F1 | Da un calendario di gare ad uno di eventi. Come potrebbe essere il Circus tra pochi anni

AnalisiF1
Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
10 Maggio 2024 - 12:00
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Domenicali fissa il tetto a 24 gare. In futuro, chi offrirà in termini generali di più avrà il posto garantito

Il modello Miami e Las Vegas potrebbe diventare lo standard in F1. È questo, nascosto tra le righe, il succo del discorso delle parole di Stefano Domenicali rilasciate ad alcuni media tra cui ESPN nei giorni scorsi.

Il calendario della F1 sta ricevendo l’attenzione di diversi promotori in giro per il mondo. Se un anno fa il CEO del Circus ammetteva che potenzialmente esistevano richieste per avere fino a 30, 32 gare in calendario, ora il numero è diventato “più di 35”.

Il problema è però il limite massimo sopportabile dalla F1, attualmente arrivato a 24. Il numero attuale sembra non poter essere superato e già alcuni addetti ai lavori si sono detti critici dell’attuale situazione, che comporta grandi sforzi dal punto di vista logistico e di stress psicofisico.

A questo punto, diventa una priorità capire chi “merita” di poter ospitare una gara del mondiale. Fonti di ESPN riportano come ci siano almeno una decina di paesi seriamente interessati ad entrare in lizza per un posto nel calendario iridato tra cui diversi asiatici (Corea del Sud, Malesia, India), il Sudafrica e i sempre chiacchierati New York e Chicago, che nei mesi scorsi ha anche registrato un marchio legato ad un eventuale Gran Premio.

Per quanto riguarda le tappe in continente americano, che ora occupano un quarto di mondiale con sei appuntamenti (con Brasile, Messico e Canada oltre ad Austin, Miami e Las Vegas) al momento pare che non dovrebbero esserci ulteriori sviluppi.

Resta il nodo legato alle tappe storiche, specialmente in quel dell’Europa. E, ancora una volta, si fa riferimento al fatto che nessun singolo circuito ha un posto garantito nel mondiale, un mantra che ormai si sente da tempo. Gli eventi a tutto tondo, come quelli di Miami e Las Vegas, stanno diventando il punto di riferimento perché offrono un’esperienza a 360 gradi (a volte anche oltre) al pubblico presente, disposto quindi anche a spendere di più per vivere un qualcosa di diverso da una semplice gara.

La prospettiva, pertanto, potrebbe essere quella di spingere per avere più eventi simili e premiare quegli impianti capaci di permettersi investimenti per raggiungere gli stessi standard. “Il mondo si sta evolvendo, c’è il bisogno di spingere per essere al top e niente è garantito per il futuro”.

In sostanza, da qui in avanti (ma la tendenza è già in atto) location e appuntamenti del mondiale non saranno più scelti solo per il tracciato in sé ma anche – o soprattutto – per quello che potranno offrire in termini generali agli spettatori. Con il rischio di avere circuiti cittadini clone, dalle inquadrature tutte uguali, a fare da contorno ad esperienze ed attrattive extra. Buono per gli spettatori interessati alle esperienze, per le casse di promoter e F1, forse un po’ meno per lo sport in sé. Ma, anche qui, dovremmo averci fatto l’abitudine.

Immagine di copertina: Media Red Bull

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