F1 | “F1 – The Movie”, la recensione dal punto di vista cinematografico

Autore: Lorenzo Roversi
lorenzor92_
Pubblicato il 17 Luglio 2025 - 13:00
Tempo di lettura: 6 minuti
F1 | “F1 – The Movie”, la recensione dal punto di vista cinematografico
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Eccellente dal punto di vista tecnico, ma deficitario sul piano narrativo, F1 – The Movie regala scene in pista ad alto tasso di adrenalina e mostra una Formula 1 in crisi di identità

Annunciato nel dicembre del 2021, F1, il film ufficiale della Formula 1, ha fin da subito generato grande attesa e allo stesso tempo suscitato alcune perplessità tra gli appassionati. Se da un lato c’erano grandi aspettative nei confronti del comparto tecnico, degli effetti visivi e su come le scene di gara sarebbero state rese su schermo, anche in seguito al coinvolgimento diretto di piloti e team reali, dall’altro, in particolare da quando sono stati diffusi i primi dettagli della trama, sono nati i primi i dubbi, soprattutto sulla verosimiglianza degli eventi raccontati, anche in virtù di illustri precedenti (vedi Giorni di Tuono o Driven).

Ebbene, “F1 – The Movie” non ha deluso, nel senso che ha rispettato entrambe le aspettative: ha brillato dal punto di vista tecnico, ma non è stato abbastanza incisivo dal punto di vista narrativo.

È inutile spendere parole sulla verosimiglianza o il realismo di alcuni elementi di trama, tra cui il pilota che torna in Formula 1 dopo trent’anni e si ritrova perfettamente competitivo, o un team che nel lasso di un pacchetto di aggiornamenti passa dalle ultime posizioni a lottare per la top 5, per non parlare di certi eventi che accadono nel corso delle gare. C’è un articolo ben dettagliato di Alessandro Secchi che analizza il film su questi aspetti.

Vale invece la pena soffermarsi sul vero elemento di interesse di questa pellicola, ovvero il comparto tecnico insieme alla regia e al montaggio nelle scene di gara. Come detto, da questo punto di vista il film soddisfa tutte le aspettative: la stessa squadra che ha prodotto Top Gun: Maverick coordinata dal regista Joseph Kosinski ha fatto centro, ripetendo quanto già fatto di buono in precedenza nel sequel del film cult con Tom Cruise.

Il montaggio durante i momenti in pista è serrato ed estremamente coinvolgente, l’uso sapiente delle panoramiche a schiaffo tra le inquadrature on-board e le riprese sulle vetture riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo portandolo da un punto di vista all’altro senza fargli perdere il flusso dell’azione e lasciandolo col fiato sospeso.

Un film come questo, infatti, richiede una sfida aggiuntiva dal punto di vista della regia e del montaggio, perché si propone di raccontare al cinema una storia ambientata in un contesto che il pubblico è abituato a vedere in televisione. È quindi necessario il giusto bilanciamento tra i due stili, ovvero tra le inquadrature e le soluzioni di montaggio prettamente cinematografiche, per poter coinvolgere lo spettatore e garantirgli la sospensione dell’incredulità, e le inquadrature televisive per mantenere un certo grado di verosimiglianza e credibilità grazie alla riproposizione di immagini reali di Formula 1. Sbilanciarsi troppo su un aspetto rischierebbe di non far comprendere appieno le dinamiche e gli eventi delle gare raccontate nel film, mentre all’opposto porterebbe a un film in cui il pubblico non sarebbe in grado di immedesimarsi abbastanza con le vicende e le emozioni dei personaggi.

Ebbene, questo equilibrio in “F1 – The Movie” è stato raggiunto perfettamente: il mix tra le scene girate ad hoc, gli elementi in CGI, l’uso del chroma key, per sovrapporre nelle on-board camera i protagonisti del film al girato televisivo esistente, e le modifiche al materiale FOM, sostituendo alle vere auto di F1 le APXGP dando così l’impressione che abbiano realmente preso parte ai Gran Premi, è estremamente equilibrato, oltre ad essere realizzato dal punto di vista tecnico in maniera ineccepibile. Le transizioni tra ciò che è vero e ciò che è finto sono così fluide che solo un occhio estremamente allenato e che ha già visto certi momenti in televisione è in grado di riconoscerle.

Anche dal punto di vista audio è stato fatto un ottimo lavoro, oltre al montaggio sonoro durante i momenti di gara, allo stesso modo coinvolgente e in perfetta sincronia con il montaggio visivo, anche il rumore delle monoposto è reso molto bene e perfettamente credibile.

La colonna sonora è molto godibile, sia lato soundtrack, grazie a un mix molto fresco di canzoni pop e hip-hop che si adattano molto bene al ritmo veloce del film, in particolare nelle scene introduttive dei Gran Premi che fungono da raccordo tra lo sviluppo della trama e l’azione in pista, sia lato score, dove le musiche di Hans Zimmer accompagnano i climax dei momenti più epici.

