F1 | GP Azerbaijan 2019: l’analisi della gara di Baku

F1GP AzerbaijanGran Premi
Tempo di lettura: 19 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
1 Maggio 2019 - 18:13
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Il Gran Premio di Azerbaijan, vinto da Valtteri Bottas dopo un’accesa lotta con Lewis Hamilton nelle battute finali, aiuta a definire in modo più completo i valori in campo del mondiale 2019. La Mercedes ottiene un nuovo record, ovvero quello di quattro doppiette consecutive nei primi quattro appuntamenti del mondiale; non era mai successo. Valtteri Bottas e Lewis Hamilton si equivalgono nel computo di vittorie e pole position, due a testa. Il giro più veloce ottenuto a Melbourne, nel Gran Premio inaugurale, porta il finlandese in testa alla classifica con 87 punti contro gli 86 del campione in carica inglese.

La Ferrari porta a casa un podio con la terza posizione di Sebastian Vettel ed un quinto posto con Charles Leclerc. Il weekend della squadra del Cavallino viene condizionato dall’incidente di cui è protagonista il monegasco in Q2: ne parleremo più avanti ma, in linea generale, si tratta di un’altra battuta d’arresto importante per il team di Maranello, mai in grado di poter lottare con la Mercedes né in qualifica né in gara, così come successo in Cina. Il team di Brackley, dopo sole quattro gare, comanda la classifica con 173 punti contro i 99 della Ferrari. Il divario è già ampissimo. Passando alla Red Bull, ottima prestazione di Max Verstappen, con un finale spezzato nel ritmo dalla Virtual Safety Car. Benissimo aveva fatto Pierre Gasly fino al problema tecnico che gli ha tolto una sesta posizione meritatissima dopo la partenza dalla pit lane. 

McLaren e Racing Point approfittano del profondo rosso della Renault e della Haas per portarsi rispettivamente al quarto e quinto posto della classifica costruttori, con entrambi i piloti a punti a Baku. Ancora una top ten per l’Alfa Romeo con Kimi Raikkonen, anche lui di ritorno dalla pit lane. Toro Rosso fuori dai punti dopo un’ottima qualifica di Kvyat, Williams sempre più lontana e per di più sfortunata a chiudere il gruppo. 

QUALIFICHE 2019 vs 2018

Le qualifiche 2019 vedono migliorare tutti i team tranne la Williams. La squadra che ha abbassato maggiormente i tempi rispetto all’anno scorso è la Toro Rosso. Il tempo di 1:44.496 realizzato da Pierre Gasly con la STR13 è stato demolito da Daniil Kvyat, che ha portato la STR14 in terza fila con 1:41.681, ben due secondi ed otto decimi meglio.

Passando ai top team, la Ferrari migliora di sette decimi il suo tempo della Pole 2018 ma la Mercedes fa molto meglio. Valtteri Bottas leva un secondo e due dal tempo di Lewis Hamilton della passata stagione prendendosi la pole. La W10 ha quindi migliorato quasi sei decimi in più rispetto alla SF90, con la Rossa che tra le vetture in positivo rispetto al 2018 è in fondo al gruppo in termini di vantaggio. Esclusa Renault (-0.589), gli altri team hanno tutti migliorato di più. Verstappen ha abbassato il tempo di Ricciardo del 2018 di oltre otto decimi (-0.842), Racing Point ha fatto meglio di oltre nove (-0.930), tutti gli altri sono oltre il secondo: Mercedes appunto (-1.272), Alfa Romeo (-1.650), Haas (-2.060), McLaren (-2.133), Toro Rosso (-2.815).

Fanalino di coda, ancora una volta, la Williams. Il team di Grove prosegue nella sua involuzione, peggiorando il tempo del 2018 di quasi un secondo e mezzo (+1.477). L’anno scorso Lance Stroll aveva rimediato un distacco di due secondi e un decimo dalla pole, quest’anno George Russell ha fatto peggio di quattro secondi e mezzo.

