La prelibatezza del sushi è quella che la Ferrari ha assaporato dalla qualifica con meno di due decimi di distacco da Hamilton, passando per la folgorante partenza di Sebastian Vettel fino all’ingresso della Virtual Safety Car che ha mandato in bambola, ancora una volta, il muretto Ferrari.
Ed ecco che dal delicato pesce giapponese si arriva all’harakiri sotto forma di un altro, la carpa, che ha schiaffeggiato idealmente a colpi di coda gli uomini in rosso dopo l’incredibile modo con il quale sia Vettel che Kimi sono stati penalizzati dalla loro stessa squadra.
Sebastian è stato tolto dalla testa della corsa, guadagnata con merito, per una sosta per passare da ultrasoft a supersoft che ha chiarito a tutti, avversari compresi, la necessità di un ulteriore stop per montare la obbligatorie soft. Stessa sorte per Raikkonen, che giunto dietro il compagno, si è trovato addirittura quindicesimo.
A questo punto, in Mercedes non è stato fatto altro che allungare lo stint sulle ultrasoft per assicurarsi di dover rientrare una sola volta per passare direttamente alle soft. Hamilton ha gestito al meglio le gomme viola, e nel finale di gara ha anche dichiarato che avrebbe potuto compiere ancora qualche giro.
Vettel, passato da inseguito ad inseguitore per colpe non sue, ha dovuto forzare a più non posso finendo per commettere un paio di errori all’ultima chicane che hanno chiuso definitamente la questione vittoria, che sarebbe stata comunque molto, molto difficile.
Raikkonen, mai in palla e più lento del compagno, è stato ancora più svantaggiato dalla strategia dato che ha dovuto recuperare dal fondo.
C’è da chiedersi per quale oscuro motivo 1) si sia preferito abbandonare la prima posizione 2) operando la stessa strategia ad entrambe le vetture, oltretutto su una VSC che è durata pochissimo. Ma soprattutto quando la Mercedes ha dimostrato, più di una volta, di essere una perfetta vettura quando è sola al comando, mentre inizia a palesare problemi di temperature quando è costretta ad inseguire.
E’ difficile dire con certezza o meno se la Ferrari, copiando la strategia Mercedes, sarebbe riuscita a vincere questa gara. Forse ci sarebbe riuscita, sicuramente avrebbe avuto molte più possibilità che non autoeliminandosi come oggi.
Episodi del genere richiamano alla memoria giornate nefaste come Abu Dhabi 2010. Da quel giorno di simile è rimasto solo il colore, il rosso, eppure l’insegnamento non pare esser stato recepito.
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