Il team transalpino è ultimo della fila e più chiacchierato fuori che dentro la pista
La prima metà stagione 2025 di Alpine non può che essere definita negativa. A fronte di 10 punti in più in classifica Costruttori, 19 contro 9 del 2024 (comunque pochi anche dodici mesi fa), il team transalpino si trova all’ultimo posto della classifica dedicata ai team mentre, un anno fa, si trovava al settimo posto.
A conti fatti la situazione, in termini di competitività, non è così distante da quella del 2024, un anno poi condizionato pesantemente dal colpo del Brasile con Ocon e Gasly a podio. Una condizione comunque negativa per un team ufficiale, che dovrebbe ambire a risultati molto più positivi e molto più costanti ma che, negli ultimi anni, non è mai riuscito a risalire la china.
La gestione del team, inoltre, ha visto una sequenza di ingressi e uscite che stanno continuamente rimodellando la struttura interna in vista di un 2026 che diventa sempre più cruciale in quella che è l’avventura transalpina. Il contestato passaggio alle PU Mercedes, che ha portato alla dismissione dell’area di produzione interna delle Power Unit, è una scommessa che non solo può ma deve pagare viste le enormi polemiche suscitate dalla decisione di fare a meno di Viry-Chatillon.
Dal punto di vista dei risultati, i 19 punti conquistati fino ad ora sono da imputare al solo Pierre Gasly, autore di un settimo posto in Bahrain, di un ottavo in Spagna e, grazie anche alle condizioni miste, di un ottimo sesto nell’ultimo appuntamento di Silverstone.
Il secondo sedile rappresenta un parallelo con quanto succede in Red Bull, con una gestione discutibile e piloti saliti in macchina con l’obbligo psicologico di dare il 110% (pur da Rookie come nel caso di Doohan) per convincere il team a restare in abitacolo.
Proprio il figlio del grande Mick è stato scelto al posto di Ocon come compagno di Gasly ma con un’avventura che sapeva già essere a tempo. Di cinque gare si parlava e ce ne sono volute sei per vederlo a piedi, dopo prestazioni difficili ed incidenti importanti. L’annuncio di Franco Colapinto come pilota di riserva aveva già lasciato intendere che le possibilità per l’australiano fossero risicate e, puntualmente, così è stato. Il pilota argentino è salito in macchina da Imola in poi ma la situazione non è cambiata per nulla. Incidenti, prestazioni negative e un divario importante da Gasly anche per lui stanno alimentando voci su un altro cambio al volante.
Quanto, però, potrà continuare questa situazione? Perché è oggettivo il fatto che, ogni volta in cui si cambia pilota, partire da zero sarà sempre più difficile soprattutto nel confronto con Gasly. Alpine dice che sta semplicemente valutando i piloti a disposizione in ottica 2026, ma è difficile capire quali riferimenti si possano ricavare da queste esperienze a tempo.
Pierre Gasly
L’unico punto fermo del team, in questo momento, è il pilota francese. Quando ne ha la possibilità Gasly porta a casa il risultato, altrimenti deve lottare con una monoposto non all’altezza e fare di necessità virtù. Il risultato di Silverstone mette in chiaro ancora una volta le sue capacità. La speranza – per lui – è che il 2026 gli offra la possibilità di essere più vicino alle zone che contano. Per la seconda metà di stagione difficilmente le cose cambieranno, a meno di eventi particolari che possano permettergli di emergere come successo in Gran Bretagna o in Brasile l’anno scorso.
Jack Doohan
È salito in macchina conscio di avere già il fiato sul collo di Colapinto e con voci che, sin dal suo annuncio l’anno scorso, lo avevano reso un Rookie ad ore. Solo queste possono essere buone attenuanti a spiegare con quale spirito si sia infilato in macchina nelle prime sei gare della stagione, con la necessità impellente di fare risultato nonostante una vettura carente. Gli errori in pista, alcuni incredibili (come quello di Suzuka) restano di competenza del pilota, ma che la sua esperienza sia stata condizionata è indubbio.
Franco Colapinto
Sembrava che il suo arrivo dovesse rimettere le cose al loro posto (anche qui, il parallelo Red Bull con Tsunoda calza a pennello) e invece anche l’argentino ha faticato e fatica clamorosamente. Se su Doohan potevamo avere qualche dubbio essendo un rookie in assoluto, le prime gare dello scorso anno dell’argentino fornivano qualche rassicurazione e aspettativa in più sul suo rendimento. Eppure la situazione è sempre la stessa, segno che i problemi (forse) sono altri.
Immagine di copertina: Media Alpine
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