GARA

Ancora più che nelle altre gare si può notare la differenza tra i tre top team ed il resto del gruppo. Mercedes, Ferrari e Red Bull competono in una sorta di altra categoria. Non ingannino i 69 di distacco di Charles Leclerc al traguardo. Il monegasco, infatti, prima di effettuare il pit stop finale con l’intento di cogliere il giro più veloce, si trovava a 39 secondi dalla Mercedes di Bottas. Pierre Gasly, prima del ritiro, era appena dietro alla Ferrari #16. 

Sergio Perez, il primo degli altri, si trova quindi ad oltre mezzo minuto dai top team. In Azerbaijan il secondo gruppo è giunto al traguardo più sgranato, e quindi ci sono state lotte in meno per le ultime posizioni che assegnavano punti. Il primo pilota doppiato è Kimi Raikkonen, decimo al traguardo nonostante l’handicap della partenza dalla pit lane ed ancora davanti ad Antonio Giovinazzi. Irriconoscibili le Renault e le Haas, mentre Toro Rosso è andata vicina ai punti con Albon. Russell e Kubica doppiati due volte ed al traguardo con un giro di ritardo da tutti gli altri.

La classifica costruttori si allunga ancora: Mercedes ha 74 punti di vantaggio sulla Ferrari e quasi il triplo di quelli della Red Bull dopo sole quattro gare. McLaren, Racing Point, Alfa Romeo e Renault sono racchiuse in sei punti. Haas si stacca e resta ad otto, Toro Rosso rimane a quattro. Williams, ovviamente, ancora a zero.

MERCEDES vs FERRARI

L’appuntamento di Baku porta con sé una svolta importante in ottica mondiale. Se l’alternanza nelle prestazioni delle prime tre gare aveva confuso, l’autorità con la quale il team di Brackley ha conquistato pole e vittoria lascia poco spazio alle interpretazioni. Le quattro doppiette consecutive ottenute da Hamilton e Bottas rappresentano non solo un record per le statistiche, ma una preoccupazione per le sorti di entrambi i campionati. Sullo sfondo la gara di Barcellona, dove Mercedes potrebbe lasciare un altro segno profondo nelle sorti della stagione.

Le prove libere, condizionate dai problemi con la Williams di Russell e con l’organizzazione del GP, avevano fatto sperare in un miglioramento della Ferrari che, nonostante gli aggiornamenti portati in Azerbaijan, non c’è di fatto stato. Come di consueto Mercedes ha girato al risparmio tra venerdì pomeriggio e sabato mattina, attendendo il momento più importante – quello della qualifica – per mostrare i muscoli. Il risultato è indicativo. Nel confronto con il 2018 la Mercedes ha migliorato di un secondo e due, la Ferrari sette decimi confermando che anche il vantaggio al sabato, elemento di pregio della passata stagione, è svanito. La qualifica della Rossa, tra l’altro, è stata pesantemente condizionata dall’incidente di Charles Leclerc durante la Q2. Sia il monegasco che Sebastian Vettel, infatti, erano intenzionati a passare il taglio su gomme medie. Leclerc, che aveva fatto segnare un tempo valido per la Q3, è comunque partito con le Pirelli “gialle” in ottava posizione, mentre il tedesco è stato costretto, per non rischiare ulteriormente negli ultimi minuti, a qualificarsi per l’ultima sessione con le gomme soft, pregiudicando quindi la strategia iniziale.

Tutto liscio, invece, per quanto riguarda la Mercedes, con Valtteri Bottas che all’ultimo tentativo ha soffiato la pole a Lewis Hamilton per soli 59 millesimi. Un niente ma quanto basta per resistere all’inglese in partenza. Passiamo infatti alla gara: i due piloti delle Frecce d’Argento, al via, hanno subito dato l’impressione di poter scappare via e così è effettivamente stato, soprattutto con il finlandese. Bottas è stato autore di una gara lucidissima soprattutto in partenza e nelle ultime fasi. Al via ha infatti resistito da campione all’esterno nelle prime due curve quando Lewis, partito meglio, si è infilato all’interno. Nonostante la pista sporca l’attuale capoclassifica ha tenuto giù il piede mantenendo meritatamente la prima posizione. Bottas ha poi dovuto tenere i nervi saldi negli ultimi giri, quando Hamilton è tornato sotto minaccioso arrivando addirittura a sfruttare il DRS per avvicinarsi. Nulla però è servito per scavalcare il compagno, che ha così vendicato la beffa di un anno fa su queste strade, quando la foratura della gomma posteriore destra l’ha privato del successo. 

