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EuroNASCAR | Intervista a Jérôme Galpin: “I tifosi italiani sono i migliori al mondo!”

di Gabriele Dri
NascarLiveITA
Pubblicato il 8 Luglio 2024 - 11:00
Tempo di lettura: 15 minuti
EuroNASCAR | Intervista a Jérôme Galpin: “I tifosi italiani sono i migliori al mondo!”

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P300.it ha potuto intervistare a Vallelunga Jérôme Galpin, presidente e CEO della NASCAR Whelen Euro Series


Da Vallelunga – intervista realizzata nella mattina di domenica 19 maggio

Buongiorno Signor Galpin, è un piacere incontrarla e fin da ora la ringrazio per aver accettato questa intervista con me per p300.it.

Piacere mio!

La NASCAR Whelen Euro Series festeggia quest’anno i 15 anni dalla sua fondazione, di questi oltre 10 (la prima stagione ufficiale fu il 2012, nda) sotto le insegne della NASCAR. Ci può portare indietro alle origini del progetto da lei creato e che portò poi alla prima stagione nel 2009?

Abbiamo (Galpin con la sua società Team FJ Group, nda) avuto questa idea addirittura nel 2007 e allora non potevamo nemmeno immaginare che saremmo diventati il partner ufficiale della NASCAR per l’Europa. Non potevamo immaginare nemmeno l’esposizione mediatica, la rilevanza e le dimensioni di questa categoria.

Ancora oggi viviamo ogni giorno come se fosse un nuovo giorno. Sono convinto che cresceremo ancora anche se non so quanto grandi diventeremo. La bella cosa è che sono assolutamente convinto che la situazione in cui siamo ora è solo un altro punto d’inizio per diventare ancora più grandi. Possiamo vedere fin da ora lo spettacolo in pista, i tifosi, i team ed i piloti. In Europa ora c’è un’attrazione per il pure racing e non vedo nessun altro in grado di portarlo in pista meglio di noi. Siamo in grado di portare avanti questo approccio al motorsport perché non abbiamo elettronica e diamo libero accesso ai tifosi in pista.

Stiamo approcciando il motorsport come faceva la Formula 1 50 anni fa: solamente delle persone che si riuniscono perché hanno la stessa passione per le corse ed è quello che facciamo ancora. Quando la categoria ha debuttato nel 2009 non avremmo mai potuto immaginare che avremmo avuto dei piloti in griglia provenienti da così tante nazioni del mondo che corrono in una serie così bella. È davvero magnifico.

Ma, e lo ribadisco, non siamo ancora arrivati dove volevamo. Stiamo andando avanti passo a passo e abbiamo il potenziale, almeno lo credo, che l’EuroNASCAR possa diventare la categoria più importante in Europa per lo spettacolo offerto a tutto tondo.

Dalla sua società, il Team FJ Group, basata in Francia ora siete diventati davvero una serie pienamente europea. Lei è ancora il presidente, il vostro PR (Gian Luca Guiglia, nda) è italiano, André Wiegold che fa le interviste per il broadcast ufficiale è tedesco, uno dei commentatori (Adam Weller, nda) è inglese. Ci sono piloti poi dal Benelux, dalla Repubblica Ceca, da Svizzera e Austria…

Assolutamente! Inoltre adesso il direttore sportivo e tecnico del campionato Joe Balash è americano. Tutti gli steward e il direttore di gara vengono dalla Croazia. Sì, siamo diventati davvero un campionato europeo.

Gian Luca Guiglia e André Wiegold sotto il podio di Vallelunga dopo gara2 della EuroNASCAR PRO a Vallelunga: i due motori del weekend davanti e dietro le telecamere

La vostra è stata una rapida crescita in questa direzione in uno spirito veramente europeo.

