E se Lewis dovesse ringraziare Nico?

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 4 Settembre 2018 - 14:00
Tempo di lettura: 2 minuti
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E se Lewis dovesse ringraziare Nico?
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Sì, lo so che proposta in questi termini la domanda fa ridere e che, anzi, se Lewis se lo trovasse davanti gli spunterebbe la coda da gatto inferocito. D’altronde le voci della sua opposizione al vedere Nico intervistare i piloti dopo le qualifiche o sul podio, con il rischio di averlo faccia a faccia tutto sorridente, girano da tempo.

Eppure c’è qualcosa in Lewis che è cambiato (oltre all’umore) dal 2017, il primo anno senza Rosberg al suo fianco nel box Mercedes. Paradossalmente la perdita del mondiale 2016, con quel tentativo estremo ad Abu Dhabi di creare un trenino di duecento vetture sperando in qualcosa che non si è avverato, deve aver avuto un effetto positivo pazzesco sulla psiche di Lewis. Un po’ perdere il titolo in favore di un compagno (ed ex amico) ritenuto inferiore a prescindere, un po’ il ritiro di quest’ultimo senza quindi la possibilità di rifarsi in pista, deve aver fatto scattare qualche molla nel cervello di Lewis che da lì in poi, dall’anno scorso, è apparso diverso, meno falloso, più cinico.

Si contano infatti sulle dita di una mano gli errori, le partenze sbagliate e tutti quei piccoli episodi che hanno permesso a Rosberg di insinuarsi nella lotta al titolo progressivamente fino allo scontro totale del 2016, nel quale al tedesco va riconosciuta una forza mentale di dimensioni esorbidanti (avete detto Vettel?) nel riuscire a dominare e sconfiggere il più quotato Lewis. Che il fenomeno di Stevenage abbia dovuto inghiottire un boccone amarissimo, forse ancora indigesto, è chiaro a tutti. Lasciare un titolo al compagno è una “macchia” che non avrebbe mai voluto dover segnare nella sua carriera.

Proprio da quella macchia è partita però la rinascita di Lewis. Sin dalle prime fasi del 2017 è sembrato più sul pezzo, meno distratto, affamato, arrabbiato, deciso e riprendersi il titolo perso a suo modo di vedere ingiustamente. Con un altro avversario, certo, ma poco cambia. Il Lewis che vedo da un anno e mezzo a questa parte è diverso da quello che ha combattuto con Rosberg. Si lamenta meno, è più concreto, costante, martellante. Non dico un altro pilota per non esagerare, ma si vede chiaramente che qualcosa in lui è cambiato.

Che forse la batosta del 2016 sia servita a consegnarci la versione migliore di Lewis Hamilton? Può darsi. Se così fosse, però, Lewis dovrebbe per assurdo un “grazie” al suo ex compagno ed ex amico. Quello che l’ha battuto rendendolo migliore, perché spesso si cresce più perdendo che vincendo.

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