F1 | 1993, quando gli ascolti già facevano preoccupare (ma si arrivava a 6 milioni)

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 9 Gennaio 2024 - 17:50
Tempo di lettura: 3 minuti
F1 | 1993, quando gli ascolti già facevano preoccupare (ma si arrivava a 6 milioni)

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Un articolo del 1993 svela le preoccupazioni per una F1 in caduta dal punto di vista degli ascolti

È il 14 marzo 1993, domenica. Al pomeriggio inizierà il mondiale di F1 con il ritorno di Alain Prost sulla super Williams e Ayrton Senna a cercare di contrastare il nemico di una carriera con la McLaren.

Sulle pagine dell’Unità si parla del mondiale che sta per incominciare, del sentore che la Williams (Senna permettendo) possa fare ancora quello che vuole (sarà così) e di una Ferrari che punta già al 1994 quando il ’93 non è ancora iniziato, non senza delle frecciate davvero pungenti: “Ha una macchina obsoleta; obsoleta, dietro una maschera di arroganza, è forse tutta la sua organizzazione e, addirittura, obsoleto il suo know-how”.

L’occhio cade più in basso e si posa su un titolo che sa molto di 2024: “Cosa non si fa per qualche spettatore in più”. Il pezzo, a firma di Carlo Braccini, racconta di una Formula 1 che sta perdendo ascolti per colpa del dominio della Williams e della deludente Ferrari, con i telespettatori non più attratti dal Circus come prima.

Potrebbe essere tranquillamente un articolo dei giorni nostri se non fosse che la preoccupazione è riferita ad ascolti anche di 6 milioni di telespettatori. Il riferimento è a un calo tra 1991 e 1992, dato evidentemente dal dominio di Nigel Mansell, ma quegli stessi numeri oggi farebbero più che gola al Circus.

“Il 2 giugno dello scorso anno, alla diretta del Gran Premio di Spagna trasmessa da Italia Uno, assistito
5.325:000 italiani, fonte Auditel; lo stesso Gran Premio del 1991, sempre su Italia Uno, è stato visto da 6.249.000 «individui»”.

Numeri che, oggi, sembrano praticamente una chimera quando si fatica a restare sopra la soglia dei due milioni, con tutte le attenuanti del caso.

“Ma come si può dar torto al telespettatore europeo? Un campionato senza emozioni, deciso matematicamente a metà stagione, poca bagarre in pista, regie televisive spesso poco attente a quello che succede alle spalle dei primi (la «guerra dei poveri» in Formula Uno almeno produce spettacolo) e, non ultima, la crisi della Ferrari”.

Ancora, sembra di leggere un riassunto del 2023 anche se qui le informazioni sono in bianco e nero e sovrastate da un calendario che parla di 16 gare (ripartite equamente tra Rai e Mediaset), contro le 24 (pardon, 30) che ci aspettano in questa stagione.

Si legge ancora: “Per la prima volta, oltre alle consuete telecamere a bordo delle vetture, si proverà a far ascoltare le comunicazioni via radio tra il pilota e i box, per il momento solo durante le prove”. Una specie di incentivo per capire se al pubblico potrebbe interessare sapere cosa succede in abitacolo.

Viene da dire che almeno, al tempo, si introducevano novità che riguardavano i piloti e la guida. Sotto questo fronte, trent’anni dopo, le cose sono cambiate invece tantissimo, non necessariamente in meglio.

Immagine: ANSA

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