F1 | Albert Park e la curva del rischio

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Tempo di lettura: 8 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
5 Aprile 2023 - 19:00
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La curva 3 del circuito che ospita il GP d’Australia è stata teatro di incidenti anche drammatici nel corso degli anni

Il GP d’Australia 2023 è andato in archivio, anche se le polemiche non si sono ancora fermate dopo una gara decisamente sotto le aspettative dal punto di vista sportivo. Il tracciato dell’Albert Park è stato rivisto per il 2022, con il layout reso molto più veloce grazie alla cancellazione della vecchia chicane 9/10 e la nuova profilazione di alcune curve, rese meno spigolose e quindi più filanti.

Tra queste figura curva 3: una piega a destra piuttosto lenta rispetto al resto della pista che giunge dopo l’allungo di curva 1 e 2. Sebbene apparentemente si tratti di una curva come tante altre, nel corso degli anni è stata teatro di incidenti anche drammatici o dai rischi comunque molto alti.

Sulla totalità, sono quattro gli eventi maggiori che abbiamo preso in esame.

1996 | Martin Brundle vola al debutto di Melbourne

10 marzo 1996. La Formula 1, dopo aver solcato le strade di Adelaide tra il 1985 ed il 1995, sceglie Melbourne come nuova location del GP d’Australia. Il paese più lontano si trova ad ospitare due GP consecutivi. Chiusa la stagione 1995, è quello che la apre nel 1996 su una nuova pista.

Non c’è esempio meglio per chiarire il termine “partire col botto”. Al via della gara, il gruppo arriva per la prima volta alla frenata di curva 3. Dal fondo, Martin Brundle resta spiazzato da un movimento repentino di David Coulthard, che quasi attraversa la pista in diagonale. Il pilota della Jordan frena sbandando ma non riesce a fermarsi in tempo. Brundle decolla sulla Sauber di Johnny Herbert e sulla McLaren dello scozzese, toccando entrambe le vetture e volando in aria con la monoposto che si spezza in due finendo sottosopra in via di fuga, nascosta dalla polvere.

Le immagini sono agghiaccianti, anche perché ci vogliono diversi secondi prima di vedere un Brundle completamente indenne uscire dalla sua vettura tra lo sconcerto ed il sospiro di sollievo di tutti i presenti. La scocca, intatta, ha protetto il pilota mentre dal motore in poi tutto si è scollegato dalla cellula di sopravvivenza. La gara viene sospesa con bandiera rossa. Brundle, come se niente fosse, torna ai box e sale sul muletto per ripartire dai box nella seconda partenza. Un qualcosa che oggi non sarebbe possibile vista l’assenza delle seconde monoposto.

2001 | Jacques Villeneuve vola su Ralf Schumacher. Il dramma di Graham Beveridge

Il 2001 è un anno tragico per Melbourne. Un altro lutto colpisce un commissario di pista a pochi mesi di distanza dalla scomparsa del Leone della CEA Paolo Gislimberti. A Monza, il giovane Leone è stato colpito fatalmente da una ruota staccatasi dalla Jordan di Heinz-Harald Frentzen, coinvolto nel botto multiplo di inizio gara alla Roggia.

Nel corso del quinto giro del GP d’Australia le telecamere staccano sulla Williams di Ralf Schumacher insabbiata nella via di fuga di curva 3. Ma, poco dopo, ci si rende conto che le monoposto coinvolte in quello che è uno schianto terrificante sono due. Jacques Villeneuve è l’altro pilota protagonista. Il canadese della BAR colpisce in pieno la Williams, rimanendo forse sorpreso da una frenata leggermente anticipata da parte del tedesco e decollando in aria. La monoposto punta, ruotando di 180° mentre è sollevata da terra, verso le protezioni, che colpisce prima con la ruota anteriore destra e poi col resto della vettura. Proprio la ruota anteriore fende le protezioni all’altezza di un buco nelle reti, dietro il quale si trova il commissario di pista Graham Beveridge.

La gara viene neutralizzata con la Safety Car e le monoposto seguiranno la vettura di sicurezza per ben dieci passaggi prima che la corsa venga ripresa. Per Beveridge non c’è niente da fare: l’uomo di 52 anni, colpito al torace, viene soccorso subito con un tentativo di rianimazione di oltre 40 minuti, ma purtroppo non sopravvive alle ferite riportate.

2007 | Wurz vede la morte in faccia. Halo non c’è ancora

L’ultima delle tre immagini qui sopra è la più simbolica per capire cosa si è rischiato nel GP d’Australia 2007, quello vinto da Kimi Raikkonen al debutto con la Ferrari il 18 marzo. A nove giri dal termine, David Coulthard tenta con la Red Bull un sorpasso ottimistico nei confronti della Williams di Alex Wurz.

Le due monoposto vengono a contatto e la Red Bull dello scozzese sale letteralmente sopra quella dell’austriaco. Come potete vedere dall’ultima istantanea, il fondo della Red Bull passa sopra l’abitacolo e sono davvero pochissimi i centimetri che lo separano dalla testa di Wurz, con le conseguenze immaginabili che si sarebbero potute avere con una dinamica leggermente diversa.

