F1 | GP Australia 2024: la penalità ad Alonso fa discutere e rappresenta un cortocircuito. Sarebbe stato investigato senza l’incidente di Russell?

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
26 Marzo 2024 - 12:00
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La penalità inflitta a Fernando Alonso a Melbourne tiene ancora banco. Giusta o rivedibile?

Non si placano le polemiche per la penalità di 20 secondi con la quale Fernando Alonso ha perso la sesta posizione nel GP Australia 2024, chiudendo alla fine ottavo. Lo spagnolo è stato penalizzato per essere andato troppo lento in approccio di curva 6 nel corso del 57° e penultimo giro della gara di Melbourne, causando “indirettamente” l’incidente di George Russell.

Lo spagnolo è stato molto critico nei confronti della penalità, indicando come sia deludente ricevere una sanzione per una manovra di questo tipo, segnalando che non sempre i piloti vanno al 100%.

Nel comunicato ufficiale riguardante la penalità si specifica che non sono state considerate le conseguenze dell’incidente e che, inoltre, non ci sono elementi sufficienti per chiarire se Alonso abbia voluto mettere in difficoltà volontariamente Russell. A conti fatti, comunque, sembra proprio essere l’incidente dell’inglese il motivo scatenante dell’investigazione e della conseguente penalità.

Dai dati telemetrici risulta che il rallentamento dello spagnolo è stato effettivamente corposo, tanto da perdere tre decimi in poco meno di duecento metri e con un calo di velocità fino a quasi 40 km/h tra un giro e l’altro.

Qualche altro dato: nel giro precedente all’incidente, Russell ha completato il primo settore in 27.884, nel giro incriminato in 27.837, quindi mezzo decimo più veloce. Alonso ha girato rispettivamente in 27.909 e 27.994, quasi un decimo sopra. Tra i due c’è un delta di un decimo e mezzo tra un giro e l’altro. Questo però non è sufficiente ad inquadrare il rallentamento dello spagnolo.

Il rilevamento del settore (S1) si trova 120 metri prima di curva 6, in corrispondenza del pannello 9 e poco prima della zona di frenata normale. Da questo frame, infatti, Alonso sembra ancora abbastanza distante dalla Mercedes.

All’ingresso curva, invece, lo spagnolo è molto più vicino, segno che in quei 120 metri Russell ne ha recuperati parecchi all’Aston Martin. Il resto lo conosciamo, con l’inglese che perde in ingresso il posteriore della Mercedes e va a sbattere contro le barriere.

Considerazioni

La prima considerazione è che, in realtà, le conseguenze dell’incidente siano state prese in considerazione seriamente nella decisione sia di investigare che di penalizzare Alonso, al contrario di quanto segnalato dagli Stewards nel comunicato ufficiale.

La “scenografica” posizione della Mercedes una volta ferma, sollevata su un lato dalle sue stesse ruote e la pericolosità dell’essere rimasta in mezzo alla pista non possono non aver influito in tutto il processo. E la penalità utilizzata, un Drive Through convertito in 20 secondi, conferma il tutto.

È infatti difficile immaginare che lo spagnolo sarebbe stato investigato e penalizzato se Russell non fosse uscito di pista o se fosse uscito senza conseguenze sulla monoposto. Come ha segnalato lo stesso Alonso e come qualsiasi pilota può confermare, in fase di difesa si cercano tutti i trucchi per non lasciarsi prendere la scia dalla monoposto che segue. Il due volte iridato ha preso come riferimento Imola 2005 e 2006, le due battaglie con Michael Schumacher ricordate ancora oggi come esempi di furbizia in fase di difesa.

Stante il fatto che oggi difendersi è molto più difficile di prima per colpa del DRS, va concesso che almeno debba essere possibile cercare ogni modo lecito per rintuzzare un attacco.

Ciò che può essere concesso – e che lo stesso Alonso ha confermato – è che il rallentamento è stato forse troppo marcato, con una netta differenza di velocità tra un giro e l’altro. Appurato però che non può essere provata la malafede dello spagnolo, i 20 secondi restano comunque molti, probabilmente troppi; anche alla luce del fatto che, fino al rilevamento del primo settore, Russell è stato più veloce del giro precedente e solo dopo, in fase di frenata, Alonso è sembrato avvicinarsi molto.

Lo spagnolo ha anche ragione – furbescamente – nel dire che nessun pilota va al 100% in ogni giro e curva. Così come abbiamo un esempio abbastanza recente di manovre discutibili e neanche investigate: ricorderete infatti la lotta tra Leclerc e Verstappen per non passare per primi al rilevamento del DRS a Jeddah nel 2022. Episodio nel quale entrambi sarebbero potuti in Direzione Gara per aver guidato troppo lenti in un tratto di pista. Tornando indietro a Baku 2017, Lewis Hamilton fu scagionato per il rallentamento sotto Safety Car che portò Sebastian Vettel a tamponarlo. E a pagarne le spese fu poi il tedesco per il fallo di reazione e la sportellata successiva.

In conclusione, la penalità ad Alonso appare, se proprio necessaria, comunque troppo dura nei confronti dello spagnolo. Soprattutto, rappresenta l’ennesimo cortocircuito in un lungo elenco di sanzioni poco comprensibili dal punto di vista della comunicazione. Sottolineare che le conseguenze dell’incidente non sono state prese in considerazione è come ammettere l’esatto contrario e non è la prima volta che succede. A Monza 2021, successe la stessa cosa con lo scontro tra Hamilton e Verstappen alla prima variante.

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