F1 | Analisi test Bahrain 2025: una sessione difficile tra freddo e pioggia. Dati, indicazioni e stato di forma dei top team

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 2 Marzo 2025 - 14:15
Tempo di lettura: 9 minuti
F1 | Analisi test Bahrain 2025: una sessione difficile tra freddo e pioggia. Dati, indicazioni e stato di forma dei top team
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La sessione di test 2025 lascia molte incognite dietro di sé in vista del primo GP della stagione in Australia

La tre giorni di test del Bahrain, in preparazione all’inizio del mondiale 2025 di F1, lascia dietro di sé una lunga serie di incognite, derivanti per lo più da come la sessione si è sviluppata.

Dal 2021, ancora in pieno Covid, il Bahrain è diventato teatro dei test prestagionali, fino all’anno scorso con l’opportunità per il Circus di non muoversi in vista della prima gara della stagione, disputata proprio a Sakhir in questi anni.

Dal punto di vista delle temperature, dopo aver abbandonato la fredda Barcellona, la pista di Sakhir aveva soddisfatto disturbando team e piloti sporadicamente in termini di vento e sabbia portata in pista. Quella del 2025, invece, è stata la sessione più “europea” – se non addirittura spiazzante – di quelle disputate fino ad ora. Due giorni di freddo e addirittura pioggia e solo uno, il terzo, con temperature normali per la zona, soprattutto lato asfalto.

Al mercoledì e giovedì, infatti, la temperatura della pista ha faticato a raggiungere i 20 gradi, restando attorno ai 15 per gran parte della giornata. La pioggia, in alcuni tratti (specialmente al mattino del giovedì) ha consigliato a team e piloti di non rischiare di scendere in pista. Al venerdì la temperatura (parliamo sempre di asfalto) è salita sopra i 30 gradi, offrendo condizioni decisamente più tipiche per la zona. In generale, invece, il vento è sempre stato più o meno protagonista durante la tre giorni, con i piloti spesso disturbati da vere e proprie folate.

Partendo dal report dei chilometraggi, disponibile a questo link, si notano discrete differenze in termini di chilometri percorsi rispetto al 2024. Mercedes ha completato 2479 km (primo team per distanza percorsa) contro i 1954 dello scorso anno. Al contrario, Red Bull ne ha chiusi quasi 500 in meno (1645 contro 2111). Ferrari circa 200 in meno (2067 contro 2251) mentre McLaren circa 300 in più, 2062 contro 1770.

Due dei top team hanno registrato qualche problemino tecnico. La giornata di giovedì di Liam Lawson in Red Bull è stata condizionata da un problema di perdita di pressione del circuito idraulico, che ha fermato per un paio d’ore il neozelandese. Al venerdì, la sessione pomeridiana di Lewis Hamilton è finita in anticipo per un problema sempre di natura idraulica sulla Ferrari SF-25.

In generale la tre giorni, soprattutto a causa delle condizioni meteo, risulta di difficile comprensione andando oltre alle classiche dinamiche ignote di una sessione di test, quali quali carichi di benzina utilizzati, tipologia del lavoro svolto e propensione o meno di ogni team di “coprire” le proprie prestazioni non spingendo mai al massimo.

L’analisi sui migliori tempi dei piloti dei quattro top team mostra che, sommando i tre migliori settori di ognuno dei piloti, il miglioramento sarebbe stato, per sette su otto piloti, al massimo di un decimo. Solo Lando Norris, sommando i suoi tre migliori settori, avrebbe ottenuto un tempo migliore di quasi sei decimi rispetto a quello registrato, che lo avrebbe portato praticamente in linea con quanto fatto dal suo compagno Oscar Piastri. Per quanto riguarda i passi gara, McLaren è il team che spaventa di più, soprattutto dopo il run di Norris del giovedì con gomme dure. Anche se le temperature fredde restano un’incognita da considerare.

