La quarta gara dell’anno aiuta a certificare i valori attuali di questa prima parte di mondiale
La F1 esce dal Bahrain con una scala di valori abbastanza chiara per quanto riguarda le performance dei primi quattro team. McLaren, Mercedes, Ferrari e Red Bull, in quest’ordine, guidano il mondiale con stravolgimenti che possono arrivare solo in determinate situazioni.
Dopo quattro appuntamenti possiamo sicuramente dire che McLaren, ad oggi, è il team da battere, ma con un asterisco che riguarda Lando Norris. Il doppio errore sull’erba di Melbourne, a parti invertite, vedrebbe oggi Oscar Piastri in testa al mondiale e con pieno merito. L’australiano, vittorioso a Sakhir dopo Shanghai, sta dimostrando di essere più costante e meno falloso del compagno, preda di una serie di errori già molteplici in queste prime quattro gare di stagione.
Norris lamenta di non trovarsi con la monoposto e il team l’ha già “salvato” due volte dagli attacchi di Piastri (a Melbourne e Suzuka). Come già analizzato in precedenza, McLaren non deve fare l’errore di privilegiare a prescindere l’inglese se dimostra, almeno ora, di non essere all’altezza del compagno. In questo momento è difficile che McLaren possa essere ripresa, ma è sempre meglio ottenere il massimo dalle possibilità che ci sono di fare bottino pieno. Ad oggi, Oscar Piastri è il candidato più credibile per il titolo.
Mercedes si dimostra seconda forza, ancora una volta. Nonostante la serie comica di problemi tecnici che hanno afflitto la W16 nell’ultimo terzo di gara a Sakhir, George Russell ha concluso un’ottima gara e, in generale, un ottimo weekend. Si potrebbe dire lo stesso di Kimi Antonelli se la Safety Car e la decisione del team di fermarsi ancora una volta non lo avesse penalizzato. L’italiano era in pista da otto giri con le soft e la squadra ha optato per un nuovo cambio gomme che lo ha spedito indietro in classifica, ma la sua prestazione è stata ottima a prescindere.
La W16 non ha sicuramente ereditato dalla W15 il problema dell’andare forte o meno in base alle temperature, dimostrandosi costante in ogni appuntamento. Soprattutto, sin dai test la monoposto è apparsa stabile e “facile” da guidare. Russell e Antonelli, nei loro onboard, guidano senza sbavature o correzioni evidenti rispetto agli avversari, segno di una vettura ben piantata e con un buon bilanciamento. Lo step in avanti rispetto al 2024 c’è e Russell sta gestendo bene il ruolo di prima guida dopo l’uscita di Lewis Hamilton. Entrambi, nel corso dell’anno, avranno l’opportunità per togliersi delle soddisfazioni.
Ferrari può essere definita la terza forza di questo inizio di mondiale, con una SF-25 già passata dal primo giro di aggiornamenti ma che, al momento, non ha sicuramente il passo della McLaren e nemmeno quello della Mercedes. Sicuramente le alte aspettative di inizio anno, lo abbiamo detto più volte, non sono state rispettate e questo diventa sempre un problema quando si parla del team di Maranello. Inoltre, non passano inosservate le dichiarazioni rilasciate ai media stranieri dal team principal Vasseur prima (a l’Equipe, sostenendo che è la stampa a gonfiare le aspettative) e da Lewis Hamilton ieri a Sky Sport UK, quasi a giustifica delle sue prestazioni chiamando in causa un modo di lavorare diverso rispetto a quanto fatto in Mercedes.
Da un sette volte campione del mondo ci si aspetta sempre molto e, al momento, l’inglese non ha mai pareggiato le prestazioni di Leclerc, eccezion fatta per la Sprint cinese che, come sappiamo, rappresenta una (seppur felice) parentesi. Ovviamente siamo ancora all’inizio del mondiale e, quanto successo nel 2024, insegna che le cose possono cambiare anche se la scorsa stagione sembra più un’eccezione alla regola. Al momento, comunque, la Rossa è dietro come velocità pura e come passo e solo in occasioni particolari possono arrivare spunti e possibilità per risultati importanti.
Arriviamo a Red Bull, il vero rebus di questo inizio. Il team di Milton Keynes vive il momento più difficile da anni a questa parte. Max Verstappen non molla un centimetro e ha dimostrato, con la splendida vittoria giapponese, che in condizioni particolari può ancora farsi beffe di tutto il gruppo. Quando, però, i tracciati diventano meno tortuosi, meno inclini a favorire il talento del pilota e con più possibilità di sorpasso, ecco che la Red Bull fatica e tanto. La pioggia australiana e, appunto, l’eccezione di Suzuka, hanno permesso all’olandese di limitare i danni, ma a Sakhir la RB21 è apparsa in chiara difficoltà, addirittura dimessa e costretta a lasciare posizioni senza nemmeno accennare una difesa.
Solo nell’ultima parte di gara Verstappen ha potuto spingere un po’ di più, soffiando comunque la posizione nel finale con fatica ad un’Alpine dopo esser stato per molti giri alle spalle di una Haas. Insomma, la situazione non è rosea e, a fine gara, il manager di Max si è fatto sentire con i vertici RB. Lo stesso campione in carica ha ammesso di non essere in lotta per il mondiale e chissà che questo non possa essere l’ultimo anno di uno straordinario binomio, condito con quattro titoli mondiali consecutivi. Vale lo stesso discorso fatto per Ferrari: siamo solo all’inizio del mondiale. Però, in questo caso, le possibilità di risultati importanti per Red Bull sembrano più legate a circostanze particolari e ai miracoli del suo pilota di punta, più che ai meriti di una monoposto non all’altezza della concorrenza. Le discussioni sul secondo pilota, con Liam Lawson cambiato con Yuki Tsunoda dopo due gare, non cambiano molto i valori all’interno del team. Il giapponese sembra essersi adattato meglio rispetto al neozelandese, ma difficilmente questo potrà portare miglioramenti generali almeno nel breve periodo.
Immagine di copertina: Media McLaren
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