Il team di Milton Keynes parte per la seconda metà di campionato senza Christian Horner, tra un inizio incerto e un futuro col punto di domanda
È onestamente difficile trovare un aggettivo diverso da “tragica” per definire la prima metà di stagione 2025 della Red Bull. Le prime 12 gare ma, soprattutto, quanto successo nella pausa tra Silverstone e il Belgio in arrivo, rappresentano la cartina di tornasole di una situazione peggiorata in pista con il passare dei mesi sin da maggio dello scorso anno e con la vicenda legata a Christian Horner, di febbraio 2024, ad iniziare un lento logorio all’interno della compagine che ha vinto gli ultimi quattro mondiali piloti più due costruttori.
Lasciando da parte per un momento la questione Horner, sul fronte pista Red Bull un anno fa era ancora in testa al campionato con 373 punti (sarebbe poi stata superata da McLaren e Ferrari). Dodici mesi dopo i punti sono 201 in meno, 172, con il team di Milton Keynes quarto in classifica e la concreta possibilità che questa possa restare la sua posizione finale, in considerazione dei team di fronte e del fatto di correre oggettivamente con un solo pilota dall’inizio della stagione.
Questo dettaglio rende tutta la situazione ancora più complicata da comprendere perché, a fronte dei 165 punti di Max Verstappen, il secondo sedile ne ha ottenuti solo 7 con Yuki Tsunoda, dopo l’esperienza terribile con Liam Lawson nelle prime due gare. Se la seconda guida avesse prodotto anche la metà dei punti dell’olandese, Red Bull oggi si troverebbe al secondo posto nel Costruttori con circa 25 punti di vantaggio sulla Ferrari e, probabilmente, anche la percezione della sua prima metà di stagione sarebbe diversa.
La realtà è però un’altra e verte su problemi che, forse, sono stati sottovalutati per troppo tempo. Già nel 2024 Verstappen sottolineava come le carenze della Red Bull non fossero da imputare a Sergio Pérez. Eppure, le prodezze dell’olandese e la capacità di vincere ancora il titolo piloti nonostante le difficoltà, ha messo una pezza ai problemi portando il team di Milton Keynes – già in procinto di perdere Adrian Newey e Jonathan Wheatley – a scegliere per la sostituzione del messicano dopo quattro stagioni.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, con Verstappen capace – più per le sue capacità – di vincere due gare nella prima parte del 2025 ma pur restando ormai distante dalla lotta mondiale; mentre dall’altra parte del box la situazione è tremenda e di difficile risoluzione ed uno Tsunoda che non ha fatto poi molto meglio del bistrattato Lawson.
Il licenziamento di Christian Horner aggiunge un livello di difficoltà al tutto. Il timoniere dei primi 20 anni e dei tanti successi Red Bull lascia il posto a Laurent Mekies, il quale avrà l’arduo compito di prendere in mano una situazione scottante e, oltre a capire come (sempre che sia possibile) invertire la rotta tecnica e risolvere la questione secondo sedile, dovrà già guardare al futuro; con un nuovo ciclo tecnico in arrivo, l’abbandono di Honda e un Verstappen le cui voci di partenza in direzione Mercedes si sono intensificate nel corso di questa prima sosta estiva.
Max Verstappen
Le gare vinte a Suzuka e Imola, così come le quattro pole (l’ultima a Silverstone) racchiudono la classe e la tenacia di un Max Verstappen che, però, non può oggettivamente fare tutto da solo. I 69 punti ritardo da Piastri (e 61 da Norris) chiariscono come anche per lui, quest’anno, lottare per il titolo mondiale rappresenti ormai una chimera irraggiungibile. Quella dell’olandese si sta trasformando progressivamente in una ripetizione del 1996, quando Michael Schumacher lottava senza sosta con la F310 (comunque non comparabile, in termini di affidabilità, alla Red Bull…) contro la corazzata Williams; cosciente di non poter fare nulla per il titolo ma con la voglia di dimostrare di essere comunque il migliore.
Liam Lawson
La sua avventura in Red Bull è durata solo due gare, le prime della stagione. Si pensava che Red Bull avesse fatto un errore a promuoverlo al posto di Tsunoda e che i risultati negativi dipendessero solamente dalla poca esperienza. Lui non ha saputo fare quanto atteso ma quanto successo dopo ha dimostrato che le sue difficoltà non erano solo dovute a lui.
Yuki Tsunoda
Il giapponese non aveva gradito la scelta di rimanere in Racing Bulls con Lawson in Red Bull. Forse, dopo nove gare, l’entusiasmo per aver ottenuto quel sedile che considerava fondamentalmente suo a prescindere è ora sfumato, con soli sette punti conquistati contro i 165 del compagno, errori a ripetizione e performance negative per un pilota della sua esperienza. A questo punto, avrà capito anche lui che i problemi sono altri. Evidentemente era necessario sbatterci la testa.
Immagine di copertina: Media Red Bull
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