La Ferrari non ha potuto fare altro che guardare con Sebastian Vettel, il quale è stato protagonista di una gara senza sbavature e, probabilmente, senza la possibilità di fare altro per contrastare il dominio Mercedes. Il tedesco, partito come detto su gomme morbide contrariamente a quanto sperato, ha concluso al terzo posto a dieci secondi da Hamilton e senza mai dare l’impressione, se non solo in alcuni frangenti, di poter tenere il passo delle W10. Quando questo si è verificato, ai due davanti è bastato mettere insieme due giri più veloci per aumentare nuovamente il distacco. Ancora polemiche, invece, per la strategia applicata a Charles Leclerc. Il monegasco, partito ottavo con gomme medie, è stato autore di un’ottima gara nelle prime fasi che l’ha portato fino in quarta posizione dopo otto tornate. Dopo dodici, invece, si è trovato in testa alla corsa quando tutti gli altri big si sono fermati per il primo pit e per passare alle stesse medie dopo la prima fase di gara con le soft. A questo punto la decisione di partire con le gomme “gialle” ha iniziato a mostrare i suoi limiti principalmente per due motivi: le temperature più alte e la pista più gommata rispetto agli altri giorni hanno portato ad un consumo maggiore. Pirelli stessa, infatti, aveva previsto una prima sosta più ritardata anche per chi aveva iniziato la gara con le soft. 

Credendo che le soft non sarebbero state capaci di reggere per quasi metà gara, Leclerc è stato richiamato ai box solo all’inizio del 34° giro per passare alle “rosse”. Rientrato alle spalle di Pierre Gasly, il monegasco non è riuscito ad avere la meglio sul francese che, partito a sua volta con le medie dalla pit lane dopo la penalità del venerdì, ancora si doveva fermare. Il ritiro della Red Bull #10 ha lasciato via libera quando ormai il distacco dall’altra RB15, quella di Max Verstappen, era di circa mezzo minuto. A questo punto il team, visto l’enorme vantaggio sulla Racing Point di Sergio Perez, ha deciso per un’ulteriore sosta a quattro giri dal termine per permettere a Leclerc di ottenere il giro più veloce, obiettivo poi conquistato nel corso del penultimo passaggio.

Poteva essere diversa la strategia applicata al monegasco? Difficile da dire. La gomma dura non è stata provata così come i riferimenti del venerdì, giornata azzoppata e con pista sporchissima e non gommata, non erano comunque affidabili. Nelle difficoltà, comunque, Mercedes ha dimostrato ancora una volta di saper gestire meglio la situazione. Ora le classifiche fanno spavento dopo soli quattro appuntamenti.

RED BULL

Si pensava che il team austriaco potesse trovarsi in difficoltà sui lunghissimi rettilinei della pista di Baku. In effetti così è stato ma, forse, non come ci si sarebbe aspettati. Sul dritto la Power Unit Honda mostra ancora le sue lacune rispetto a Mercedes e Ferrari, con i dati delle qualifiche che parlano di differenze medie di circa 10 km/h. Nonostante questo Verstappen ha chiuso il suo giro del sabato a meno di tre decimi dalla Ferrari di Sebastian Vettel mentre, in gara, il passo della RB15 si è dimostrato di tutto rispetto. Entrambe le monoposto sono state decisamente in palla soprattutto nella fase centrale di gara con Verstappen e Gasly – su strategie opposte per la partenza del francese dalla pit lane – autori di ottimi tempi. L’olandese, prima della Virtual Safety Car attivata per il ritiro del compagno Pierre Gasly, stava recuperando terreno con gomme medie sulla Ferrari di Sebastian Vettel. Dagli oltre dieci secondi del 15° passaggio era tornato infatti ad un secondo e sette dal tedesco prima della neutralizzazione del 39° passaggio, dopo una bella sequenza di giri più veloci. I due giri e mezzo ad andatura blanda hanno spezzato il ritmo alla RB15 ed un possibile assalto al podio. 