Esattamente, però lo spirito di base è sempre quello del pure racing e l’aver radunato un ottimo gruppo di persone attorno a questo concetto ci ha resi diversi da quello che si può trovare in qualsiasi campionato GT, o anche nelle formule o nel Turismo. Quindi chiunque si unisca a noi per correre un campionato NASCAR può avere uno spirito diverso, ma ci riconosciamo tutti sotto questo obiettivo e siamo l’esempio che persone da tutto il mondo che lavorano per lo stesso fine possono costruire qualcosa insieme.

Il presente sembra essere molto positivo. La partnership con la NASCAR sta funzionando, il ponte costruito fra l’Europa e gli USA viene percorso in entrambe le direzioni, la sponsorizzazione con Whelen è stata rinnovata ed i tifosi sono molto presenti ad ogni weekend. Secondo lei, durante questo percorso, quale è stato il passo più importante per arrivare a questo punto?

Per me non c’è stato un momento preciso, ci sono stati più fattori e il mettersi sempre in dubbio per costruire sempre qualcosa di migliore è stata la chiave. È per questo che abbiamo chiamato delle nuove figure di rilievo. La mossa che abbiamo fatto quest’anno con Joe Balash (nella foto qui sotto all’estrema destra in occasione della parata nella via centrale di Campagnano di Roma in occasione del weekend di Vallelunga, nda) è stata importante. È stato il direttore di gara della NASCAR Xfinity Series per diversi anni ed ha collaborato col settore internazionale della NASCAR per altri sette. Quindi lavora in NASCAR da molto tempo ed ha passato la sua intera vita nel motorsport. Quindi ha conoscenza ed è uno esperto.

EuroNASCAR Jerome Galpin

Adesso che c’è lui a capo del lato tecnico e sportivo dell’EuroNASCAR io posso occuparmi di più dello sviluppo del campionato dal punto di vista del business nello stesso modo in cui è strutturata a livello aziendale la NASCAR negli USA. Loro vogliono ampliarsi a livello internazionale, al momento è una delle loro priorità.

Dal mio punto di vista siamo lavorando a stretto contatto con il gruppo internazionale della NASCAR per il futuro e per rendere la categoria migliore sotto ogni aspetto, ad esempio a livello di sponsor e di organizzazione. Ma non c’è un solo punto su cui focalizzarsi, dobbiamo davvero lavorare tutti insieme su più direzioni. La strategia su cui stiamo lavorando insieme alla NASCAR è a lungo termine; infatti, stiamo pensando su orizzonti di cinque, dieci o 15 anni da adesso.

Voi come EuroNASCAR siete stati una delle prime serie internazionali della NASCAR e siete uno dei partner più duraturi. Prima di voi è arrivato il Canada con la transizione (nel 2006, nda) da CASCAR a NASCAR Canada. La categoria messicana (nata nel 2004 e diventata ufficiale nel 2006, nda) ha avuto un passo falso nel 2016 in cui non si è disputato il campionato, mentre la NASCAR Brasil è appena nel suo secondo anno di vita…

E siamo praticamente l’unica categoria NASCAR veramente internazionale perché gareggiamo in sette nazioni diverse ed è proprio questo che ci rende un partner speciale nell’ambito internazionale della NASCAR. Chad Siegler (Chief International Officer, nda) e Chelsea Saunders (Senior Director, International Business Operations & Strategy, nda) sono dei punti di riferimento importanti per collaborare e migliorarci. E c’è un grande desiderio da parte della NASCAR di puntare sul settore internazionale, ovviamente l’Europa rappresenta per loro un grande obiettivo e lo è anche per noi. Quindi stiamo lavorando insieme per pianificare delle strategie per far crescere non solo l’EuroNASCAR ma anche l’intero brand della NASCAR in Europa.

Durante le Speedweeks di Daytona ho avuto l’onore, insieme ai miei colleghi di p300.it e di Mola, di partecipare in un incontro a distanza proprio con Chad Siegler e anche Mike Forde (NASCAR Managing Director, Racing Communications, nda) e con loro ho affrontato proprio quale fosse la strategia a livello di brand. Negli ultimi anni, dopo la Cup Series, sia la categoria messicana che quella canadese hanno adottato un format a livello di sponsor che non prevede un title sponsor ma solo premium brand associati e la categoria brasiliana ha seguito questo stile quando è arrivata.

