F1 | L’affaire Alboreto dell’estate 1989

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
21 Febbraio 2022 - 17:31
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L’arrivo in Ferrari di Nigel Mansell nel 1989 aveva di fatto chiuso il rapporto tra Michele Alboreto e la squadra di Maranello, che durava dal 1984. Il pilota milanese, dopo qualche trattativa con Williams e Benetton, decise di accasarsi nel team che lo aveva lanciato in F1, ovvero la Tyrrell.

Il rapporto con il boss, il “boscaiolo” Ken Tyrrell, e il contratto personale con la Marlboro che non andava in conflitto con nessun marchio della scuderia inglese (in quel periodo alla disperata ricerca di una sponsorizzazione) convinsero Michele a dare fiducia alla squadra inglese.

La prima parte della stagione 1989, con l’arrivo della splendida Tyrrell 018, rigenerò Alboreto che colse anche un fenomenale terzo posto alle spalle di Senna e Patrese nel Gran Premio del Messico. Quel risultato in particolare e la ricerca della Benetton di un pilota da mettere in macchina al posto di Johnny Herbert, ancora in difficoltà dopo i postumi dell’incidente del 1988 a Brands Hatch, misero Alboreto nella condizione di scegliere una scuderia più competitiva per continuare la stagione 1989.

La settimana precedente il Gran Premio di Francia sul tracciato del Paul Ricard fu quella chiave per l'”affaire Alboreto”, con Tyrrell protagonista in negativo di questa storia. Dopo aver trovato l’accordo con la Benetton, favorito anche dalla rinuncia della Marlboro a continuare la sponsorizzazione personale, Alboreto era in procinto di salire sulla B189 numero 20. Nel frattempo il contratto che lo legava alla Tyrrell da inizio stagione venne preso in consegna in maniera piuttosto autoritaria dallo stesso Tyrrell, che si era assicurato la sponsorizzazione della Camel fino al termine della stagione.

In sostanza, Tyrrell chiese prima ad Alboreto di sostituire il logo Marlboro sul casco con quello Camel, pagando di tasca propria la rescissione con i “biancorossi”, e successivamente una penale per liberarlo dal contratto in essere con il team. Una situazione che mandò su tutte le furie Alboreto, tanto che intervennero a mediare Jackie Stewart e diversi uomini di spicco della Ford.

La posizione di Tyrrell però non cambiò di una virgola, anzi la sua richiesta di 600 mila dollari per liberare Alboreto venne vista come un ostacolo insormontabile. Intanto il posto del pilota italiano, in attesa di una scelta ufficiale (e con Michele che si rifiutava di correre con la vettura inglese), venne preso da Jean Alesi, che dopo la rottura definitiva delle trattative tra Alboreto e Tyrrell debuttò in F1 con uno splendido quarto posto in Francia.

Durante questo “casino” creato dalla durezza di Tyrrell, la Larrousse si ritrovava alla disperata ricerca di un pilota in grado di dare qualità ad una squadra sul baratro delle prequalifiche. Dopo un test a Silverstone di Emanuele Pirro con la Lola, la Benetton chiamò il pilota italiano che in poche ore scelse di correre al posto di Herbert. Questo ennesimo colpo di scena mise in difficoltà la Larrousse, che per il Gran Premio di Francia e quello d’Inghilterra ingaggiò il giovane francese Eric Bernard sperando poi di poter mettere sotto contratto Alboreto dalla gara di Hockenheim.

Con la Marlboro in aiuto per liberarlo dal contratto e la penale pagata a Tyrrell (una cifra inferiore alle richieste iniziali), Alboreto debuttò sulla Larrousse durante i test a Hockenheim in preparazione al Gran Premio di Germania. Otto gare per finire la stagione e la nuova sfida delle prequalifiche, vinta immediatamente per un solo millesimo durante le prove del venerdì mattina.

Si chiuse quindi un periodo, durato circa 20 giorni, in cui la F1 visse una sorta di calciomercato estivo moderno.

Immagine copertina: RSF Motorsport Twitter

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