Supercross 1985: una stagione tra prototipi e tribunale

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
28 Marzo 2020 - 14:00
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35 anni fa il Supercross ha vissuto una delle stagioni più belle e incerte della sua storia. Un campionato che ha visto per l’ultima volta come protagoniste le moto full factory, prima del cambio di regolamento che di fatto ha impedito ai costruttori di utilizzare dei veri e propri prototipi a favore di motociclette derivate direttamente dalla serie.

Il campionato è stato vinto da Jeff Ward in sella alla Kawasaki davanti alla Yamaha (standard) di Broc Glover, dopo un finale incandescente deciso da una commissione d’appello per una manovra apparentemente scorretta di Ward nella gara del Rose Bowl di Pasadena. Tanti i protagonisti in quel 1985, dalle fantascientifiche Honda di Ron Lechien, Johnny O’Mara e David Bailey alla Yamaha del mito Ricky Johnson.

Anche il format degli eventi viene cambiato, trasformato solo per quella stagione in due manche che avrebbero generato il vincitore dell’evento in stile europeo. L’esordio allo stadio Jack Murphy di San Diego, dopo l’holeshot di Scott Burnworth, viene vinto dalla Honda O’Mara.

A Seattle, Ron Lechien finalmente mostra alla Honda di cosa è capace vincendo tutte e due le manche (unico pilota a riuscirci durante la stagione). Nel terzo round di Atlanta, Mark Barnett con la Kawasaki ottiene la sua terza vittoria in carriera al Fulton County Stadium e l’ultima da pilota professionista.

Da Daytona sia l’ex campione David Bailey che Broc Glover gareggiano con degli infortuni. Glover in particolare con un polso rotto che lo avrebbe infastidito per tutto l’anno. Il “vecchio” (28 anni) Bob Hannah vince la gara sei giorni dopo aver ottenuto la vittoria del primo round del National al Gatorback Cycle Park.

Nelle quattro gare successive ci sono quattro diversi vincitori: Ward a Houston, Lechien a Orlando, Johnson a Dallas e Bailey al LA Coliseum di Los Angeles l’11 maggio, penultima gara della stagione. La situazione in classifica è incredibile, con Ward e Glover a pari punti e Ron Lechien staccato di due lunghezze.

Sorprendentemente, il campionato subisce una pausa prolungata prima di tornare con l’ultima gara al Rose Bowl di Pasadena il 17 agosto. Addirittura per tre mesi i tifosi vengono lasciati in trepida attesa, così come i piloti protagonisti della stagione.

L’ultima gara della stagione è davvero incredibile e con un mare di polemiche. Jeff Ward durante la sua heat cade sopra un salto, risale subito in sella alla sua Kawasaki percorrendo qualche metro della pista contromano per poi ripartire con la frizione KO. Secondo il regolamento AMA dell’epoca, ogni pilota che avesse compiuto una manovra analoga a quella di Ward avrebbe rischiato la squalifica dall’evento e sarebbe stato multato. Al contrario Ward viene multato di 500 dollari, non andando incontro a nessun’altra sanzione. Ovviamente questo va a condizionare le gare, con Ward 4° assoluto (6-2) e Glover 5° (5-3): il titolo prende la direzione del pilota della Kawasaki per due punti.

Un verdetto che Glover e la Yamaha non accettano. Gli sponsor e il team presentano subito reclamo, chiedendo l’immediata squalifica di Ward. Addirittura Bailey suggerisce a Glover di andare nel box del pilota della Kawasaki per dargli un pugno in faccia. La decisione finale su chi assegnare il titolo viene presa dalla commissione d’appello AMA qualche settimana dopo. Curiosamente della stessa commissione fa parte Wayne Moulton, che non molto tempo dopo avrebbe lasciato l’AMA per passare a Kawasaki USA, dove sarebbe diventato vicepresidente. Ovviamente Jeff Ward viene confermato campione.

Classifica finale:
Jeff Ward Kawasaki 229
Broc Glover Yamaha 226
Ron Lechien Honda 223
Ricky Johnson Yamaha 211
Johnny O’Mara Honda 207
Mark Barnett Kawasaki 163
David Bailey Honda 159
Keith Bowen Yamaha 156
Scott Burnworth Suzuki 149
Goat Breker Kawasaki 131

Immagini: Flickr, PulpMX

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