Segue l’anteprima del team McLaren per il mondiale 2023 di F1
Lando Norris resta la costante in una McLaren che ha cambiato molto. Andreas Seidl ha lasciato il ruolo di Team Principal per diventare CEO del Gruppo Sauber. Al suo posto è stato promosso l’italiano Andrea Stella, già a Woking da anni dopo una lunga esperienza in Ferrari. Il momentaneo abbandono di Daniel Ricciardo, invece, ha spalancato le porte all’arrivo, dopo una breve ma intensa diatriba legale con Alpine, di Oscar Piastri, Campione F3 nel 2020 e F2 del 2021, al fianco di Norris. Una coppia rinnovata e un nuovo nome al comando per un obiettivo chiaro, riprendere il quarto posto nel mondiale perso nel 2022.
Classe 1999, 23 anni compiuti da pochi mesi ma Lando Norris è già alla quinta stagione con il team di Woking, al quale si è legato sin dal suo debutto in F1 nel 2019. Dopo un buon 2021 Lando ha vissuto un 2022 da primo dei non top team e il suo obiettivo, ovviamente, è quello di poter lottare con gli altri fenomeni della sua generazione quali Verstappen, Leclerc e Russell.
Da parte sua, Oscar Piastri avrà comunque un po’ di pressione sulle spalle. Dopo la diatriba tra Alpine e McLaren per poter avere in macchina il rookie australiano, proprio Oscar dovrà dimostrare sin dall’esordio di valere la fiducia riposta in lui dal Team di Woking, al punto di ricorrere ad una battaglia legale per avere ragione sul team transalpino. Interessante sarà il confronto con Norris in una stagione comunque di apprendimento per il numero 81, sul quale ci sono alte aspettative.
I test
I problemi (anche strutturali) riscontrati durante i test del Bahrain hanno inficiato anche il chilometraggio finale della MCL60. 1.690 km, 312 giri con Lando Norris che ne ha completati 142 contro i 170 di Oscar Piastri. Nella tre giorni di Sakhir i dubbi sulla nuova vettura si sono amplificati e solo con la prima gara si capirà effettivamente quanto la MCL60 sarà in difficoltà rispetto alla concorrenza e alla MCL36 della passata stagione.
L’analisi di Paolo Filisetti
La McLaren MCL60, dopo i test in Bahrain, rappresenta un grosso punto interrogativo che, a dir la verità, era già scaturito nel momento della presentazione. Questa monoposto, nel momento in cui è stata svelata, ha palesato un’analogia quasi speculare con la monoposto che l’ha preceduta, la MCL36. La MCL60 partiva da questa base, che aveva dimostrato di avere parecchi problemi di equilibrio: era una monoposto con cui Lando Norris ha faticato a trovare il feeling nel corso della stagione scorsa e la sensazione di guida riportata dallo stesso pilota britannico è rimasta tale ora, anche dopo i primi tre giorni di test in Bahrain.
Una monoposto che riflette un po’ la situazione difficile del team di Woking: di recente è stato nominato Andrea Stella come Team Principal al posto di Andreas Seidl, passato alla Sauber e a quella che diventerà poi il team Audi dal 2026. Non è tanto strano questo passaggio di consegne al vertice della squadra quanto lampante il fatto che la MCL60 è la quarta monoposto disegnata da James Key, approdato a Woking con la nomea di essere il talento nato accanto ad Adrian Newey, che lo aveva cresciuto. In realtà ci troviamo alla quarta monoposto lontana dalla competitività, anche se si tratta di vetture comunque ben costruite.
La MCL60 è l’unica che condivide l’esatto schema anteriore e posteriore delle sospensioni, pull rod anteriore e push rod posteriore, della Red Bull. Ciò nonostante la dinamica di questa monoposto pare agli antipodi rispetto alla RB19. Sicuramente ci sono dei fattori in termini di sensibilità all’altezza da terra, di aerodinamica, del fondo di questa monoposto e del carico, che non riesce ad essere sufficiente, che la rendono sostanzialmente critica. Vedremo come potrà evolversi dalla prima gara in poi.
Immagine: Media McLaren
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