F1 | GP Australia 2023, analisi. Difficile trovare qualcosa da salvare tra incongruenze e volontà di show

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Tempo di lettura: 9 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
2 Aprile 2023 - 21:35
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Un GP Australia 2023 che resterà sicuramente nella memoria, ma non per i giusti motivi

Se si tentasse di raccontare il GP Australia 2023 ad uno spettatore che non ha assistito alla gara di Melbourne, probabilmente non crederebbe a ciò che gli verrebbe spiegato. E, in effetti, è difficile pensare in modo logico a tutto quello che è successo nella terza gara di stagione.

Con questo articolo cercheremo di rivedere passo dopo passo tutto quello che è accaduto e, soprattutto, quanto non ha funzionato (molto) dal punto di vista della gestione di gara.

Giro 1 – Leclerc – Stroll | Safety Car

Piccola parentesi iniziale per l’uscita di pista di Charles Leclerc del primo giro dopo il contatto con Lance Stroll. È l’evento meno problematico della corsa di Melbourne. Il canadese resta sulla sua linea in approccio a curva 3 mentre Leclerc, forse, chiude con troppa fiducia arrivando al contatto. La Safety Car in pista per due giri serve a rimuovere la Ferrari del monegasco. Nulla da dire sul suo utilizzo.

Giro 7 – Incidente Alex Albon | Safety Car + bandiera rossa

Settimo giro: Alex Albon perde il controllo della sua Williams in curva 6 e va a sbattere contro le barriere. La FW45 rimbalza verso la pista e si ferma col posteriore praticamente in traiettoria, schivato miracolosamente dalle altre monoposto tra cui la Haas di Hulkenberg, che se la vede decisamente brutta.

Come successo ad inizio gara, viene chiamata in pista la Safety Car per permettere la rimozione della Williams. George Russell (in testa alla gara con la Mercedes) e Carlos Sainz decidono di giocarsi la carta del pit stop per liberarsi con la strategia. Sembra tutto ok quando, due giri dopo l’incidente, la Direzione Gara ferma tutto con la bandiera rossa.

Le monoposto tornano in pitlane e, a questo punto, Russell e Sainz perdono il vantaggio acquisito con la loro precedente sosta perché, in regime di bandiera rossa, è ancora permesso il cambio gomme nonostante gli esempi negativi degli ultimi anni. Regola che non è ancora stata rivista.

Si crede che la motivazione dell’interruzione sia legata alla necessità di riparare le barriere danneggiate dall’impatto della Williams, ma si scopre presto che così non è. La bandiera rossa, per informazione arrivata direttamente dalla FIA, è stata esposta “per la quantità di ghiaia e detriti in pista che necessitano la pulizia”.

Questa è la prima stortura della gara dal punto di vista gestionale. Si ricordano a decine gli episodi di questo tipo senza che sia stata addirittura interrotta la corsa. Soprattutto, questa decisione crea un precedente per il quale ogni evento di questo tipo, diciamo “non major”, potrebbe portare ad un’interruzione. Essendo ancora agli inizi della gara l’opzione Safety Car per più giri sarebbe stata probabilmente più logica e “normale”.

Giro 9 – Riallineamento in griglia | Rischio incidente

Si riparte con la Safety Car che scorta le monoposto all’inizio del nono giro per riportarsi in griglia. Davanti a tutti c’è Lewis Hamilton, il quale imprime al giro di allineamento un ritmo bassissimo. Tanto da creare un pericoloso ingorgo alle sue spalle ancora in curva 6, dove si rischia l’incidente. L’episodio viene notato dai commissari ma non viene poi preso alcun provvedimento. La ripartenza viene data all’inizio del 10° passaggio con standing start, quindi con avvio da fermi dalla griglia di partenza.

Giro 54 – Incidente Kevin Magnussen | Safety Car + Bandiera Rossa

Siamo nel corso del 54° dei 58 giri previsti. Kevin Magnussen va a sbattere in curva 2 con la sua Haas perdendo la gomma posteriore destra e altri detriti. Viene chiamata inizialmente in pista la Safety Car ma, poco dopo, arriva una nuova bandiera rossa. Le monoposto tornano ai box al termine del 55° passaggio e, ovviamente, hanno ancora la possibilità di cambiare gomme.

