Ecco la Ferrari dalle prestazioni “senza precedenti”. A Budapest una gara senza Safety Car smaschera (finalmente) la SF-23. Ed ora occhio al quarto posto

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
24 Luglio 2023 - 13:00
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Il risultato di Budapest mette in mostra il vero valore della Ferrari. Non certo quello tanto decantato

Poteva accadere a Silverstone, ma una Safety Car ha stoppato il cronometro. Ci voleva una gara lineare per capire una volta per tutte quali sono le prestazioni vere della Ferrari ed è stata Budapest, viene da dire finalmente, a smascherare aspettative, promesse, illazioni su una Rossa capace di avvicinarsi alla testa.

Non che in Gran Bretagna non si possano fare calcoli: prima della Safety Car per la fermata di Magnussen, Leclerc aveva rimediato 37 secondi in 31 giri da Verstappen. Nei 14 passaggi dopo la ripartenza, altri 19.

A Budapest, però non c’è bisogno di contare più di tanto. Anche togliendo dal minuto e 10 di ritardo i cinque secondi di penalità per aver superato la velocità ai box e i sette persi durante la prima sosta, Leclerc si sarebbe fatto vivo sul traguardo dopo 58 secondi dall’arrivo di Verstappen. Non che il divario dagli altri sia diverso: 25 secondi da Norris e 20 da Hamilton sono già una sconfitta. E, se la McLaren da ora in poi dovesse essere davvero questa, in metà stagione c’è il concreto rischio di perdere anche il quarto posto nel mondiale Costruttori. Il team di Woking ha ripreso in due gare 45 punti alla Rossa ed ora si trova ad 80 di distacco.

Si dice che si debba essere sempre un po’ patriottici e tifare per il team di casa. In parte è vero: a chi non piacerebbe avere una Ferrari là davanti a lottare per la vittoria? Abbiamo visto all’inizio del 2022 (per troppo poco) quale entusiasmo porti una Rossa capace di vincere e contendere i successi alla Red Bull, con tutto quello che ne consegue anche lato ascolti ed importanza della F1 nel nostro paese.

Ma non è neanche giusto, giornalisticamente parlando, cercare di nascondere la polvere sotto il tappeto o illudere i tifosi. La sentenza dell’AD Vigna di inizio anno, “La SF-23 sarà una monoposto dalle prestazioni senza precedenti” doveva far venire i brividi allora e suona come catastrofica oggi, all’indomani di una gara nella quale si è rischiato il doppiaggio per una decina di secondi. L’assenza di commenti da parte di chi la Scuderia Ferrari la comanda è indicativa.

La verità, ad oggi, corrisponde ad una monoposto progettata da chi non c’è più, nata male e sulla quale si è tentato un make up che non ha portato a nulla, anzi. Le prestazioni spot in qualifica che, in alcune occasioni, hanno fatto gridare al miracolo, sono fumo negli occhi. Mai la qualifica è servita a raccogliere punti e il caso di Hamilton, a mezzo minuto da Verstappen dopo avergli strappato la Pole, è indicativo.

Tra l’altro, forse sarebbe il caso di capire che al sabato ci si avvicina solo e soltanto perché Red Bull, la qualifica, la snobba completamente in termini di assetto, preferendo concentrarsi sui setup da gara. I risultati parlano chiaro.

Quando siamo esattamente a metà stagione è il caso di dire che non ci sono potenziali da scoprire, tifosi da tenere sulle spine con frasi motivazionali o aggiornamenti magici che tengano. E non si può ritenere affidabile la voce di chi, come Marc Gené, veste di rosso e ad ogni weekend deve recitare (giustamente) una parte chiara, sostenendo (come settimana scorsa) che la “SF-23 non ha punti deboli”. Nemmeno il più arcigno ed inguaribile tifoso ha le fette di salame sugli occhi e forse è il caso di evitare certe uscite.

Ed ora che si fa? Di certo non si può ribaltare la monoposto ancora una volta, perché siamo in periodo di Budget Cap e perché significherebbe certificare un altro fallimento. Il tutto mentre la McLaren sembra aver dimostrato cosa significhi lavorare davvero a testa bassa e con dichiarazioni morigerate.

Ad inizio anno a Woking avevano detto che ci sarebbe stato da aspettare per vedere la vera MCL60. Non ci credeva quasi nessuno e le ultime due gare, su piste opposte e in condizioni diverse, sono state fantastiche. Se anche Spa dovesse andar bene sarebbe il colpo dell’anno.

Andrea Stella, appunto. Il suo è un brevissimo esempio, per carità. Ma pensate un attimo a quante persone sono uscite dalla Ferrari negli ultimi 15 anni e con quali successi da altre parti. Forse il vero problema a Maranello non sta né nella macchina, né nei piloti e neanche in tutto il resto che vediamo con i nostri occhi. Chissà se un giorno si capirà.

Immagine: Media Ferrari

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