Red Bull

Il team di Milton Keynes si è presentato con una vettura, la RB21, che ha lasciato attoniti per la somiglianza estetica con la problematica RB20, tanto da far sospettare addirittura che la monoposto in realtà fosse ancora quella del 2024. In realtà, al di là di tante piccole rifiniture, sotto l’aerodinamica praticamente immutata rispetto alla versione B della RB20 (quella senza cannoni, scartati a fine stagione) le modifiche hanno riguardato quanto in realtà si trova sotto al cofano, con una distribuzione rivista di elementi per ottimizzare meglio tutto il pacchetto meccanico e motoristico.

Dal punto di vista aero, il secondo giorno è comparso un nuovo muso, caratterizzato dall’attacco della punta non più sul primo elemento dell’ala anteriore ma sul secondo. In più, altre modifiche sono già previste a breve. Per quanto riguarda il bilanciamento in pista, la RB21 è sembrata leggermente in difficoltà all’inizio con alcuni snap e un po’ di sottosterzo, per poi migliorare nel corso della tre giorni. Il DT Waché ha confermato che ancora la monoposto non si comporta al 100% come previsto e che c’è del lavoro da fare, dichiarazioni confermate anche da Verstappen. Sarà da capire se, abbandonata la filosofia dei cannoni e tornati ad una soluzione più standard, Red Bull sarà stata capace di tornare alla forma che le ha permesso di essere in testa nelle ultime stagioni.

McLaren

La MCL39, già dallo shakedown di Silverstone, è apparsa subito un’evoluzione della monoposto che ha permesso al team di Woking di vincere il mondiale costruttori nel 2024. La nuova vettura, rinnovata nelle pance, nella geometria delle sospensioni e nell’airbox, si è probabilmente nascosta dal punto di vista della prestazione pura: i commenti provenienti dal box lasciano, comunque, trasparire che con la MCL39 si sia ripartiti da dove si è lasciato con la MCL38, ovvero con la monoposto più in forma. Insomma, la McLaren è la più temuta per l’inizio del campionato.

Come anticipato, sui long run la MCL39 è sembrata “in bolla” ed è forse proprio sul passo gara che il team di Woking ha preferito concentrarsi maggiormente, lasciando da parte il tempo sul giro in sé che sarà importante solo tra due settimane, nelle qualifiche di Melbourne.

In pista si è mostrata bilanciata a parte per un paio di momenti critici per Lando Norris in curva 4, con due perdite di posteriore forse un po’ forzate da parte dell’inglese. Non si sono visti segni evidenti di sottosterzo o di instabilità a centro e uscita curva come successo per altre monoposto. Anche se, lo ripetiamo, due delle tre giornate si sono disputate con temperature simil Las Vegas e che potrebbero aver influito sul comportamento delle monoposto.

Mercedes

Delle quattro monoposto top la Mercedes W16, soprattutto con George Russell, è sembrata la più bilanciata come comportamento in pista. Parliamo soprattutto di Russell perché Kimi Antonelli, al di là dell’aver mostrato un buon passo durante le sue sessioni, si è concesso qualche lungo e qualche sbavatura anche per trovare il limite, non solo con la sua nuova monoposto ma anche con la nuova categoria in cui debutterà tra due settimane.

La prima monoposto del dopo Hamilton avrà la responsabilità di riportare il team di Brackley in lotta per vittorie e – possibilmente – campionati: sarà quindi curioso capire quale sarà il nuovo corso della squadra diretta da Toto Wolff, anche dal punto di vista tecnico, dopo ciclo tecnico nel quale è stato necessario dover far convivere le esigenze di due piloti (Russell e Hamilton) con qualche differenza di impostazione di guida. Il sette volte iridato ha sempre preferito avere un posteriore ben piantato a terra (un po’ come succedeva a Sebastian Vettel), mentre Russell (e, in generale, i piloti delle ultime generazioni) guidano un po’ più sul davanti.

