Brembo

E’ la Red Bull il più grande nemico di Vettel?!

di Alessandro Secchi
alexsecchi83 alexsecchi83
Pubblicato il 28 Agosto 2013 - 10:40
Tempo di lettura: 8 minuti
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E’ la Red Bull il più grande nemico di Vettel?!
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26 anni. 31 vittorie, 39 pole position, 3 titoli mondiali, anzi quasi 4.
Più giovane pilota della storia della Formula 1 ad aver ottenuto una pole, una vittoria, un titolo.

Questi numeri basterebbero, in teoria, a dare il peso specifico di quello che è Sebastian Vettel in relazione alla Formula 1. 3 titoli mondiali come Ayrton Senna, per citarne uno a caso. Quasi 4 come Alain Prost, un altro di poco conto.

Eppure, tra i pochi numeri che ho citato, tra i tanti che si potrebbero elencare, c’è un nome che rovina tutta la festa.

Red Bull

Avete capito bene. La Red Bull potrebbe essere, per assurdo, il più grande nemico di Sebastian Vettel. Lo si capisce dall’ancora freddo atteggiamento di appassionati e addetti ai lavori nel riconoscere e individuare il valore assoluto del tricampione in carica.

In questo momento, per molti dal 2010, la Red Bull è l’elemento di contrasto ai numeri pazzeschi di questo ragazzo, una sorta di secondo piatto pesantissimo della bilancia. Perchè la Red Bull è riconosciuta come la vettura migliore del lotto da almeno 4 stagioni. Una specie di Ferrari dei primi anni 2000, per intenderci. E, infatti, anche i 5 titoli consecutivi di Schumacher vennero e vengono definiti quasi lordi, per la supremazia della rossa di quegli anni.

La Red Bull, insomma, maschera le prestazioni di Vettel. O, per meglio dire, le enfatizza, rendendogli la vita tutto sommato facile. Questo è il pensiero di una gran parte del pubblico della Formula 1. Non siamo ai livelli del “queste Formula 1 le possono guidare anche le scimmie”, frase gloriosa quanto ‘boomeringhiana’ di Niki Lauda, ma quasi.

Dall’altra parte, i tifosi di Vettel, che riconoscono come autentici i tre mondiali di Seb (3 e 3/4, diciamo), e respingono al mittente critiche e dubbi sul potenziale del tedesco, forse per invidia o chissà per quali altri motivi.

Come stanno davvero le cose?

Ci sono motivi per dare ragione ad entrambe le parti, per carità. La verità, come spesse volte capita, sta nel mezzo.

La mia sensazione, e prendetela come tale, è che Vettel sia leggermente sottovalutato e che il livello della Red Bull venga preso come pretesto per giustificarne le vittorie, e di fatto delegittimarle.

Come cerco di fare sempre, vi spiego il perchè di questa mia sensazione.

Si prendono in esame gli ultimi anni, certo. Ma Vettel non ha corso solo per la Red Bull. Nel 2007 debutta in F1 nel Gp degli Stati Uniti, al posto di Robert Kubica dopo il tremendo incidente del Canada. Il tedesco, non ancora 20enne, arriva ottavo in gara e ottiene subito il suo primo punto iridato. Nel 2008 è in forza alla Toro Rosso. E’ lì che ha ottiene la sua prima pole e la prima vittoria, a Monza, sotto l’acqua. Ai tempi si parlò della nascita di una stella, per come aveva gestito il weekend. Ora, quando si prende in esame quella gara, alcuni dicono che è stato fondamentalmente un caso, altri che addirittura non fa testo (perchè sotto la pioggia, appunto). Ultimamente mi è capitato di vedere alcune sintesi di Gran Premi risalenti a quella stagione, e spesso e volentieri Sebastian si trovava in zona punti. Non a caso, alla fine di quell’anno, Vettel conclude la stagione a quota 35, con 6 ritiri e due soli arrivi non a punti. 35 punti che, rapportati all’attuale punteggio in vigore, diventano 93. Gli stessi ottenuti da Nico Rosberg l’anno scorso, con 4 ritiri, per fare un esempio. Non proprio roba da poco.

Nel 2009, l’attenzione della Formula 1 è rivolta alla BrawnGP, e al suo doppio diffusore che conferisce a Button un vantaggio netto sulla concorrenza nella prima parte di stagione. Sebastian Vettel è stato promosso in Red Bull al posto del ritirato David Coulthard, al fianco di Mark Webber. Il tedesco non parte bene ma già alla terza gara torna alla vittoria. Le squadre concorrenti recuperano durante l’anno sulla BrawnGP, e alla vittoria in Cina ne seguono altre 3 per un totale di 84 punti, a 11 dal vincitore del titolo Jenson Button.

Dal 2010 la storia è conosciuta. Tre mondiali di fila di cui due vinti all’ultima gara (2010 e 2012) e uno stradominato (2011) senza rivale alcuno. Torniamo un attimo indietro, però. La Red Bull è proprio la squadra perfetta?

Nel 2010, appunto, Sebastian vince il titolo all’ultima gara, ad Abu Dhabi, luogo della tragica strategia Ferrari. Vettel è il meno indiziato di tutti per la vittoria finale. Per gran parte dell’anno, invece, è Mark Webber a comandare la classifica, fino all’autogol coreano. Negli emirati, il mondiale è nelle mani della Ferrari, ma finisce come sappiamo. La Red Bull è sì la vettura più veloce, ma anche la meno affidabile tra le top. Proprio Vettel è vittima più volte dei problemi della vettura, e perde molti punti durante l’anno, anche quando è in prima posizione.

