Quando ci “attaccano” un’etichetta sulle spalle, gratuitamente e volontariamente, sta a noi cercare di togliercela di dosso. Succede in tutti gli ambienti, e spesso e volentieri chi si rende protagonista del gesto lo fa unicamente per punzecchiare il malcapitato.
Jenson Button è stato, anni fa, etichettato come “Paracarro”. Per la precisione fu il Flavio nazionale a definirlo come tale per giustificare la magnificenza della BrawnGP, con la quale proprio Jenson avrebbe vinto il Mondiale del 2009. Una macchina discussa e superiore per metà stagione per poi vivere di rendita nella seconda parte del campionato. Come se sia capitato solo a Jenson di vincere con una vettura un livello sopra la concorrenza, in F1.
Non solo non è bastato il titolo mondiale, ma anche i successivi tre anni in Mclaren, a fianco del (da ieri) due volte Campione Lewis Hamilton in cui ha totalizzato complessivamente più punti del compagno, non sono serviti per alcuni a cambiare parere sul bel Jenson.
Le ultime due stagioni, anzi, hanno amplificato questo mito del pilota ormai bollito che niente ha più da dare a questa F1. E, probabilmente, quella di ieri è stata l’ultima apparizione dell’inglese su una F1, culminata con un quinto posto. Le voci dicono che raggiungerà Mark Webber in un Wec ormai di lusso per nomi e palmares. Ed è un peccato, perché soprattutto in queste ultime gare Jenson, con una Mclaren in parte rinsavita, ha fatto vedere di che pasta è fatto, e ha dato una lezione al giovane Magnussen così come, l’anno scorso, aveva fatto con l’arrembante (e poi cacciato) Sergio Perez.
La Mclaren di questo ultimo biennio è stata disastrosa a più riprese, sicuramente non all’altezza del suo blasone. Per certi versi, a Woking è andata ancora peggio che a Maranello. I risultati sono lì a raccontarlo. Prestazioni scadenti, esclusioni dalla Q3 e quant’altro. Di base, due vetture scadenti.
In tutto questo, come sappiamo, i piloti non c’entrano, e proprio adesso che la Mclaren ha mostrato segni di risveglio ecco le zampate di Jenson. Quinto posto a Suzuka, quarto a Sochi e ad Interlagos, quinto ad Abu Dhabi. Il primo dei normali, escluse Mercedes e Williams.
Può fare a meno la F1 di un pilota del genere e con un’esperienza come la sua? Forse sì, conoscendo le logiche di mercato che regolano questo circus. Ma se Jenson non sarà in griglia a Melbourne 2015 non si indichino la “vecchiaia” o la “cottura” come giustificazioni. Perché il ragazzo sa ancora andare e forte in questa F1.
Comunque vada, un “grazie” gli va riconosciuto. Mai sopra le righe, sempre concentrato sul suo lavoro.
Un Signore che, probabilmente, mancherà a questo sport.
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