Dove invece questo film pecca è sicuramente nella trama, troppo scontata e prevedibile per quanto riguarda le relazioni tra i vari personaggi, in particolare nella forzata e affrettata love story tra Sonny Hayes (Brad Pitt) e Kate McKenna (Kerry Condon) e nel troppo superficiale rapporto tra lo stesso Sonny Hayes e il suo compagno di squadra più giovane, Joshua Pearce (Damson Idris), che avrebbe meritato un approfondimento maggiore, essendo esso il fulcro del film, ovvero lo scontro generazionale tra due piloti provenienti da due epoche diverse.

Un’altra nota stonata di questo film risiede nell’antagonista, oltre ad essere un personaggio estremamente bidimensionale e poco caratterizzato, Peter Benning (Tobias Menzies) è un membro del board del fondo di investimento co-proprietario dalla APXGP, e volendo prenderne il controllo cospira contro il team stesso con l’obiettivo di peggiorarne i risultati e convincere così il resto del board a venderglielo, mentre l’altro proprietario Ruben Cervantes (Javier Bardem) incarna lo stereotipo dell’ex pilota divenuto costruttore, investendo e rischiando tutto in nome della passione per le corse.

Tralasciando la superficialità con cui questo dualismo viene raccontato, fa sorridere come nel film ufficiale della F1, posseduta da un fondo di investimenti (Liberty Media) e nella quale anche l’ultimo dei garagisti (la Williams) ha finito per vendere a un fondo di investimenti (Dorilton Capital), l’elemento negativo sia incarnato proprio da una figura proveniente da un fondo di investimenti, come se la F1 stessa stesse ricercando il contatto con quelle radici romantiche che tanti appassionati le imputano di aver perduto, disconoscendo sé stessa, quando invece la presenza dei fondi di investimento nei maggiori campionati sportivi è sdoganata ormai da tempo ed è dettaglio che interessa poco a certi appassionati, che si lamentano non tanto di chi fa cosa, ma semmai di cosa viene fatto.

Il film quindi, forse involontariamente, dipinge una F1 un po’ in crisi di identità, che però si riscatta mostrando consapevolezza e autoironia in altri frangenti, per esempio sull’aspetto piloti-celebrità, raggiungendo l’apice nella battuta “Sei un pilota di F1? Mi presenti Carlos Sainz?” che è subito diventata un meme, e sulle contraddizioni regolamentari che la contraddistinguono ormai da decenni; come nell’episodio in cui la madre di Joshua Pearce, venendo a scoprire che il figlio dispone di un treno di gomme nuove in più per non essere entrato in Q3, ricevendo così un vantaggio per aver sbagliato le qualifiche, esordisce esclamando “Ma non ha alcun senso!”.

Immagine di Robert Huhardeaux sotto licenza CC BY-SA 2.0

“F1 – The Movie” non è il primo film sulla Formula 1: il precedente più illustre è Grand Prix del 1966, diretto da John Frankenheimer. Le similitudini tra i due film sono evidenti: entrambi sono il risultato di grandi produzioni, caratterizzate da grandi budget e dai migliori mezzi tecnici a disposizione nell’epoca in cui sono usciti, dalla presenza di grandi star e dal coinvolgimento diretto di entità che appartengono al mondo della Formula 1. Entrambi sono dei veri e propri gioielli a livello visivo tenuti però insieme da una trama banale e scontata. Si può quindi affermare con assoluta certezza che “F1 – The Movie” sia il degno erede del suo predecessore e conferma Joseph Kosinski come specialista del genere film d’azione.

In conclusione, “F1 – The Movie” è un film a due facce: tecnicamente eccellente e narrativamente deficitario. Tuttavia, pur con tutti i suoi difetti, e al contrario di come accade in molti film d’azione, la trama non risulta pesante e le quasi due ore e quaranta totali scorrono molto velocemente. Nel complesso il film è promosso, nel senso che porta a casa il risultato e le scene di gara valgono da sole il prezzo del biglietto, anche se lascia parecchio amaro in bocca pensando a ciò avrebbe potuto essere se solo gli autori avessero osato di più con la sceneggiatura e avessero caratterizzato meglio i personaggi, approfondendone maggiormente i rapporti e le loro storie personali.

Purtroppo, l’appassionato di Formula 1 che lo andrà a vedere si troverà di fronte a un bivio: guardarlo con gli occhi dello spettatore qualsiasi, senza porsi troppe domande, oppure guardarlo con occhio critico godendosi solo l’azione in pista, ma uscendo dalla sala soddisfatto a metà.

Immagine di copertina e tutte le immagini di F1 – Il film nell’articolo: Apple TV+ Press

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