F1 | Analisi mondiale 2021: Red Bull, una squadra finalmente completa

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di Marco Colletta @MarcoColletta
10 Gennaio 2022 - 13:00
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Segue l’analisi del mondiale 2021 del team Red Bull, vincitore del titolo piloti dopo sette stagioni di astinenza.

Una stagione sicuramente da ricordare in casa Red Bull, che dopo sette anni a bocca asciutta ha riportato l’iride piloti a Milton Keynes. Dopo il poker di coppe di Sebastian Vettel, Max Verstappen è riuscito a mettere parzialmente fine allo strapotere delle Mercedes, rubando uno dei due mondiali a disposizione. Dall’altro lato, Sergio Pérez, la nuova seconda guida, ha confermato di meritare più volte il posto sia per le fondamentali difese su Lewis Hamilton sia per i risultati conquistati, se confrontati con quelli dei suoi due predecessori. Purtroppo, però, non è stato abbastanza per concedere a Red Bull anche lo scettro di campione costruttori.

F1 2021 - Analisi Red Bull

Il confronto in qualifica e gara tra Verstappen e Pérez è senza dubbio a favore dell’olandese in modo schiacciante. Non c’è però da meravigliarsi, dato che l’obiettivo di Red Bull non era certamente quello di mettere una spina nel fianco del campione del mondo, bensì di trovare un’ottima seconda guida che potesse aiutare nel momento del bisogno. Nelle due qualifiche in cui il messicano è stato davanti, solo a Imola è riuscito a segnare il tempo più veloce del compagno di squadra. Mentre per quanto riguarda le tre gare, in ogni occasione il #11 ha preceduto il #33 quando questi non ha finito la gara.

Il parallelo a livello di punti invece vede Max doppiare il compagno di quadra, come avvenuto nel 2020 a svantaggio di Albon. Quel che però è a favore di Pérez è il fatto di aver conquistato quasi il doppio dei punti (190 vs 105) rispetto a quelli del thailandese, anche se con qualche gara in più. Ma mentre l’ex Racing Point ha passato molto tempo in zona podio o a ridosso dello stesso, il suo predecessore spesso si ritrovava a bazzicare nelle zone di media-bassa zona punti. A confermare il passo in avanti fatto dalla squadra austriaca, con l’arrivo di Pérez, è confermato dalla vittoria dello stesso arrivata a Baku e dalla sua prima fila a Imola; risultati che in Red Bull – in riferimento al secondo pilota – non si vedevano dai tempi di Daniel Ricciardo.

Max Verstappen

Il nuovo campione del mondo conferma di essere diventato lui stesso una macchina da guerra inarrestabile. Dal Gran Premio degli Stati Uniti 2019, escludendo solo i GP di Turchia 2020 e di Ungheria 2021 (quest’ultimo non per colpe sue, ndr), ha sempre conquistato il podio ogni qual volta è transitato sotto la bandiera a scacchi. Ben 33 podi nelle ultime 35 gare al traguardo, ma sarebbero potuti essere 34 senza l’incidente causato da Bottas al via della gara all’Hungaroring.

Dall’altro lato, il suo rivale Lewis Hamilton, nelle ultime 35 gare al traguardo (da Stiria 2020) ne ha concluse solo 30 a podio. Errori come l’entrata ai box sotto Safety Car a Monza nel 2020, o il dritto in curva 1 alla ripartenza di Baku, così come il caos di Monaco per Lewis, sembrano non esistere più nella mente di Max. Segno che probabilmente l’irruento olandese ha trovato quell’ultimo tassello che potrebbe farlo diventare imbattibile, se dovesse disporre della miglior vettura in pista.

Sergio Pérez

Come detto in precedenza, la Red Bull ha finalmente trovato il secondo pilota di livello che cercava dalla partenza di Daniel Ricciardo. L’esperienza di Pérez ha pagato positivamente perché ha aiutato e non poco in momenti cruciali, dove magari piloti più inesperti come Gasly e Albon avrebbero potuto peccare. Ma soprattutto quest’anno è stato anche la conferma, per il messicano, di essere cresciuto negli anni in Force India-Racing Point e di essere diventato finalmente un pilota maturo, a differenza di quello a tratti poco lucido nella stagione in McLaren.

Il numero 11 ha ottenuto ben dieci piazzamento in top-4 in griglia di partenza e nove in gara. Numeri ben superiori rispetto a quelli di Albon che ne aveva ottenuti quattro sia al sabato sia alla domenica. In più, i risultati del messicano sono giunti grazie alla sua competitività e non in seguito a eventi rocamboleschi (ad esclusione della vittoria di Baku, servita dal ritiro di Verstappen). Per esempio, i due podi di Albon sono arrivati con il caos del Mugello – compreso il ritiro di Verstappen dopo tre curve – e con la fumata bianca della Racing Point proprio di Pérez in Bahrain.

Gli errori del neo-arrivato alla corte austriaca non sono mancati – vedi la Sprint Qualyfing di Silverstone – ma quel che è certo è che lui sia stato una pedina fondamentale per portare via da Stoccarda uno degli allori. E per farla breve, lo scontro diretto con il suo rivale Valtteri Bottas è stato perso per 13-6, mentre lo scorso anno Albon subì un 14-2.

Immagine di copertina: Red Bull Content Pool / Getty Images

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