Si tratta di un evento passato in secondo perché nessuno dei due piloti ha riportato alcun danno. Halo non era ancora nei progetti del Circus e solo due anni dopo, con l’incidente di Felipe Massa a Budapest e quello fatale di Henry Surtees a Brands Hatch, si sarebbe iniziato a pensare a come proteggere la testa dei piloti. Resta comunque un evento dal pericolo altissimo, uno dei diversi miracoli che la F1 ha regalato nella sua lunga storia.

2016 | Il miracolo di Fernando

A proposito di miracoli, alzi la mano chi ha pensato di sognare vedendo Fernando Alonso abbandonare i resti della McLaren dopo uno dei voli più incredibili degli ultimi anni.

Siamo al via del mondiale 2016 e, nel corso del 17° giro, un altro incidente dalle potenzialità disastrose anima la curva 3. La sequenza delle immagini è simile a quella del 2001. La prima ad essere inquadrata è la Haas di Esteban Gutierrez, ferma in ghiaia alla prima del team americano nel Circus. Servono diversi secondi per accorgersi che, una ventina di metri più in là, dai resti di quella che era un’altra monoposto si sfila da terra un altro pilota. È Fernando Alonso.

Il bicampione del mondo forse non si è neanche reso conto di quello che è successo. Gutierrez scende dalla sua monoposto e corre verso di lui, incredulo come tutti di credere che sia sopravvissuto ad un botto violentissimo.

Anche la dinamica richiama quella del 2001 tra Villeneuve e Schumacher: Fernando resta sorpreso dall’anticipo di frenata del messicano e lo colpisce, finendo contro le protezioni di sinistra. La McLaren, già danneggiata dal primo impatto, arriva lateralmente sulla via di fuga in ghiaia che innesca un capottamento multiplo. La fortuna dello spagnolo è rappresentata dal fatto che, nel ruotare su se stessa, la monoposto fa perno col posteriore nella ghiaia, rallentando sensibilmente per poi terminare la sua corsa sottosopra, polverizzata, decine di metri più avanti.

Curiosità vuole che al commento per la TV inglese ci sia proprio Martin Brundle. Il quale, vedendo il replay dell’incidente, sarcasticamente dice “mi ricorda qualcosa” pensando a quanto successo a lui vent’anni prima. Alonso, letteralmente, sguscia dall’abitacolo il più in fretta possibile per tranquillizzare tutti. La gara viene sospesa con bandiera rossa e lo spagnolo, dopo i controlli obbligatori, dovrà rinunciare a correre la successiva gara in Bahrain sostituito da Stoffel Vandoorne, al suo debutto in F1.

Perché così pericolosa?

Quelli che abbiamo ricordato sono i quattro incidenti più gravi in un elenco ben più ampio, ma di gravità generalmente minore.

È però curioso il fatto di avere una concentrazione di eventi così pericolosi nello stesso punto dello stesso tracciato. Gli incidenti si sono verificati in condizioni di luce diversa (sia sole che nuvoloso), quindi è da escludere un problema particolare di visibilità, anche se gli alberi posti dalla parte sinistra della pista possono creare un effetto ombra più o meno fastidioso in traiettoria normale di frenata.

L’avvicinamento a curva tre non è completamente rettilineo, ma piega leggermente verso destra. Questo porta i piloti in cerca di sorpasso a tentare l’attacco all’interno ma anche all’esterno, per avere poi il favore di traiettoria nella successiva curva 4.

Prendendo in esame singolarmente i quattro casi riportati, tutti nascondono sia una componente di sfortuna che una di valutazione errata. Martin Brundle resta sorpreso dai movimenti di fronte a lui, ma arriva decisamente troppo veloce sul gruppo che lo precede. Villeneuve ed Alonso restano attaccatissimi alla monoposto davanti senza avere il tempo di spostarsi agli accenni di frenata di chi li precede, per quanto magari anticipata. David Coulthard è troppo fiducioso (e anche discretamente lontano) quando tenta l’affondo su Wurz.

Una volta innescato l’incidente, fortuna e sfortuna fanno la loro parte. Sfortuna e dramma sono protagonisti nel 2001, con la ruota anteriore destra della BAR di Villeneuve che si infila proprio nell’apertura tra le reti di protezione colpendo, con precisione fatale, Beveridge. Alex Wurz è miracolato per una manciata di centimetri. I voli di Brundle e Alonso lasciano attoniti per l’incolumità generale di entrambi, con il primo che poi risale sul muletto senza troppi problemi.

È difficile da dire se, insite nella conformazione di questa curva e della frenata che la precede, ci siano delle componenti di pericolosità che portano con maggiore frequenza a certi episodi. O se, proprio per la sua fisionomia, questa parte del tracciato inviti maggiormente i piloti a rischiare un sorpasso.

Resta il fatto che curva 3 resta un punto sempre critico nell’ambito di un tracciato che, secondo alcuni studi, viene indicato quello con il maggior numero di ritiri per incidente. Nonostante questo, nel 2022 è stato rinnovato e reso più veloce rispetto a prima di quasi 4 secondi in qualifica, con medie di oltre 245 km/h. Un valore altissimo per quello che resta, comunque, un circuito cittadino ricavato da strade già esistenti.

Immagine: Media Mercedes

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