Nel 2011 non c’è storia. E qui sì che la vettura si pone due gradini sopra le altre, come successo alla Ferrari nel 2002 e nel 2004. Sebastian non ha problemi a stradominare, con 122 punti di distacco su Jenson Button e 144 sul compagno Mark Webber che nonostante la super RB7 arriva terzo.

Nel 2012, la Red Bull inizia male. Vettel può lottare solo per i piazzamenti e nelle prime 13 gare ottiene solo una vittoria, in Bahrain, al quarto appuntamento, nel periodo delle vittorie ‘lotteria’ grazie alle gomme Pirelli. La Red Bull torna a volare da Singapore in poi, con 4 vittorie di fila che permettono a Sebastian di tornare in testa alla classifica, ma che sarebbero state comunque ininfluenti senza il bottino di piazzamenti precedenti. Ad Interlagos, il primo giro termina in ultima posizione dopo il testacoda e il contatto con la Williams di Bruno Senna. Termina la gara al sesto posto rimontando sotto l’acqua. E porta a casa ancora il titolo.

E siamo al 2013, in cui il mondiale pare ormai questione chiusa. Sebastian ha conquistato in fretta la testa del mondiale per poi allungare progressivamente sugli avversari. Un solo KO a Silverstone quando era in testa, ma per il resto il ruolino del tedesco sembra impossibile da fermare. La Red Bull è globalmente la vettura migliore, mentre la Mercedes pare potersi inserire solo in alcune occasioni.

In considerazione di questa carrellata di numeri e ricordi, se qualcuno mi chiedesse se la Red Bull ha influito e quanto nelle vittorie di Vettel, la risposta è sicuramente ‘si’, ma sul quanto io credo che la misura non sia alta come viene dipinta da molti. Perchè, per come la vedo io, la stagione in cui Vettel è stato davvero passeggero della Red Bull è stata la 2011. In quel caso sono d’accordo nel dire la vettura è stata predominante per tutto il Campionato.

Altro capitolo. 14 nel 2010, 122 nel 2011, 102 nel 2012, 82 ad oggi nel 2013, con ancora 8 gare da disputare. Questi sono i punti di distacco tra Vettel e Webber nelle ultime 4 stagioni. Mark, in base alle parti in gioco, viene preso in considerazione o per sminuire il valore di Vettel, o per enfatizzarlo. Perchè per molti il punteggio di Webber è motivo per far capire quanto Vettel è forte. Per altri, la differenza è tutta nella disparità di trattamento tra i due piloti in favore del tedesco, per alcuni fatta anche di complotti, sabotaggi, voglia ormai a zero causa ritiro e quant’altro. Dove si trova la verità, anche in questo caso? Al centro, come sempre.

Perchè è comprensibile che un top team decida di puntare su uno dei due piloti, e la Red Bull ha sempre puntato su Vettel, questo è poco ma sicuro. Così come è vero che, se ad esempio prendiamo in esame i punteggi di Fernando Alonso e Felipe Massa, le differenze sono di 108 punti nel 2010, 139 nel 2011, 166 nel 2012, 84 in questo 2013. L’opinione pubblica, però, in questo caso non parla di alcun sabotaggio o complotto ai danni di Felipe, ma di semplice inferiorità del brasiliano. Anche qui, due situazioni, due soluzioni.

Logico è che se entrambe le seconde guide fossero state e fossero maggiormente supportate, la differenza di punteggio potrebbe essere minore. Ma, in entrambi i casi, ci troviamo di fronte ad un top driver ed una seconda guida. Logico è anche che se a Sebastian Vettel si affiancasse un altro top driver, come Raikkonen o chi per esso, le cose cambierebbero. Ma succederebbe lo stesso anche in Ferrari, se ad esempio ad Alonso venisse affiancato proprio Kimi come si vocifera da settimane.

Quello che ho sempre pensato è che se una vettura è un gradino sopra la concorrenza, dovremmo trovare una serie di 1-2 infinita per tutto il campionato. La differenza di punti tra Vettel e Webber è lì a dimostrare che, se è vero che la vettura è come si dice imbattibile, la differenza la fa anche il pilota di punta.

Lungi da me voler fare paragoni con altri mostri sacri della Formula 1, anche perchè come spesso si dice i confronti tra epoche diverse non si possono fare. Ma trovo davvero riduttivo liquidare i numeri che ho citato ad inizio articolo giustificandoli esclusivamente con il mezzo a disposizione. Già altre volte ho fatto l’esempio di altri titoli mondiali vinti grazie a vetture di altro pianeta (ne cito due, Mansell 1992 e Prost 1993), eppure nessuno è qui a delegittimare nessuno.

Quello che manca a Vettel, a detta di tutti, è il mettersi in gioco con una nuova squadra e vincere per confermarsi e convincere tutti. Vero, ma continuare a ripeterlo sembra nuovamente andare a giustificare il palmares ottenuto fino ad ora. La curiosità c’è eccome, è anche mia e non vedo l’ora di vedere Sebastian all’opera in altri lidi. Ma questo non significa dover far finta di niente su quello che questo ragazzo ha ottenuto ad appena 26 anni.

Perchè nessuno ha la sfera di cristallo, e così come potremmo scoprire di essere di fronte ad un flop costruito a tavolino e lattine, potremmo un giorno doverci ricredere e dare atto di esserci sbagliati per anni.

Solo il tempo ce lo dirà.

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