F1 | Analisi Budget Cap / Red Bull: la cronologia dei fatti, il giallo della regola cambiata e perché la sanzione è un “buffetto sulle ali”

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Tempo di lettura: 12 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
29 Ottobre 2022 - 15:15
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In questa lunga analisi cifre e fattori che hanno portato alla sanzione per Red Bull sullo sforamento del Budget Cap

Con la vicenda Budget Cap / Red Bull formalmente conclusa possiamo andare ad analizzare tutto quello che è successo negli ultimi mesi, le sanzioni applicate al team di Milton Keynes, la loro entità e le conseguenze future sia dal punto di vista sportivo che politico.

Inutile dire che la sanzione ha scontentato gran parte del Paddock. Paradossalmente il Team Principal più aggressivo è stato Andreas Seidl della McLaren: Ferrari, per voce di Laurent Mekies, è stata critica a sua volta mentre Toto Wolff ha usato parole diplomatiche. In linea generale, tutti si sono detti contenti dell’esito pubblico, ovvero dell’esposizione dei dettagli del “Minor Overspend Breach” da parte di Red Bull, ma questo era scontato in quanto condizione necessaria per la finalizzazione dell’Accepted Breach Agreement con la Federazione. Il quale prevede una mitigazione della sanzione a fronte dell’ammissione di colpa e dell’esposizione dei dettagli che hanno portato all’infrazione. Stessa cosa successa, tra l’altro, con Aston Martin, multata per 450.000 dollari per violazioni procedurali.

La cronologia

Andiamo con ordine: la deadline per l’invio dei documenti alla Federazione inerenti i bilanci 2021 era fissata per il 31 marzo. Come sappiamo, Williams è stata multata di 25.000 dollari per aver sforato questo termine. A fine settembre una fuga di notizie a margine del GP di Singapore porta a scoprire che Red Bull sarebbe stata trovata fuori budget.

La provenienza delle prime voci non è certa ma si sussurra che qualche gola profonda abbia parlato dall’interno della Federazione. Tra le mille ipotesi spuntano insinuazioni su Shaila-Ann Rao, attuale segretaria generale ad interim della FIA ed ex consulente legale di Mercedes, a stretto contatto con Toto Wolff. La Rao è arrivata a giugno in FIA, dove aveva già lavorato tra 2016 e fine 2018.

Nella giornata di venerdì, a Marina Bay, La FIA mette prima le mani avanti comunicando che i report sono ancora in fase di analisi e, in serata, respinge le speculazioni partite subito nel Paddock.

Al di là delle insinuazioni, ovviamente non verificabili, Red Bull viene contestualmente contattata per una serie di incongruenze riscontrate nella sua documentazione, articolate in 13 punti. Il team di Milton Keynes invia la documentazione richiesta per spiegare il suo punto di vista, collaborando e consultandosi con la Federazione.

In ogni caso, dal punto di vista mediatico, è scoppiato il finimondo. Nel Paddock di Singapore si parla già di cifre di sforamento del Budget Cap nell’ordine di 10/12 milioni di dollari. Contestualmente, si parla anche già di sanzioni, puntando forte sulla squalifica dal mondiale piloti 2021 e la consegna del titolo a Lewis Hamilton.

Il 5 ottobre la FIA rinvia la comunicazione sui report al giorno 10, il lunedì successivo al Gran Premio del Giappone. A Suzuka Max Verstappen conquista il secondo titolo iridato e, “90 minuti dopo”, così ha spiegato Chris Horner, il Team Principal viene informato dell’effettiva violazione del Budget Cap per il 2021.

Il giorno dopo, appunto, viene pubblicato il report FIA, nel quale viene specificato che Aston Martin e Red Bull hanno violato il regolamento finanziario dal punto di vista procedurale e che il team di Milton Keynes è colpevole di un “Minor Overspend Breach”, ovvero una violazione del tetto del Budget Cap entro il 5%. Sul momento non viene indicata la cifra di sforamento ma questa, dai 10/12 milioni iniziali, si porta ad un massimo di 7,25 milioni, il 5% appunto del monte totale di 145 milioni previsti per il 2021. Continuano, intanto, le speculazioni sulle eventuali sanzioni.

