Due casi a confronto: Rosberg e Stoner

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di Andrea Ettori @AndreaEttori
13 Febbraio 2017 - 10:30
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Ci sono opinioni che cambiano nel tempo a seconda del personaggio di cui si sta parlando. Le “polemiche” che hanno coinvolto, soprattutto nel mondo social, Nico Rosberg dopo l’ultima intervista, dove parlava di piloti “come criceti”, a mio avviso sono paradossali. È partendo da queste polemiche che mi è saltato alla mente un confronto tra due piloti, simili nella loro decisione ma totalmente diversi agli occhi di chi li guarda, che di nome e cognome fanno Casey Stoner e appunto Nico Rosberg.

Casey Stoner inizia a correre da bambino in moto, tanto da dichiarare dopo il suo ritiro avvenuto nel 2012 che anche per questo motivo era stufo di girare il mondo da troppi anni a destra e a sinistra.

Nico Rosberg è a sua volta piuttosto precoce nell’iniziare a correre, con papà Keke che lo mette subito alla guida di un kart, e anche lui inserisce tra le motivazioni che lo hanno portato ad appendere il casco al chiodo quella detta dal pilota australiano.

E per adesso siamo pari.

Stoner vince un mondiale meritatissimo nel 2007 con la Ducati gommata Bridgestone. Quella stagione la Rossa di Borgo Panigale, guidata comunque in maniera magistrale dal #27, gode di un vantaggio tecnico importante rispetto alla Yamaha di Rossi soprattutto a livello di motore e gomme, con le giapponesi superiori alle Michelin del team di Iwata.

Rosberg vince il titolo 2016 con una vettura nettamente superiore alla concorrenza, la Mercedes, ma soprattutto battendo in pista il suo avversario e compagno di box Lewis Hamilton.

Stoner da quel 2007 inizia a diventare una sorta di divinità pagana per molti “appassionati”. Questo tifo, quasi maniacale nasce soprattutto in Italia, vuoi perché la vittoria con Ducati è da leggenda ma soprattutto perché il titolo arriva battendo Valentino Rossi. Proprio quel Rossi così “odiato” da molti fenomeni da divano che non vedevano l’ora di vederlo soccombere sotto i colpi di un pilota a cui piace spesso anche punzecchiarlo, per non usare altri termini.

Rosberg al contrario viene giudicato uno che ha vinto il mondiale “per caso” addirittura rubando. Ed è strano perché, così come Casey nel 2007, batte un pilota più forte di lui ma paradossalmente in una condizione tecnica alla pari, a differenza di quella “a due ruote”. Un’impresa titanica, che lo stesso Nico ha sottolineato nella sua più recente intervista fatta di dettagli non da poco. È incredibile come quelli che parteggiano per Stoner, ora critichino Rosberg.

Un controsenso mondiale, ma “spiegabile” se in mezzo ci metti Rossi e Hamilton. Soprattutto per i tifosi di quest’ultimo abituati a vincere, ma forse non a perdere, come il loro pilota che vede fantasmi e complotti appena subisce qualche sconfitta. Gli stessi che dimenticano del 2007 (che strano, torna sempre questa data) da “privilegiato” in Mclaren rispetto a Fernando Alonso, suo compagno all’epoca.

Stoner annuncia il ritiro dalla MotoGP nel 2012 durante il week-end del GP di Francia. Le sue sono parole durissime contro la Dorna, ma soprattutto contro l’intero sistema che comunque lo ha fatto diventare Casey Stoner. La famiglia non viene citata nelle sue prime dichiarazioni, tanto che lo stesso australiano dice che la decisione non ha nulla a che vedere con questo aspetto.

Rosberg si ritira dopo il titolo, motivando questa decisione come la naturale fine di una carriera arrivata all’apice dopo la vittoria del mondiale che tanto lui aveva inseguito. In più aggiunge che l’aver trascurato la famiglia nel 2016 costituisce una motivazione fondamentale nella sua decisione di smettere.

Appunto: smettere, che di per sé significherebbe non correre più. Stoner decide di fare il tester per Honda, salvo poi andarsene dalla squadra giapponese perché ad Austin voleva salire in sella al posto di Pedrosa. Ma come? Annunci il ritiro e poi vuoi correre ancora? Qualcosa non torna. Torna in Ducati, gira, va forte tutti si esaltano, lui continua a parlare e la storia continua ad andare avanti.

Nico rilascia qualche intervista senza offendere nessuno, si presenta ai caschi d’oro di Autosprint da campione del mondo (cosa che diversi suoi colleghi non hanno fatto) e dovrebbe tacere. Se il campione del mondo in carica non può parlare, chi dovrebbe farlo?

Due storie diverse, ma simili in certi aspetti, che vivono di una clamorosa incoerenza e poca obbiettività da parte di chi le guarda da fuori. Ma sono opinioni, così come la mia…

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