Nel 2022 Hamilton era andato in difficoltà, oltre che con le nuove regole, anche a causa del porpoising, che non permetteva a Mercedes di abbassare sufficientemente la W13 al posteriore per venire incontro alle esigenze di guida dell’inglese. Con l’introduzione della TD039, poi, Hamilton era tornato a guidare bene. Nel 2023, con la W14, si era cercato un compromesso che aveva, per contro, visto Russell faticare di più nel duello interno. Con la W15 si è tornati un passo indietro e, con l’uscita di Hamilton comunicata con largo anticipo, evidentemente a Brackley si è preferito prepararsi per il futuro seguendo più un approccio Russell – style, con il più giovane inglese che in qualifica ha prevalso completamente sul sette volte iridato, arrivando anche davanti in classifica finale nonostante la pesante squalifica di Spa.

Ferrari

Arriviamo ora al team più atteso in Italia, ovvero la Ferrari. La SF-25 si è mostrata ballerina al mercoledì mattina e ha avuto qualche problema tecnico con Lewis Hamilton al venerdì pomeriggio. Dal punto di vista velocistico, almeno per quelli che sono i tempi, Hamilton e Leclerc sono stati il secondo e terzo più veloce della tre giorni, alle spalle però di Carlos Sainz con la Williams: segno che, probabilmente, non tutti hanno spremuto al 100% la loro monoposto anche negli short run.

Da questi primi giorni si è vista la differente impostazione tra Hamilton e Leclerc, con l’inglese che ha girato ben più basso al posteriore rispetto al monegasco: prova ne è stata il continuo grattare del fondo sull’asfalto soprattutto sul rettilineo iniziale, molto sconnesso nella sua seconda metà verso curva 1. Al mercoledì mattina, nella sua prima uscita, l’inglese ha faticato molto sia con il sottosterzo sia con la perdita di posteriore in uscita. Un comportamento che poi non è stato riscontrato in modo uguale al pomeriggio quando, al volante, è salito Leclerc, autore comunque di qualche sbavatura soprattutto nei primi due giorni.

Nelle due successive sessioni la SF-25 si è comportata meglio nelle mani dell’inglese, ma la sensazione visiva è che di base Lewis abbia bisogno di girare più basso per essere più incisivo (così come succedeva con Mercedes, d’altronde). Da capire – e questo è un nodo cruciale – come la Ferrari deciderà di proseguire con gli sviluppi per due piloti la cui guida – sebbene in molti dicano il contrario, incredibilmente anche gli stessi piloti – non è propriamente identica. Sicuramente il divario è più ampio rispetto a quanto si vedeva con Leclerc e Sainz.

Sul passo gara non ci sono stati picchi a livello di McLaren ma, anche in questo caso, tutto è relatvo date le variabili mancanti in termini di benzina e programma di lavoro. Da verificare bene il problema tecnico che ha impedito a Hamilton di completare il programma venerdì. Con il ciclo tecnico ormai arrivato a conclusione, l’affidabilità non può e non deve rappresentare un problema.

In generale

Se dovessimo stilare una classifica molto superficiale di quanto visto in questi test, l’ordine (molto ravvicinato) sarebbe McLaren – Mercedes – Red Bull – Ferrari. Un’altra variabile importante è, però, rappresentata dall’inizio di stagione. Se in questi anni ai test seguiva la prima gara del mondiale sullo stesso circuito, ora team e piloti si sposteranno a Melbourne per l’appuntamento inaugurale, su un tracciato completamente diverso e con altre temperature. È quindi possibile che, quanto visto a Sakhir, non sia poi rappresentato pienamente a Melbourne. Anche questo rappresenta un’incognita che si aggiunge a quelle già presenti per dei test che lasciano molti dubbi alle loro spalle.

Solo il risultato di Melbourne, o meglio quello delle prime tre o quattro gare, inizierà a fornirci qualche certezza in più.

Immagine di copertina: Media Mercedes

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