Red Bull si dice sorpresa per la notizia e sostiene di aver agito all’interno del Budget Cap. Il 20 ottobre, in prossimità del weekend di Austin, i rumours parlano dell’invito da parte della FIA a Red Bull di procedere con un ABA, un Accepted Breach Agreement. Il che corrisponde al vero.

Mentre le voci sull’importo dello sforamento calano progressivamente, passando da 4 milioni (dai 10/12 iniziali) a 1,8, il Paddock di Austin viene sconvolto dalla notizia della scomparsa di Dietrich Mateschitz, fondatore di Red Bull. Le discussioni tra FIA e il team vengono momentaneamente sospese per il rispetto del lutto che ha colpito il team austriaco e non solo. Chris Horner, nel frattempo, era andato all’attacco delle speculazioni di avversari e media contro il suo team, con un Toto Wolff piuttosto ironico a riguardo.

Ieri, finalmente, la FIA ha pubblicato sanzioni e dettagli. Con la chiusura dell’ABA il 26 ottobre, Red Bull è stata multata per 7 milioni di dollari (da versare alla Federazione entro 30 giorni) e vedrà la decurtazione del 10% dal monte ore di sviluppo in galleria del vento / CFD disponibile per i prossimi 12 mesi.

Gli importi in dettaglio

Nel comunicato della FIA gli importi sono espressi in sterline. Pertanto il Cap di 145 milioni di dollari diventa 118.036.000 sterline. La documentazione inviata da Red Bull presentava costi rilevanti ai fini del Cap per 114.293.000 sterline, ovvero sotto il limite per circa 3,7 milioni, 4,3 milioni di dollari.

La FIA, dopo le sue analisi, ha rilevato incongruenze tra costi esclusi erroneamente e arrotondamenti per un totale di 5.607.000 sterline, circa 6,5 milioni di dollari. Questo ha portato il totale a 119.900.000 sterline, 1.864.000 oltre il Cap. Parliamo di 2,16 milioni di dollari per uno sforamento dell’1,6% del Cap, al di sotto del 5% e già in questa fase 1/5, 1/6 rispetto agli importi vociferati inizialmente tra i media.

In una conferenza stampa organizzata dopo la pubblicazione delle sanzioni, Chris Horner ha approfondito i dettagli dei costi e il punto di vista della Red Bull. In questa sede Horner ha spiegato, come la stessa Federazione ha sottolineato, che l’importo di sforamento di 1.864.000 sterline è “gonfiato” da un credito fiscale non utilizzato per un totale di 1.431.348. Pertanto, se il regime fiscale fosse stato applicato correttamente, il valore puro dello sforamento da considerare è di 432.652 sterline, circa 502.000 dollari. L’importo è, di fatto, 1/20 rispetto alle prime voci e corrisponde allo 0,37% oltre il Cap.

Nella stessa conferenza stampa Chris Horner ha fatto riferimento ad un cambio del regolamento finanziario operato nel mese di giugno, per il quale costi per 1,2 milioni di sterline sarebbero potuti essere esclusi dal conteggio. Abbiamo indagato su questo fronte ed è emerso quanto segue.

Il giallo del regolamento cambiato

Il punto 10 nel dettaglio dei costi contestati dalla FIA riguarda l’inventario:

10. Understatement of Relevant Costs in respect of provisions set forth by Article 4.1(f)(i)(B) of the
Financial Regulations (concerning use of inventories);

L’articolo 4.1(f)(i)(B) segnalato nel documento della FIA, però, non fa riferimento all’ultima versione del regolamento, la numero 12 pubblicata il 30 settembre, ma alla numero 9, pubblicata il 18 febbraio.

