Due fulmini italiani in arrivo

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 5 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
21 Maggio 2017 - 17:27

Due astri nascenti e giovani del motociclismo italiano, i due azzurri più forti presenti nelle classi più leggere, non solo Moto2 ma anche rispetto agli italiani in Moto3. Ecco chi sono Franco e Pecco.
Il primo, Morbidelli, si sta imponendo come uomo da battere nella classe di mezzo; l’altro, Bagnaia, che in sella alla sua Kalex del team Sky VR46 sta rendendo molto proficuo l’investimento del team sponsorizzato dal Dottore, che si è ampliato proprio da quest’anno schierandosi anche in questa classe. Oggi, durante il Gran Premio di Francia, hanno dato la classica paga a tutti. Uno lo fa dall’inizio del 2017, l’altro sta provando che la crescita degli ultimi due anni non era solo sporadica.

Entrambi i piloti, come sappiamo benissimo, vengono dall’Academy VR46 e dal ranch del tanto amato Valentino Rossi. Una piccola premessa su questo progetto del pilota di Tavullia, che da qualche anno a questa parte sta dando una vera e propria direzione decisa al mondo del motociclismo italiano, che fino a qualche anno prima non sembrava avere un futuro molto roseo. Tra tutti i pilotini tricolori che derapano e si divertono nel ranch del #46 giallo, Francesco Bagnaia e Franco Morbidelli sono quelli, ai miei occhi, più preparati. Poca la differenza d’età tra i due, solo tre anni, com’è stato poco comune il loro percorso nel Motomondiale.

Franco, con madre brasiliana e padre italiano ed ex-motociclista, in realtà sembrava destinato al mondo delle derivate di serie a me tanto caro. Dopo aver iniziato con l’europeo STK 600, vincendolo nel 2013, ha cominciato a farsi notare nel Motomondiale col team Gresini. Un salto carpiato tra due categorie nettamente opposte, oltre lo scoglio Moto3. Il 2014 e il 2015 sono anni di apprendistato con il preparato team Italtrans in cui mostra sia la sua costanza nei risultati con la Kalex, sia i suoi limiti d’impeto (chiedere a Tito Rabat, che di certo non dimenticherà Sachsenring 2015).

Nel 2016 arriva il passaggio al team migliore della Moto2, in altre parole la squadra francese Marc VDS, nell’anno in cui ci si aspettava la sua consacrazione. A dire il vero però la prima parte di stagione è difficile, causa dominio del fenomeno Zarco ma anche per delle buonissime occasioni perse in Argentina e soprattutto al Sachsenring; un solo podio fino all’ottava gara, in Olanda al TT di Assen. Ma come una sveglia alle 6:00 di mattina, l’errore in Germania diventa un insegnamento, una lezione per una maturità che arriverà proprio nella seconda parte dello scorso anno: 7 podi su 9 gare che lo proiettano al quarto posto nella generale dopo i tre contendenti al titolo (Zarco, Rins e Luthi).

Passiamo ora a Pecco: gli inizi per lui sono stati più canonici, con arrivo dal solito campionato svezza-talenti, il CEV, in cui era riuscito a strappare due vittorie in due stagioni. L’inizio in Moto3 però non è per niente facile: l’esordio avviene con la FTR del Team Italia, moto totalmente inefficiente se confrontata alle KTM di Vinales, Salom e Rins. La stagione 2014 si prospetta sulla carta già migliore con l’arrivo nel neonato team Sky VR46, ma è proprio qui che inizia un periodo in cui Pecco sarà dipinto come lo “sfigatello” del team, completamente oscurato dall’esplosione e dai successi di Romano Fenati. È curioso notare come, dopo solo tre anni, sia stato proprio Bagnaia a essere preferito al “Cacciabombardiere” per avere la sella della Kalex in Moto2, dopo i litigi tra Fenati e lo stesso team italiano.

Andiamo però con ordine: il 2015 si prospetta come una stagione altrettanto difficile, da trascorrere sì nel buon team di Aspar Martinez ma con una Mahindra MGP30 ancora un po’ acerba. Ma è proprio in questa stagione che comincia a venire fuori il talento cristallino fin qui nascosto del torinese, poiché porta nelle posizioni che contano la piccola moto indiana; solo un podio ( sempre al Circuito Bugatti) ma tanti piazzamenti, e costantemente miglior pilota Mahindra. Il 2016 si dimostra ancora migliore per Bagnaia, che porta al successo ben due volte la moto di Martinez (in Olanda e a Sepang) classificandosi quarto a fine anno (proprio come il Morbido in Moto2), un risultato che sarebbe potuto essere anche migliore senza gli strike di Guevara a Phillip Island e di Rodrigo a Valencia.

A quel punto, ci voleva un colpo di fortuna per il ventenne (la mia stessa età, impressionante) ed è arrivato sotto forma di lite tra l’ex-compagno Fenati e il già più volte citato team di Valentino Rossi. Colpo del destino che gli permetterà non solo di arrivare in Moto2 sulla sella che doveva essere del #5 ma anche di avere da subito materiale di prim’ordine con cui gareggiare. Materiale di cui si è visto la bontà pure oggi.

Ed è proprio oggi, alle 12:10, che è avvenuto il primo vero scontro in pista dell’italo-brasiliano e del torinese. Non si contano i primi quattro round come scontri diretti, tra l’apprendistato di Bagnaia e lo “zero” di Morbidelli, ma proprio a Le Mans eccoli qui, staccati per tutta la gara di mezzo secondo a tirarsi ceffoni mascherati da tempi cronometrati sotto il record. Primo e secondo sotto la bandiera a scacchi. Una doppietta di cui speriamo di avere tante repliche nel 2017 e, perché no, anche in MotoGP tra qualche anno.

Fonte immagine: motoblog.it

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