Un gran peccato il ritiro di Pierre Gasly. Il francese, partito dalla pit lane dopo la penalizzazione del venerdì per aver saltato la procedura del peso, aveva bisogno di un buon risultato per invertire la brutta tendenza di inizio stagione e ci stava riuscendo con convinzione. Al momento del ritiro, infatti, si trovava in quinta posizione davanti a Charles Leclerc quando ancora si doveva fermare per la sua unica sosta, dopo un lunghissimo e veloce stint su gomme medie. Il problema tecnico che l’ha costretto a fermare la monoposto in pista gli ha quindi impedito di concludere la gara con un agile sesto posto. Al di là del problema di affidabilità, a Baku la Red Bull si è dimostrata gentile con le gomme. Manca ancora velocità ma per quello ci vorrà probabilmente del tempo.

RACING POINT

Ancora a punti l’ex Force India, questa volta con entrambe le RP19. C’è però un nodo da sciogliere e riguarda Lance Stroll. Sergio Perez in questo momento sta facendo decisamente meglio del canadese ed anche a Baku, teatro del primo ed unico podio per ora di Lance, il confronto è stato duro. Il messicano ha piazzato la sua monoposto in quinta posizione in qualifica, una potenziale settima se consideriamo le assenze di Gasly e Leclerc, mentre Stroll non è andato oltre la sedicesima (poi diventata quindicesima per la penalità a Giovinazzi). Perez in gara ha dovuto lasciare il passo alla Ferrari di Leclerc ed alla Red Bull di Gasly, con quest’ultima che ha poi restituito la sesta posizione con il ritiro del francese. Un risultato davvero ottimo. Stroll, dal canto suo, è risalito fino alla nona posizione approfittando a sua volta del ritiro della RB15 ed anche dell’incidente da CID che ha messo fuori causa Daniil Kvyat e Daniel Ricciardo, entrambi davanti a lui al momento del contatto. A fine gara il canadese ha conquistato sì due punti ma è giunto con oltre 26 secondi di ritardo dal compagno, più o meno lo stesso del GP di Cina. Il bottino finale di Baku parla di dieci punti tondi conquistati ed una classifica costruttori che vede la Racing Point salire al quinto posto dietro McLaren. Non male.

MCLAREN

Non giudicabile in Cina a causa del doppio contatto con Daniil Kvyat che ha condizionato la gara di entrambi i piloti, la McLaren si è rifatta ampiamente in Azerbaijan concludendo il Gran Premio di Baku a punti con le due MCL34 dopo una buona qualifica, soprattutto da parte di Lando Norris. L’inglese ha ritrovato parte dello smalto perso in Formula 2 e sta dando parecchio filo da torcere al più esperto Carlos Sainz. In qualifica Norris ha migliorato di oltre due secondi il tempo fatto segnare da Fernando Alonso la passata stagione, piazzandosi in settima posizione. In gara l’inglese ha sofferto un po’ di più rispetto al compagno, risalito di quattro posti dall’undicesimo al settimo, giungendo alle sue spalle in ottava posizione sebbene con una sosta in più. Il team di Woking a questo punto si porta in testa al “secondo gruppo” al quarto posto in classifica generale. Risultato che fa sicuramente morale in vista di Barcellona, banco di prova cruciale nell’arco della stagione.

RENAULT

Il team ufficiale francese è irriconoscibile. Al di là dei cinque ritiri in otto gare a Baku la qualifica è semplicemente horror, con Daniel Ricciardo dodicesimo e Nico Hulkenberg eliminato in Q1 e davanti alle sole Williams di Russell e Kubica. In gara la situazione non migliora. Ricciardo butta via un possibile arrivo a punti portando con sé fuori in via di fuga Daniil Kvyat in un tentativo di sorpasso in curva tre. Andato più lungo della Toro Rosso, nella concitazione del momento inserisce la retro per tornare in pista ma centra in pieno la monoposto del russo, costringendo in seguito entrambi al ritiro. Per l’australiano è il terzo ko in quattro gare: l’avventura in Renault non è iniziata proprio nel migliore dei modi. Non meglio è andata a Nico Hulkenberg. Il tedesco ha chiuso 14°, doppiato ed ancora davanti alle sulle vetture di Grove. Prestazionalmente parlando questo è forse il punto più basso da quando i francesi sono tornati in veste ufficiale nel Circus. Serve una svolta immediata.