Quindi ho chiesto se anche per la NASCAR Whelen Euro Series in futuro sarebbe stato seguito questo percorso di unificazione a livello globale del brand, ma ha risposto invece che erano contenti della situazione attuale. (In pista ho potuto notare anche l’aumento della doppia identità, quella ufficiale ma anche quella breve e colloquiale di EuroNASCAR, nda) Quale è invece la sua idea su questo argomento, potrebbe esserci un cambiamento in questa direzione? Ne avete discusso?

È difficile parlare del futuro perché è un discorso che coinvolge anche i nostri amici di Whelen…

Inoltre Whelen è un marchio importante per la NASCAR anche negli USA.

…sì e sono un partner fondamentale per noi e lo sono sin dal 2013, quindi sono passati oltre 10 anni, una partnership la cui lunghezza è un fatto davvero inusuale nello sport. Però allo stesso tempo capiamo il desiderio della NASCAR di allineare tutte le proprie categorie, specialmente a livello di presentazione. Dobbiamo decidere tutti insieme se proseguire su questa strada oppure passare al nuovo modello che rappresenta probabilmente il volto della NASCAR nel prossimo futuro. Dal nostro punto di vista noi tendiamo ad adattarci perché abbiamo un mercato completamente diverso che è anche multiculturale. Quindi dobbiamo capire quale sia la scelta migliore adottare sempre nell’ottica della strategia a lungo termine.

Ovviamente non tutto è andato secondo i piani in questi anni. Il Covid ha colpito duramente tutte le categorie del motorsport. Parlando dell’anno scorso, il progetto della corsa sul ghiaccio non si è realizzato così come la All-Star Race a Grobnik non si è più organizzata. Cosa ci può dire da questo punto di vista? Cercate ancora dei progetti “da sogno” oppure preferite la certezza del calendario?

Prima di tutto proviamo sempre a concentrarci sui nostri partner a lungo termine. La partnership con la NASCAR è di questo tipo, poi ad esempio abbiamo festeggiato il nostro decimo anniversario della tappa a Valencia ed abbiamo appena rinnovato con loro fino al 2029, quindi queste sono le nostre priorità. Come hai detto quello del Covid è stato un periodo probante, ma siamo riusciti ad organizzare ugualmente una stagione vera e propria…

…sì, una stagione accorciata a soli tre mesi (da settembre a dicembre 2020, nda), ma ce l’avete fatta.

Quindi sì, i campionati che abbiamo annunciato alla fine sono stati sempre completati e questa è un’ottima cosa. Ma abbiamo in tasca anche dei progetti speciali e come è giusto che sia sono anche difficili da mettere insieme. Parlando ad esempio della gara sul ghiaccio, dal punto di vista tecnico delle vetture siamo in una situazione positiva. Ora dobbiamo solo trovare il posto giusto e la quadratura economica per cui questa corsa possa avvenire.

Il problema più grande è che al giorno d’oggi, purtroppo, ci sono sempre meno circuiti ghiacciati su cui correre e anche contattando gli organizzatori del Trofeo Andros (giunto questo inverno alla sua ultima edizione, nda) ci hanno detto che c’è sempre meno ghiaccio e quindi i circuiti stessi potrebbero sparire nell’arco dei prossimi anni. Quindi le opzioni disponibili sono sempre meno. Siamo lavorando per trovare una località in Lapponia, tuttavia dobbiamo confrontarci anche con la legislazione locale.

E non parlo di questioni legate al rispetto dell’ambiente, bensì in materia di proprietà privata. Infatti, anche se sei proprietario di un terreno immenso e lo concedi per organizzare la gara, chiunque per legge ha il diritto di attraversarlo liberamente in ogni momento e quindi è necessario un grande investimento organizzativo per rispettare queste norme in accordo con la polizia locale e tutti gli altri servizi del territorio. È davvero un progetto impegnativo. Le auto sarebbero anche pronte, dobbiamo solo trovare il posto giusto e al momento giusto.

