F1, Finalmente un uomo giusto al posto giusto. Bentornato a Stefano Domenicali

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
25 Settembre 2020 - 22:55
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La Formula 1 aveva bisogno di competenza al comando. Ecco la persona adatta

Per quanto il mondo mi dimostri quotidianamente che le cose non stanno così e che più non si sa fare – o si fa male – e più il successo è garantito (qualcuno ha detto “Non ce n’è Coviddi”?) resterò sempre della mia futile idea che alla base di un buon lavoro ci debbano essere competenza, passione e duro lavoro nonostante tutto e tutti.

La notizia dell’arrivo di Stefano Domenicali a capo della Formula 1 nel weekend di Sochi è una di quelle boccate d’aria inaspettate ma graditissime, almeno per me. Prima di tutto perché risolleva da sola il fine settimana nella pista più brutta dell’universo conosciuto. Ma soprattutto perché per guidare uno sport, un’azienda, una qualsiasi organizzazione, ci vuole qualcuno che conosce davvero quell’ambiente, che l’ha respirato, che sa di cosa sta parlando senza lanciarsi in proclami, frasi fatte, preconfezionate o imparate a memoria in qualche master da migliaia di euro all’anno alla voce “pararsi il culo”.

Apro parentesi: qualche settimana fa l’ho rivisto, “giovane giovane”, nel tentativo disperato di fermare Schumi dopo il botto di Spa ’98 con Coulthard, con Michael diretto al box McLaren in stile Rocky. Tra l’altro, ogni volta che rivedo quella scena penso che prima o poi quel cazzotto arriverà a destinazione.

Ma Domenicali è anche, in collaborazione con Brawn (ma guarda un po’, un suo futuro collega), l’artefice della vittoria di Silverstone dello stesso anno, con la penalità scontata ai box ed il traguardo passato in pitlane. Insomma, è uno che ne ha viste, passate, mal digerite e festeggiate parecchie. Un uomo di corse.

Ecco, se c’era una persona che meritava il ruolo di CEO della Formula 1 questa è Domenicali. Uno che l’ambiente lo conosce da quando molti di noi erano ancora a scuola. Uno che ha vinto, perso, attraversato tutte le fasi e i ruoli all’interno di una squadra di Formula 1. Uno che questo mondo lo sa riconoscere solo dall’odore.

Uno che è stato anche criticato aspramente a suo tempo, quando le cose in Ferrari non andavano bene. Forse se lo dimenticano i professionisti dei selfie e dell’ego che da oggi pubblicano, in pieno stile autocelebrativo (e un po’ ridicolo), foto impolverate anche in digitale per darsi il tono da “io c’ho la foto con lui!”.

Una persona competente è quello di cui c’è estremamente bisogno in un periodo così difficile. Perché per quanto se ne dica la Formula 1 è in crisi quanto altri e forse più di altri, alle prese con la necessità di rifarsi un’immagine dopo sette anni di ibrido che hanno portato ad un calo di popolarità senza eguali. E, se non fosse per le battaglie extrasportive di Lewis Hamilton, la situazione sarebbe ancora peggiore.

Ovunque la Formula 1 ha perso appeal ed ascolti, cercando di nascondere la verità calcolando diversamente gli utenti che la seguono. Dal 2017 (4.4 milioni) abbiamo perso in Italia quasi il 50% degli spettatori. Dall’arrivo di Liberty Media abbiamo un nuovo logo, la sparizione delle grid girls – sostituite da bambini replicanti che mettono una tristezza infinita – un accordo di sponsorizzazione con un colosso del petrolio in piena era ibrida (d’altronde i soldi son soldi) e non molto altro. Per tornare ad avere un calendario interessante ci è voluta una pandemia mondiale e, ancora per un anno e mezzo, Mercedes dominerà la scena.

La Formula 1 che si troverà tra le mani Domenicali a partire da gennaio non sarà quindi una passeggiata. Certo, il Covid non ha aiutato, ma i problemi c’erano già da prima e le idee emerse fino a poco tempo fa (avete detto “griglie invertite”?) strizzano l’occhio al caos e non al motorsport. Lui, però, ha dimostrato di saperci fare eccome con Lamborghini, che lascerà dopo traguardi fantastici in questi anni di permanenza.

È importante che questo sport abbia finalmente a capo della piramide chi lo conosce davvero. Quello che mi auguro è che l’ex Team Principal della Ferrari (dalla quale si era dimesso da signore) sappia rimodellare questo sport mantenendone prima di tutto la sua tradizione, la cosa più importante. Non è necessario stravolgere: se nel calcio avessero ragionato così le porte oggi sarebbero larghe 20 metri ed il fuorigioco non esisterebbe.

Fateci caso: Domenicali CEO e Ross Brawn Managing Director della F1, Jean Todt presidente della FIA. La Ferrari di vent’anni fa è ora ai vertici della Formula 1, mentre quella attuale lotta per i punti. Curioso, se non quasi sadico.

In ogni caso in bocca al lupo a Stefano, persona a modo senza mai una parola fuori posto in oltre vent’anni di dichiarazioni pubbliche. Soprattutto uno che ne conosce, sa, ha le basi – e che basi – per capire cosa non va e cosa si potrà fare, con il tempo (inutile mettere fretta ora) per migliorare.

Sono contento. E, soprattutto, fiducioso. Non succedeva da parecchio.

PS. Stefano, please… il DRS…

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