Vale lo stesso principio dell’incidente di Albon. Anche in questo caso le monoposto restano ferme poco più di 10 minuti perché non c’è necessità di riparare le barriere ma solo di ripulire la pista dai detriti. Vale anche lo stesso ragionamento. Se in una gara si verificassero 4, 5 episodi di questo tipo, significherebbe avere altrettante interruzioni con bandiera rossa.

Giro 57 – Seconda ripartenza e incidente | Bandiera rossa

La Safety Car esce ed accompagna nuovamente le monoposto in griglia all’inizio del 56° giro. Questa volta davanti a tutti c’è Verstappen, il quale imprime un ritmo più consono al gruppo. La seconda ripartenza, sempre con standing start, avviene quando a Melbourne sono le 17 circa. Sergio Pérez, dopo la gara, si lamenterà in modo deciso per il sole in faccia dei piloti in quel momento.

Il terzo via dalla griglia, all’inizio del penultimo giro (57/58) è un autentico disastro. Carlos Sainz va lungo in frenata e tocca l’Aston di Fernando Alonso, che si gira. Dietro il gruppo Sargeant e De Vries vengono a contatto finendo in ghiaia, mentre davanti le due Alpine si scontrano tra loro finendo a muro in curva 2, nello stesso punto di Magnussen in precedenza. Questa volta non viene nemmeno chiamata la Safety Car ma si interrompe direttamente la corsa.

Giro 58 | L’ordine ripristinato, la penalità a Sainz

Un’altra grande incongruenza riguarda l’immagine qui sopra. Le monoposto accedono alla pitlane passando il traguardo ed entrando, così, nell’ultimo giro di gara. L’ordine è Verstappen, Hamilton, Sainz, Hulkenberg, Tsunoda, Norris, Piastri, Zhou, Bottas e Pérez peri primi 10. La soluzione più logica, senza possibilità di avere altri giri di gara, sarebbe quella di chiamare la conclusione con l’ordine in cui le monoposto sono entrate in pitlane. Invece succedono due cose che lasciano interdetti.

1) La Direzione Gara ristabilisce l’ordine di gara delle monoposto al momento della ripartenza precedente, senza ovviamente le monoposto incidentate o coinvolte nelle uscite di pista. L’ordine viene stabilito come da immagine: Verstappen, Hamilton, Alonso, Sainz, Stroll, Pérez, Norris, Hulkenberg, Piastri, Zhou, Tsunoda, Bottas.

2) Pochi minuti dopo, i commissari comminano una penalità di cinque secondi a Carlos Sainz per il contatto che ha mandato in testacoda Fernando Alonso. Il tutto con l’ordine di gara ripristinato e lo spagnolo riportato al terzo posto!

A questo punto non è più ben chiaro cosa succederà: il ristabilire l’ordine di classifica al giro precedente è pratica solitamente usata quando si vuole permettere almeno un giro di gara in bandiera verde, ma le monoposto sono già entrate nell’ultimo passaggio con l’ingresso ai box e pertanto non si può aggiungere un giro extra.

Ultimo giro dietro Safety | Sainz sconta la penalità

La decisione finale della Direzione Gara è quella di mandare le monoposto in pista dietro la Safety Car, per lasciare queste tagliare il traguardo davanti al pubblico nel nuovo ordine di classifica deciso. Carlos Sainz, così, può scontare la penalità di cinque secondi per un danno che in realtà non esiste più, perché Fernando Alonso è stato rimesso davanti a lui. Lo spagnolo della Ferrari taglia il traguardo al quarto posto ma, con il gruppo compatto, i cinque secondi sono fatali perché lo spediscono al 12° ed ultimo posto, fuori dai punti.

Considerazioni

Le considerazioni su quanto successo a Melbourne vertono su tre punti principali: l’uso della bandiera rossa, gli standing start e il ripristino dell’ordine di classifica unito alla penalità a Sainz.

