Elio, 30 anni dopo

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
15 Maggio 2016 - 11:00
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Non ho avuto il piacere da appassionato di F1 di vedere correre Elio De Angelis. Sono nato esattamente un mese dopo la sua morte, avvenuta il 15 maggio del 1986. Nel corso di questi anni ho letto molto sul pilota di Roma e ho visto diversi video e corse che lo vedevano come protagonista.

Pilota velocissimo, un vero gentleman che faceva parte di quegli eroi che sfidavano la velocità, andando oltre il limite ogni volta che si sedevano in un abitacolo. Elio ha vinto 2 gare in carriera, troppo poche per un pilota del suo talento, ma a parte i numeri la sua prima vittoria arrivata con la Lotus in Austria, in volata su Keke Rosberg nel 1982, è entrata nella storia di questo sport.

Appunto la Lotus, quella vera, gestita ancora da quel genio di Colin Chapman, che lo aveva voluto fortemente nel 1980 dopo averlo visto debuttare un anno prima in Formula 1 con la Shadow. Sei stagioni con la squadra inglese, in un momento di lento declino del team anche a causa della scomparsa dello stesso Chapman, in cui Elio ottenne comunque risultati importanti, e la vittoria ad Imola nel 1985.

L’arrivo di Ayrton Senna alla Lotus nel 1985 “costrinse” Elio a cambiare team, ad andare alla Brabham insieme ad un altro pilota italiano, Riccardo Patrese. La BT55, detta “sogliola”, disegnata da Gordon Murray oltre che essere bellissima era nata per vincere. Si rivelò invece, oltre che disastrosa, anche fatale per De Angelis.

Durante una sessione di test al Paul Ricard, alla veloce esse del Verriere, l’alettone posteriore della sua Brabham si staccò provocando l’uscita di pista ad alta velocità della vettura, che dopo una serie di cappottamenti finì contro le barriere incendiandosi. Diversi piloti prestarono soccorso al pilota romano provando ad estrarlo dalla vettura, senza purtroppo riuscirvi. Dopo diversi minuti alcuni meccanici e qualche commissario di pista arrivarono sul luogo dell’incidente riuscendo ad estrarre Elio dall’abitacolo.

In quegli anni non era obbligatorio per gli organizzatori di un GP, durante una sessione di test, avere la stessa organizzazione di sicurezza sul tracciato come in un week-end di gara normale. Per questo motivo l’elicottero trasportò De Angelis all’ospedale di Marsiglia ben 30 minuti dopo l’incidente. Eliò spirò il giorno dopo per asfissia, a causa del fumo provocato dall’incendio essendo rimasto intrappolato per 7 minuti nella sua monoposto.

I piloti, dopo la morte del pilota italiano, imposero alla FIA di adottare le stesse norme di sicurezza di un GP anche durante i test. Il ricordo di De Angelis ha poi continuato a vivere grazie a Jean Alesi che riprese i colori del suo casco.

Il sacrificio di Elio ha aumentato la sicurezza in F1, e questo oltre che per le doti mostrate in pista e qualcosa che non va mai dimenticato. 30 anni dopo tutti noi di Passione a 300 all’ora ti mandiamo un abbraccio ovunque tu sia.

(Immagine: internet. Per segnalare il copyright info@passionea300allora.it)

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2 Commenti su “Elio, 30 anni dopo”
Giorgio Baldini dice:

Se non ricordo male; le dava regolarmente ad un certo Nigel Mansell.

karoldo64 dice:

e rimasi con l’incredulità della morte “anonima” durante dei test
grande Elio

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