Tornando a questo weekend, finora a Vallelunga è stato tutto magnifico, malgrado qualche goccia di pioggia. Non possiamo però ignorare il fatto che navigare nel mondo dei calendari del motorsport è difficile. Mentre stiamo parlando a Imola c’è la Formula 1, a Misano il GT World Challenge e voi siete qui con l’EuroNASCAR. È impossibile accontentare tutti, ma è indubbio che qualche tifoso ha dovuto fare delle scelte difficili per questo weekend. Come si possono risolvere queste concomitanze, se si possono risolvere?

Credo che non sia possibile scegliere un weekend senza altre gare in Italia. È una situazione difficile anche perché quando noi dell’EuroNASCAR annunciamo un calendario per la stagione successiva, tendiamo ad evitare cambi di data nel caso in cui sopraggiunga altro. Guardiamo alla F1 che fa degli spostamenti nel programma anche fino a gennaio, quindi puoi non avere delle certezze anche fino a gennaio o febbraio. Non puoi tenere sulla corda delle persone fino a così all’ultimo. Inoltre, se vuoi essere un organizzatore serio non puoi cambiare il calendario cinque volte prima che la stagione cominci. Noi proviamo a dare il meglio che possiamo. Siamo un campionato internazionale ed è naturale incrociare il percorso di altre categorie.

Per questa stagione abbiamo deciso di anticipare la tappa di Vallelunga da luglio a maggio a causa delle alte temperature. Pensiamo che in prospettiva sia una giusta decisione, ma sì, certe volte non si possono evitare sovrapposizioni del genere. Parlando anche di MotoGP, è molto popolare e condividiamo con loro parte della fan base. Però, se vuoi evitare concomitanze con la F1, non puoi allo stesso tempo evitarle con la MotoGP. È sempre più difficile trovare dei weekend liberi nell’arco dell’anno. Sono stagioni sempre più occupate, facciamo del nostro meglio ma è sempre una sfida.

L’ovale di Venray torna quest’anno in calendario ed i tifosi sono molto contenti di questo. Possiamo dare loro una bella notizia dicendo che resterà in EuroNASCAR per lungo tempo?

Sicuramente è una bella notizia ed è questo l’obiettivo. L’ultima volta che ci abbiamo corso è stato nel 2019 e quindi da allora di acqua ne è passata sotto i ponti. Però sì, penso che la corsa su ovale sia parte del DNA della NASCAR ma anche parte del nostro DNA e che sia fondamentale per preparare i nostri piloti per il futuro. Abbiamo un contratto di tre anni con Venray e se tutto andrà per il meglio non vedo alcun ostacolo per tornarci anche nel futuro più lontano.

Già, perché l’EuroNASCAR ha una sua identità come sappiamo, tuttavia gli ovali sono un marchio di fabbrica della NASCAR. Quindi è giusto che un ovale sia tornato in calendario, ma è anche molto difficile trovarne uno in Europa. Oltre a Venray avete corso in passato anche a Tours. Nel periodo del boom delle categorie per monoposto negli USA sono costruiti due ovali in stile americano in Germania al Lausitzring e in Inghilterra a Rockingham, ma per entrambi c’è stato un momento difficile economicamente.

Ho lavorato duramente per riportare l’EuroNASCAR su un ovale. Parlando più in generale, non avrebbe avuto molto senso per noi andare su ovali così grandi. Quelli che conoscono la nostra categoria amano gli ovali, ma allo stesso tempo la maggior parte dei tifosi europei sono più abituati ai circuiti stradali. La NASCAR non è fatta solo di ovali e allo stesso tempo racchiude molto altro come il modo di guidare, le corse con molti piloti ravvicinati, l’atmosfera ed il divertimento in pista.

