Mentre negli USA si parla di New York, in Italia il futuro dei due GP di F1 è a rischio. Servono investimenti e strutture adeguate
Quello del rinnovo dei GP di F1 italiani è un argomento che torna ciclicamente a farsi sentire. Questa volta, però, sotto la spinta del rinnovamento operato da Liberty Media, non è detto che non possa esserci una novità negativa alla scadenza degli attuali contratti per Imola e Monza.
Un’ipotesi non citata direttamente ma che, implicitamente, si percepisce dalle parole di Stefano Domenicali. Ospite della trasmissione “La politica nel pallone” di RAI GR Parlamento, il CEO della F1 ha fatto l’ennesimo – va detto – punto della situazione sulle strutture italiane che continuano sistematicamente a non essere al passo con gli standard imposti ormai da Liberty Media; con i due autodromi nazionali chiamati ad adeguarsi in fretta per non perdere il treno e numerosi impianti che spingono per avere un loro GP. Con un numero fisicamente non espandibile da gestire la situazione è della serie “Chi prima arriva meglio alloggia”.
Riguardo l’Autodromo Nazionale di Monza, Domenicali è stato molto preciso: “Stiamo trattando, ma abbiamo bisogno di elementi per andare avanti. Sento spesso il presidente (Angelo Sticchi Damiani, ndr) e so che l’Aci ne è ben consapevole. Ma siamo a dicembre e i lavori, che a Monza dovevano cominciare subito dopo il GP di settembre, non sono ancora iniziati. Dovrebbero farlo a breve.
La mia è una spinta costruttiva: le burocrazie non possono fermare i progetti. Tutto sta nel capire se c’è la volontà di investire nella F.1 come spettacolo e come business. Non può essere un’iniziativa a livello privato: il nostro Paese deve fare una scelta precisa”.
I lavori, che effettivamente dovevano iniziare dopo lo svolgimento del Gran Premio di settembre, sono ancora fermi. Quattro sottopassi da costruire/ricostruire, vincoli naturalistici, burocrazia che frena l’inizio delle attività: “La situazione è complicata dai vincoli per cui è necessario il rinnovo della convenzione col Consorzio Parco”. Lavori da 30 milioni di euro circa che sarebbero già stati finanziati, inclusa la completa riasfaltatura della pista ed il rifacimento di cablaggi e servizi vari. Così aveva detto il Presidente dell’ACI Sticchi Damiani, fiducioso dell’accordo per rinnovare entrambe le gare: “Siamo ai dettagli per un nuovo contratto che prevede la conferma per altri cinque anni di entrambi i GP italiani. Avere due gare fino al 2030 sarebbe un risultato straordinario per il nostro Paese”.
Promesse che, però, si scontrano con la realtà dei fatti di due impianti che devono riammodernarsi per stare al passo coi tempi. A Monza, pochi mesi fa, TV e Radio avevano commentato la gara da postazioni posizionate dietro la tribuna principale per l’indisponibilità dei classici box. Ad Imola, nel weekend che poi non si è disputato a causa della tragica alluvione nella zona (la gara potrebbe essere recuperata nel 2026), i media sarebbero stati dirottati in una struttura temporanea per lasciare spazio al Paddock Club e così sarà anche nel 2024. Mentre sono in corso lavori per una nuova struttura per ospitare i VIP oltre alla copertura dei box.
Liberty Media ha già fatto capire chiaramente che la storia non è più una condizione necessaria per avere garantito un posto in calendario. Francia e Germania sono sparite dai radar, Barcellona rischia di essere sostituita da un evento “Liberty Style” a Madrid. Negli USA le gare sono già tre (Miami, Austin, Las Vegas) e si parla dell’arrivo di New York, che porterebbe a quattro gli appuntamenti americani su un suolo sul quale Liberty sta puntando enormemente, nonostante gli ascolti americani non abbiano subito un’impennata netta nel corso degli anni.
I prossimi mesi saranno quindi critici per capire se l’Italia potrà permettersi ancora, in futuro, di avere addirittura due Gran Premi. Con una situazione che, ad oggi, pare più critica del solito.
Immagine: F1
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