell’inglese. Tra i due, infatti era lui quello in pieno controllo della situazione e con l’opzione di incrociare all’interno per sfilare la Ferrari. Parlare di “Car 44 had to take evasive action to avoid a collision” è quindi molto forzato, in quanto l’inglese non ha subito direttamente un’azione volontaria ma ne ha intrapresa una pericolosa nonostante avesse ben chiara la situazione dinanzi a sé.

Si parla, tra l’altro, di poche decine di centimetri: seguono le immagini dell’episodio incriminato (dall’account Facebook della F1) e di uno dei tanti passaggi di Hamilton in quel punto in solitaria.

Nella prima immagine si vede frontalmente il momento in cui Vettel guarda per la prima volta nello specchietto. Nella seconda è apprezzabile il residuo di gomma a formare la traiettoria ideale, vicinissima al muro. Come potete notare, il concetto di “Off track” è decisamente relativo ed opinabile.

IL FATTORE TEMPO

Abbiamo scandagliato, sezionato, analizzato frame by frame – anche sovrapponendoli – quanto successo nel corso del 48° giro a Montréal. In tutto questo c’è un fattore fondamentale da tenere in considerazione. Il tempo. Dal momento in cui Sebastian Vettel perde il posteriore della sua Ferrari a quando, una volta tornato in controllo, guarda lo specchietto di destra, trascorrono 4,4 secondi divisi in quattro specifici momenti:

Un secondo e tre decimi per rispondere al sovrasterzo iniziale e decidere di tagliare sull’erba invece di forzare sul cordolo.
Un secondo e sette decimi trascorsi galleggiando sul prato fino al rientro in pista.
Nove decimi per riprendere il controllo della Ferrari una volta tornato sull’asfalto.
Mezzo secondo per girarsi, infine, verso lo specchietto.

In questi quattro secondi e quattro ma, soprattutto, nello svolgersi di queste quattro singole azioni nei tempi evidenziati, i commissari di Montréal hanno ritenuto che Sebastian Vettel, nonostante non abbia mai guardato lo specchietto fino al punto che vi abbiamo mostrato, abbia supposto e calcolato esattamente i movimenti di Hamilton alle sue spalle portandosi così volontariamente, con tutte le sue correzioni, all’esterno per chiuderlo.

Per quanto si possa avere stima dei piloti di Formula 1 questa ipotesi sembra, decisamente, troppo forzata. Per questo riteniamo che la penalità, alla lettera anche comprensibile, sia totalmente fuori da ogni logica visti gli eventi, le immagini e le circostanze.

Segue la seconda review con la ripresa frontale del casco di Vettel.

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