È tutto questo che fa l’insieme ed è il punto chiave dell’EuroNASCAR. Quindi avere una tappa su un ovale va bene, ma non pensiamo di aggiungerne altre. Penso che il nostro obiettivo sia anche sviluppare il nostro calendario con la volontà di ampliare la nostra presenza in Europa.

È sempre una questione di equilibrio. È anche importante sperimentare cose nuove per cambiare strada e non replicarne altre. Stiamo vedendo lo stesso con la NASCAR negli USA dove stanno allargando l’esperienza che possono offrire ai loro team e ai loro partner con piste di tipologia diversa. È bello esplorare soluzioni diverse per poi avere una visione migliore complessiva e alla fine scegliere quella che rende più felici tifosi, piloti e squadre. Lavoriamo ovviamente su una scala diversa, ma vogliamo ottenere lo stesso obiettivo.

Però per fare questo devi avere sempre il tuo nucleo stabile di partner con cui lavori da tanto tempo e con cui sei felice di collaborare. Se hai queste piste da cui partire, allora avrai sempre nuovi mercati da esplorare, nuovi segreti da scoprire che rendono l’esperienza migliore.

E, parlando sempre di calendario, come organizzatori siete francesi, tuttavia, al momento la Francia manca dall’EuroNASCAR. Cosa ci può dire al riguardo?

Il modo con cui costruiamo il calendario è basato sulla forte volontà di costruire attorno alle gare anche un bel festival insieme ai tifosi. E, al momento, è difficile trovare un posto adatto per questo. Come si sa, in Francia al momento la maggior parte dei campionati non riesce ad attrarre pubblico e allo stesso tempo non lavora per questo obiettivo. È più facile per i circuiti per affittare la pista, chiudere i cancelli e fare i track days. Non devi spendere né soldi né energie per fare della promozione. Per questo al momento non riusciamo a trovare il partner giusto per fare una gara in Francia con lo stesso modello con cui lavoriamo noi. Ad esempio, Brands Hatch è la pista esemplare per noi, collaboriamo alla perfezione con loro. Vogliamo tornare con una tappa in Francia, dobbiamo solo trovare il partner giusto con cui collaborare nel miglior modo possibile.

Secondo Lei, di cosa ha bisogno l’EuroNASCAR in questo momento per crescere ancora?

In questo campionato il mio lavoro è notare ogni piccolo dettaglio che abbia bisogno di un miglioramento. Anche quando abbiamo avuto un bel weekend, voi guardate la bella giornata, io invece osservo quei punti in cui dobbiamo crescere. Come detto, stiamo lavorando con la NASCAR su molti temi, ma l’obiettivo principale è di riuscire a portare molta più gente ai nostri eventi e renderli felici di quello che offriamo loro. Dobbiamo far sapere alla gente che esistiamo, che quando verranno in pista scopriranno un ambiente che è amichevole e molto bello, un ambiente anche molto competitivo in pista e che alla fine di cui possono essere felici dell’esperienza vissuta. E non parlo solo di tifosi, ma anche di piloti e team.

EuroNASCAR Jerome Galpin

Un ultimo messaggio per i tifosi italiani.

Prima cosa: grazie. Seconda: siete i migliori al mondo e vi amo. La cosa migliore è quando c’è un pilota italiano che vince in casa e tutti cantano l’inno nazionale. È bellissimo accoglierli qui. Quando abbiamo iniziato questo percorso in Italia anni fa ci dicevano: ‘Eh, se non avete un pilota come Valentino Rossi o una squadra come la Ferrari in griglia, allora non riuscirete ad attirare i tifosi.’ Ma alla fine invece ha funzionato l’essere vicino alla gente. Quindi vi dico: il prossimo anno tornate e tornate ancora più numerosi e noi saremo più che felici di accogliervi. Sì, siete davvero i migliori al mondo.

Grazie Signor Galpin è stato davvero un piacere averla incontrata.

Grazie mille a te!


Immagini: Gian Luca Guiglia per EuroNASCAR; Media EuroNASCAR; Gabriele Dri

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