In questa, antecedente alla scadenza di invio dei documenti del 31 marzo, l’articolo recitava così:

The cost of an item of Used Inventories must be recognised in full as an expense in the Full Year Reporting Period in which it was first used in respect of the F1 Team’s F1 Cars, provided that where such first use occurs prior to 1 January 2021, the cost of that item of Used Inventories must be recognised in full as an expense in the Full Year Reporting Period ending on 31 December 2021;

Ma già nella versione 10, pubblicata il 29 aprile (ovvero dopo la scadenza di invio dei documenti del 31 marzo) questo articolo è stato cambiato, diventando il 4.1 (f)(i)(i) che recita così:

The cost of an item of Used Inventories must be recognised in full as an expense in the Full Year Reporting period in which it was first used in respect of the F1 Team’s F1 Cars;

La differenza sta nel fatto che nella versione di febbraio dovevano essere inclusi anche i costi relativi a parti usate utilizzate per la prima volta nel 2020, mentre nella versione di aprile si parla solo di parti usate per la prima volta dal 1° gennaio 2021 in poi. Ricordiamo che, a causa della pandemia, l’introduzione dei nuovi regolamenti tecnici è stata posticipata di un anno, dal 2021 al 2022. Pertanto le monoposto sono rimaste fondamentalmente le stesse per due stagioni, con possibilità di riutilizzo di alcune parti.

Horner ha spiegato che “se avessimo potuto ripubblicare il bilancio con il regolamento aggiornato avremmo risparmiato un milione e duecento mila sterline”. Il riferimento ad un cambio di regolamento a giugno non trova fondamento, perché la modifica è avvenuta tra febbraio (versione 9) ed aprile (versione 10). Non possiamo dire con certezza che sia questo il riferimento, ma considerato lo sforamento di 500.000 dollari un’attenuazione di 1,4 milioni di dollari (l’equivalente di 1,2 milioni di sterline) avrebbe evidentemente portato Red Bull sotto il Cap di circa un milione rispetto ai 145.

La sanzione finanziaria

Lo sforamento effettivo di circa 500.000 dollari ha portato ad una multa di sette milioni. Come è stato quantificato questo valore? È possibile, vista la multa di 450.000 dollari ad Aston Martin, che si tratti di una combinazione di un importo simile (anche Red Bull è stata citata per violazione procedurale) sommato all’equivalente delle discrepanze rilevate dalla Federazione nei documenti iniziali, equivalenti a 6.500.000 dollari.

I team avversari si sono detti scontenti della sanzione finanziaria, che corrisponde ad una multa extra Budget Cap e non ad un importo che va in detrazione al Cap per il 2023, fissato a 135 milioni di dollari (per il 2022 il Cap è di 140 milioni). Considerato il budget globale a disposizione di Red Bull, anche in epoca pre Cap, si tratta di un importo risibile per quanto Chris Horner indichi il contrario.

La sanzione sportiva

Ancora più discussa è la sanzione sportiva, riguardante la detrazione del 10% del monte ore a disposizione per galleria del vento e utilizzo del CFD.

budget cap red bull f1

L’attuale regolamento sportivo prevede che ogni team possa sfruttare un monte ore di test determinato in percentuale rispetto ad un coefficiente C. La percentuale è determinata dalla posizione ottenuta nel campionato costruttori dell’anno precedente. Le famose 2000 ore di test al CFD saranno quindi ridotte per Red Bull, campione 2022, al 70% per il 2023.

A questo 70%, ovvero 1400 ore, dovrà essere detratto un ulteriore 10% per via della sanzione. Il team avrà quindi a disposizione 1260 ore invece di 2000 di CFD. Lo stesso metro è applicato all’utilizzo della galleria del vento (RWTT), dove ad esempio il “Wind On Time” scenderà da 80 ore a 56 per aver vinto il campionato e poi a 50,4 per la sanzione imposta dalla FIA.

Sebbene Horner abbia parlato di sanzione draconiana e Toto Wolff abbia chiarito che questa decisione, per Red Bull, comporterà uno svantaggio, è abbastanza noto all’interno del Paddock che nessun team, neanche i top, raggiunge il totale del monte ore, limitandosi a sfruttarne circa la metà anche per una questione di costi. Va da sé, quindi, che la sanzione del 10% potrebbe non colpire il Team di Milton Keynes come si possa pensare.

In conclusione

La vicenda Red Bull / Budget Cap pone in evidenza alcuni punti di riflessione.