Nella gestione generale emerge in modo piuttosto palese l’input di dare alla gara una connotazione “spettacolare” nel significato più allineato alle volontà di Liberty Media. Ad ogni bandiera rossa corrisponde un reset della corsa: se a questa viene abbinato uno standing start la gara viene divisa in tronconi con nuove partenze che, come sappiamo, spesso vengono definite il momento più alto della gara. Al tempo stesso, però, questo comporta dei rischi e si è visto chiaramente con la terza partenza del 57° giro.

Qual è il limite tra spettacolo e rischi? È giusto esporre i piloti a pericoli in fasi di partenza per creare show gratuitamente? Sono domande necessarie dal momento in cui gli strumenti in mano alla Direzione Gara vengono utilizzati per aumentare il pathos nel pubblico in pista e a casa piuttosto che dirigere una gara nel modo più lineare possibile. Le bandiere rosse dovrebbero essere l’ultimo elemento a disposizione della DG dopo Virtual e Safety Car, da utilizzare solo in casi gravi (ad esempio Imola 2021) o dove sia necessario riparare le protezioni danneggiate.

In nessuno dei due casi di Melbourne c’era necessità di riparare le barriere. Se per l’incidente di Albon c’era eventualmente tempo per gestire il tutto con la Safety Car, per quello di Magnussen bisogna ricordare le pressioni che i Direttori di Gara hanno per fare tutto il possibile affinché una corsa termini in regime di bandiera verde. Le stesse pressioni, per intenderci, che aveva avuto Michael Masi ad Abu Dhabi 2021.

L’incidente del danese è avvenuto al 54° giro sui 58 previsti: senza fermare la corsa forse non ci sarebbe stato il tempo necessario per ripulire la pista e pertanto si è preferito sospendere. L’obiettivo di finire in regime di bandiera verde sarebbe stato raggiunto se la terza ripartenza non fosse coincisa con un incidente multiplo.

Il caso di Baku 2021 è forse quello che più si avvicina a quanto successo a Melbourne. Dopo l’esplosione del pneumatico sulla Red Bull di Verstappen, fu data bandiera rossa per poi concludere la gara con due giri di verde e standing start. Già al tempo ci fu qualche polemica sul mancato utilizzo della SC fino al termine della corsa e sul fatto che il restart da fermi fosse un modo per alzare il livello di spettacolo sul finire di gara.

Il ripristino dell’ordine di classifica al giro precedente e la penalità a Sainz restano onestamente un controsenso. La sanzione allo spagnolo della Ferrari sarebbe stata anche comprensibile per il danno procurato ad Alonso, peccato che il danno sia stato “annullato” e che lo spagnolo non sia nemmeno stato ascoltato dai commissari per potersi in qualche modo giustificare, accennando magari al fatto che alle 17:00 di Melbourne il sole era quasi frontale ai piloti e rendeva difficoltoso vedere. L’applicazione della sanzione, con Sainz fuori dai punti, suona quindi come un’ingiustizia.

Il motivo per cui la DG ha deciso di tornare indietro di un giro con la classifica è spiegato nel comunicato con cui ha respinto il ricorso di Haas. I commissari hanno spiegato che, essendo la gara ripartita da una bandiera rossa precedente, non aveva modo di stabilire un ordine preciso se non proprio con quell’ordine di partenza. Le argomentazioni di Haas secondo cui sarebbe stato possibile utilizzare la seconda linea di Safety Car sono state respinte. Aggiungiamo che, eventualmente, anche la linea di fine del T1 o quella del T2 sarebbero state utili al fine di stilare la classifica, ma i commissari sono stati inflessibili perché i piloti sono arrivati a questi rilevamenti già in bandiera rossa. Sicuramente si tratta di una pratica da rivedere.

In conclusione, la gara di Melbourne lascia con l’amaro in bocca per una gestione decisamente più votata allo show che allo sport. Se è vero che i numeri di Liberty Media sullo spettacolo (come le 444.000 presenze nel weekend di Melbourne) le danno ragione, dall’altro lato si sta perdendo qualcosa di molto più importante. Sembra, però, interessare a pochi.

Immagine: ANSA

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