ALFA ROMEO SAUBER

Weekend decisamente dolce-amaro quello del team con base a Hinwil. Kimi Raikkonen timbra ancora il cartellino portando a casa un altro punto ma l’appuntamento di Baku è condizionato dalle penalità nelle quali incappano sia lui che Antonio Giovinazzi. Entrambi i piloti, infatti, riescono ad accedere alla Q3 in qualifica chiudendo bene, con l’ottavo posto dell’italiano ed il nono del finlandese. Il pilota di Martina Franca già prima delle qualifiche è condannato però a partire arretrato di dieci posizioni in griglia per l’installazione della terza centralina elettronica. Nell’arco della stagione ne sono concesse al massimo due prima di andare in penalità. Per il finlandese, invece, la doccia fredda arriva alla domenica mattina. Alle verifiche tecniche risulta infatti un problema di flessibilità ai flap dell’ala anteriore. Questi, infatti, superano i 5mm di flessione con una forza applicata di 60N, circa 6kg. Per questo il team (che conosceva già il problema, è un mistero quindi il perché del continuare con questa soluzione) è obbligato a montare un alettone conforme al regolamento e pertanto Kimi è costretto a partire dalla pit lane insieme a Pierre Gasly, con Giovinazzi 18° al via. Grazie anche ai ritiri davanti Kimi coglie l’ultimo punto a disposizione chiudendo la top ten, mentre l’italiano giunge dodicesimo a circa cinque secondi di distanza. Il bicchiere, comunque, è da considerarsi mezzo buono in vista di Barcellona.

HAAS, TORO ROSSO

Per quanto riguarda la Haas vale lo stesso discorso fatto per la Renault. Il team americano a Baku è andato in seria difficoltà e questa volta non c’è neanche la soddisfazione di una qualifica chiusa in Q3. Magnussen si è qualificato 14° migliorando poi di una posizione in gara, Grosjean (poi ritirato) addirittura in diciassettesima. Difficile spiegare un calo del genere. La prima gara, come avevamo già scritto in Cina, aveva illuso, ma ora i risultati sono pesanti: un sesto posto a Melbourne per il danese seguito da tre tredicesimi, tre ritiri in quattro gare e un undicesimo posto per il francese. Anche qui serve una svolta decisa.

A tratti alterni invece la Toro Rosso, che a Baku ha stupito in qualifica con Daniil Kvyat, capace di mettere la STR14 in terza fila con il sesto tempo (anche in questo caso, potremmo parlare di un potenziale ottavo con Gasly e Leclerc presenti) per poi non cogliere nemmeno un punto in gara. Il russo era in lotta per i punti con Daniel Ricciardo prima del contatto che ha messo fuori entrambi. Alex Albon, invece, è stato autore di un weekend senza infamia e senza lode, chiuso all’undicesimo posto in gara dopo essere partito dalla tredicesima piazza. Per il potenziale della monoposto forse manca qualche punto all’appello.

WILLIAMS

Difficile definire il weekend dell’attuale team più in difficoltà quando, oltre ai problemi naturali, se ne aggiungono di altri e per di più esterni. Quello che succede a George Russell venerdì è da rimanere senza parole. Prima un tombino saltato devasta il sottoscocca della FW42 e poi, mentre la monoposto viene riportata ai box, il braccio del carro attrezzi si schianta contro un ponte danneggiando il circuito idraulico. Sulla Williams cola olio come se piovesse e, in pit lane, si sprecano le battute (altrui) e le mani nei capelli (del team). Come se non bastasse un errore in qualifica spedisce Robert Kubica nelle protezioni alla strettoria del castello in Q1, con altri danni ingenti da riparare. In gara, fortunatamente, non succede nulla, ma si tratta ancora di una presen<a che fa solo numero. L’inglese ed il polacco concludono ancora doppiati di due giri. L’incubo sembra non finire mai.