Innanzitutto vanno sottolineate le difficoltà che un regolamento di questo tipo porta con sé. Normare l’aspetto finanziario di entità diverse, dislocate in paesi diversi e con fiscalità differenti è sicuramente uno sforzo titanico e non è detto che in futuro non possano ripetersi eventi di questo tipo. Ci sono sicuramente modifiche da apportare al fine di rendere tutte le procedure più chiare e rapide per tutti, FIA e Team.

La leggerezza della sanzione è frutto della combinazione di più elementi. L’Accepted Breach Agreement è il primo agente mitigante sull’entità della sanzione stessa, in quanto trattasi di un accordo che rende pubblica l’ammissione di colpa da parte del team e i dettagli che hanno portato alla sanzione. La natura dei costi contestati, relativi per lo più a trattamenti dei dipendenti e catering (per quanto faccia sorridere) può aver influito a sua volta nella decisione di non appesantire la sanzione.

Gli importi per le tasse pagate in eccesso e per le parti usate, prima incluse e poi escluse, a loro volta possono essere state tenuti in considerazione. Lo stesso vale per il fatto che si trattasse del primo anno di introduzione del regolamento finanziario. Elementi, questi, comunque valevoli per tutti e con la sola Red Bull poi sanzionata.

Durante queste settimane è stato chiamato in causa anche il famoso accordo segreto tra FIA e Ferrari per la Power Unit 2019, per la preoccupazione che la questione con Red Bull potesse chiudersi nello stesso modo. Si tratta di eventi diversi e gestiti in modo diverso. In questo caso il regolamento finanziario prevedeva chiaramente, in caso di Accepted Breach Agreement, il fatto che i dettagli venissero resi pubblici. Nel caso della Ferrari, invece, nessun dettaglio è stato rilevato (altrimenti non sarebbe stato un accordo segreto…) e questo, è bene ricordarlo, fece indispettire non poco diversi altri team. Le prestazioni decisamente impalpabili della SF1000, poi, contribuirono a placare gli animi naturalmente.

A proposito di sforamento, non si può non sottolineare come mediaticamente questa vicenda sia stata trattata in modo molto distante da quella che dovrebbe essere l’etica. Solo negli ultimi giorni gli importi presunti si sono lievemente avvicinati alle cifre reali, con una cifra di partenza di 10/12 milioni di dollari ed un atterraggio a quota 500.000. Le cifre altisonanti delle prime settimane non hanno fatto altro che ingigantire la questione riaprendo polemiche aperte sin dalla fine del 2021 per il finale di Abu Dhabi, indisponendo i fan e creando ancora più odio sui social. Va sempre ricordato che chi racconta il Motorsport, con qualsiasi mezzo, ha anche dei doveri e delle responsabilità nei confronti della platea. Spesso lo si dimentica e questo è uno di quei casi.

È evidente che, se le cifre fossero state quelle paventate all’inizio, la sanzione sarebbe dovuta essere esemplare e definitiva. Ma è altrettanto improbabile credere che un team strutturato possa arrivare a sforare un Budget Cap di quasi il 10%. Infatti, le cifre hanno confermato che si trattava solo di speculazioni al fine di creare interesse ed interazioni tra il pubblico.

Considerato quanto sopra, ovvero che la limitazione dei test aerodinamici potrebbe rappresentare un danno relativo per Red Bull e che la multa in sé è un esborso di denaro extra Budget, la sanzione imposta dalla FIA rappresenta a tutti gli effetti un “buffetto sulle ali”, come l’abbiamo nominato nel titolo.

Di fatto una riduzione del Cap a disposizione sarebbe più furba e facile da gestire, perché andrebbe implicitamente a colpire anche la capacità di sviluppo e test senza dover detrarre percentuali specifiche. La limitazione del Cap era una possibilità a disposizione della Federazione inserita a regolamento: ad esempio, quei 7 milioni di multa sarebbero potuti andare in detrazione ai 135 di tetto massimo per il prossimo anno. In questo modo, però, la stessa Federazione non avrebbe incassato una bella somma sfruttando l’errore di un team. E anche questo, alla fine, conta.

Speriamo, con questa lunga analisi, di aver riassunto la saga Budget Cap con tutte le informazioni rilevanti al fine di fornire a chi legge una visione completa dei fatti e la possibilità di elaborare una propria opinione in merito.

Immagine: Red Bull Media

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