Va così. Ci sono giornate che raccontano emozioni, e questa è sicuramente una di quelle, anche se contrastanti. Il ricordo di Marco Simoncelli a tre anni dalla scomparsa e gli auguri sinceri ad Alex Zanardi, un orgoglio per tutti, nel giorno del suo 48° compleanno.
Una vita spezzata a 24 anni, una che ha rischiato di esserlo a 35 e che ora, 13 anni dopo, risplende come esempio di vita per tutti.
Non ricordo perché, ma quella mattina non avevo seguito la gara in Malesia. Fui svegliato da un sms che mi informò della tragedia. Ci rimasi come tutti. Incredulo, impotente, incazzato di fronte alla morte di un ragazzo che aveva solo tre anni meno di me. Possiamo stare qui a parlare in eterno del rischio, della pericolosità del motorsport, di tutto quello che vogliamo. Ma una vita persa a 24 anni è una tragedia a prescindere. E lo so benissimo, molti potrebbero pensare che di ragazzi che muoiono così giovani ce ne sono tantissimi al mondo e nessuno li cita, perché non sono famosi. E’ vero, ma è vero anche che i personaggi pubblici sono portati ad essere ricordati perché appunto tali, e non per un’importanza maggiore di base. Nessuno è più importante di un altro, ma può essere più conosciuto. Io non so cosa ne sarebbe stato della carriera di Marco senza quell’incidente assurdo. Non so se sarebbe diventato un Campione del Mondo. Aveva le potenzialità per vincere delle gare, questo secondo me sì. Solo sette giorni prima era arrivato secondo a Phillip Island dietro Casey Stoner. Ma se dopo tre anni l’immagine del Sic è ancora così ricordata, anche grazie alla fondazione che porta il suo nome, lo si deve soprattutto al suo modo di fare, di porsi, di essere senza filtri nel bene e nel male. Sincero nel suo essere se stesso. E’ la cosa che ha colpito e manca di più di lui. E continuerà a mancare sempre, anche se il suo ricordo sarà sempre vivo.
Non si contano le innumerevoli vittorie sportive e morali (forse dovrei chiamarle lezioni) che il Sig. Alessandro Zanardi ha regalato al mondo intero. Da tempo credo fermamente che un esempio di vita come lui dovrebbe ricoprire un ruolo istituzionale adeguato. In un paese serio, ovviamente. Anche se, a dire il vero, lo Zanardi sportivo non ha ancora smesso di essere agonisticamente tale, e visto il carattere non ho idea di quando potrebbe farlo. La sua storia, il suo superare difficoltà insormontabili e il suo tornare forte come e più di prima, potrebbe essere materia di insegnamento per chi ha difficoltà, per chi si sottostima, per chi per mille motivi si sente inferiore a qualcosa o a qualcuno. Alex Zanardi, in un mondo in cui gli sport ormai regalano più scandali che princìpi è l’insegnamento vivente di come proprio tramite lo sport si possa essere felici nonostante tutto, e di come lo sport possa aiutare a tornare a vivere anche dopo aver chiesto un sacrificio enorme, come successo a lui nel 2001. Quello che è venuto dopo, però, la seconda vita di Alex, è forse la storia più incredibile e bella che uno sportivo possa raccontare. E il nostro paese non può che essere grato a questo ragazzo di 48 anni per tutto quello che ha fatto, per tutto quello che ci ha insegnato, per tutto quello che ci darà ancora negli anni a venire. Perché Alex Zanardi non ha finito di stupirci, di questo ne sono certo.
Ciao Sic, auguri Alex.
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