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TOP E FLOP

Al primo posto tra i top va assolutamente Valtteri Bottas. Il finlandese è stato autore di una gara perfetta dopo una qualifica decisa all’ultimo respiro. Neanche una sbavatura in tre giorni e nervi saldi in partenza e all’arrivo, i due momenti in cui Lewis Hamilton ha fatto sentire maggiormente la sua pressione. Sembra un altro pilota rispetto a quello dello scorso anno. Ottima anche la gara di Max Verstappen, che in questo momento sembra riuscire a dare quel 5% in più rispetto alle possibilità della Red Bull riuscendo a stare in scia alle Ferrari. Notevole la serie di giri più veloci con i quali stava per andare all’attacco di Vettel. Inoltre è esente da errori, sulla via della definitiva maturità. Anche se non è giunto al traguardo, da applausi la gara di Pierre Gasly che dalla pit lane era risalito fino al sesto posto prima del ritiro forzato. Nota di merito anche per Sergio Perez, che rimane al momento il punto di riferimento della Racing Point anche con l’arrivo di Lance Stroll. Bene il duo McLaren a punti così come Raikkonen, ancora a punti dalla pit lane.

Tra i flop va, purtroppo, Daniel Ricciardo. L’errore in frenata ci può stare (durante il weekend è capitato a tutti), ma la retromarcia senza accorgersi della Toro Rosso di Kvyat ferma alle sue spalle sa un po’ di confusione. L’avventura Renault per ora è iniziata nel peggiore dei modi ma confidiamo che l’australiano sappia risollevarsi in fretta. L’errore di Charles Leclerc in qualifica arriva dopo due toccate al venerdì. La voglia di buttare dentro comunque la Ferrari dove non c’era spazio nasconde la troppa pressione che aleggia alle sue spalle. Va lasciato tranquillo. Ottima, comunque, la prima parte di gara. Il botto della Q1 di Robert Kubica mette la Williams ancora più in difficoltà dopo un venerdì tragicomico. Non ce n’era bisogno. Nonostante i due punti conquistati, Lance Stroll deve invertire la tendenza. Partito meglio di Perez è stato messo sotto per la terza volta di fila e con distacco pesante. 

Infine male, malissimo, l’organizzazione di Baku. Una location che accoglie il mondiale di Formula 1 non può rendersi protagonista di scene come quelle viste venerdì. Una pista sporchissima, tombini che saltano, carri attrezzi che si schiantano sui punti. Servono più preparazione, più controlli, più sicurezza. 

STRATEGIE

Anche questa volta le strategie previste da Pirelli per la gara sono state disattese. Nessun pilota ha seguito lo schema suggerito al sabato, anche per le temperature della pista che si sono alzate costringendo piloti e team ad anticipare le soste.

Chi è partito con le morbide ha aspettato al massimo il 14° (Verstappen) per passare alle medie. Chi invece ha scelto le “gialle” per iniziare la gara è riuscito in linea di massima ad arrivare almeno al 30° passaggio, Williams escluse. In sei hanno optato per una doppia sosta: tra questi Charles Leclerc, che si è fermato appositamente per agguantare il giro più veloce con un nuovo set di morbide alla fine della gara.

Queste le parole di Mario Isola, responsabile F1 e car racing Pirelli: “È stato un fine settimana caratterizzato da un inizio complicato, con l’annullamento di FP1 dopo pochi minuti, la seconda sessione di libere interrotta ben due volte, così come le qualifiche, e con temperature piuttosto basse. Tutti questi fattori hanno portato i team a presentarsi al via con pochi dati rappresentativi sul reale comportamento dei pneumatici. Oggi le temperature asfalto sono state leggermente più alte rispetto al resto del fine settimana. Con una finestra piuttosto ampia per il pit stop si sono viste diverse strategie, compreso il pit stop al giro 47 che ha consentito a Charles Leclerc di ottenere il punto extra per il giro veloce in gara su C4 soft. Il pilota Ferrari ha sfruttato al meglio il nuovo regolamento che, come abbiamo visto, ha un impatto importante. Con la vittoria di oggi Bottas guida la classifica mondiale con un punto di vantaggio“.

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