Ecco il miglior modo per smentirmi: con i fatti

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 4 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
5 Giugno 2018 - 10:00

Alla fine, la previsione che ho fatto prima di Le Mans e che faccio da inizio anno si è rivelata veritiera: Jorge Lorenzo è riuscito a prendersi quel successo tanto cercato con la Ducati. E, c’è da dirlo, in una maniera perfetta come solo lui sa fare: partenza dalla prima fila a razzo, in testa dalla prima all’ultima curva con un ritmo costantemente sull’1:48. Un martello, come dice uno dei suoi tanti soprannomi. Nessuno è riuscito a reagire al suo ritmo durante la gara italiana: Rossi, Iannone, Márquez, Dovizioso… tutti hanno dovuto alzare bandiera bianca di fronte alla superiorità del maiorchino.

Sopra i fumogeni gialli e ben al di sopra dei (vergognosi) fischi da parte dei suoi detrattori, lo spagnolo alza finalmente la sua prima coppa da vincitore in rosso. Una doppietta che arriva in casa, dopo un momento difficile per tutta la squadra, e Jorge non fa di certo eccezione. Dopo i due zeri di Dovizioso, il contatto di Jerez e gli appena 16 punti del maiorchino prima del Mugello, tutti a gridare alla Ducati come team poco bilanciato, come squadra che non sa gestire i piloti e di come abbia perso la bussola. Direi che tutto il team rosso ha risposto a modo suo a queste dichiarazioni.

Perché è così che si risponde alle critiche, con i fatti. La gente dice che Jorge non è adatto alla Ducati e che è solo un peso per la squadra? Benissimo, si vince una gara, la gara più importante per la squadra bolognese, dominando e stracciando la concorrenza. La moto non vince da cinque gare ed è davanti nella generale coi piloti clienti? Ecco una doppietta al Mugello. Non servono altre chiacchiere per smentire chi ti critica, bastano le proprie azioni.

Io ero, e sono tutt’ora, tra le persone che criticano Jorge Lorenzo. Ma al Mugello, dal vivo, vedendo la Ducati #99 stracciare la concorrenza tutto ciò che potevo fare era incitare e applaudire il pilota che la guidava negli ultimi giri. Sia da sostenitore della Ducati, sia per il rispetto che merita un pilota vincente, soprattutto quando vince così.

Ed è paradossale che a pochi minuti da quella festa sul podio siano arrivate anche le parole di Jorge sul suo futuro, ufficialmente lontano da Borgo Panigale per sua stessa ammissione. Parla di un amore scattato troppo tardi, un risultato così buono che allo stesso modo arriva in ritardo e di una squadra, in primis Dall’Igna, brava a dargli ciò che gli serviva ma nel momento sbagliato. Probabile sia un modo per dire che il nuovo contratto con un’altra squadra, qualunque essa sia, è già stato firmato.

Dal canto mio, non ho apprezzato sentire Jorge che parla di Dall’Igna fiducioso in lui ma in ritardo: oltre al contratto da capogiro che è stato offerto a Lorenzo sin da subito, bisogna considerare che le carene, le modifiche, gli aggiustamenti alla GP17 prima e alla GP18 poi sono arrivati piuttosto velocemente, per far digerire meglio la moto al maiorchino. E aggiungo che Borgo Panigale l’offerta per rimanere gliel’aveva pure fatta, anche se forse non rispettava gli standard di Jorge (anche se era in linea con lo standard dei suoi risultati); Paolo Ciabatti, che già sbandierava il suo addio prima del GP d’Italia, ha confermato, Gigi Dall’Igna invece parla di rinnovo ancora plausibile. Forse ci ripenseranno, probabilmente no… solo il tempo lo dirà.

Per il momento, comunque, tutto il team si gode la soddisfazione del successo. Un successo necessario anche dal punto di vista mentale per Lorenzo, che non solo ha dimostrato ai suoi detrattori (tra cui alcuni ducatisti) che può vincere con la Desmosedici, ma è anche riuscito a fare ciò che Rossi (in situazione comunque molto diversa, premetto) non è riuscito a fare. Cosa su cui Jorge, secondo me, puntava parecchio visto il suo cruccio verso Valentino.

Insomma, Jorge ha dimostrato ciò che sappiamo sin dai tempi della Yamaha: quando tutto gira come un orologio, nulla lo può fermare. Forse non è una buona cosa se si vuole lottare per un mondiale così combattuto, e una rondine non fa primavera per tutta la stagione in corso, ma per il momento in casa Ducati ci si gode lo champagne.

Fonte immagine: motogp.com

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